Politik | La polemica

La coerenza spiegata anche a chi non la può capire

L'appoggio esterno dato dai Verdi bolzanini alla giunta di Gigi Spagnolli ha dato luogo a polemiche moraleggianti violente, fuori luogo e simbolo di immaturità politica.

L'esito della rocambolesca fiducia alla terza giunta Spagnolli ha posto in primo piano il problema della “coerenza”. Chi ha assistito, anche grazie solo ai filmati, all'infame gazzarra scatenata dagli “oppositori” del nuovo governo cittadino resta sgomento davanti all'uso ipocrita e strumentale del suo richiamo. Uno degli urlatori, non ne farò il nome, ha candidamente ammesso che “la nostra gente ci capisce solo se urliamo”. A questo ormai siamo arrivati.

Ovviamente non si tratta di considerazioni che valgono in generale, perché non esiste neppure un concetto di “coerenza” universalmente praticabile (e molto dipende poi anche dalle finalità che la supposta “coerenza” intenderebbe perseguire). Davanti all'atteggiamento incerto e contraddittorio di Gigi Spagnolli, chi aveva ben chiaro lo scopo della propria azione – parlo ovviamente di chi pensava e pensa che il cosiddetto “progetto Benko” non possa essere approvato al di fuori del perimetro di una decisione da prendere nella sua sede legittima, vale a dire in Consiglio comunale – si è visto costretto ad assumere posizioni diverse, modificando il proprio atteggiamento in base alle circostanze mutate. Alla falsa “coerenza” degli stolidi e degli urlatori deve essere sovrapposta una “coerenza” mobile e autenticamente politica. Ringraziamo chi l'ha fatto, sapendo che non è stato per nulla facile.

Mi rendo conto che queste siano considerazioni un po' troppo raffinate per chi indossa una maglietta con scritto “Spagnolli a casa” o spande veleni su Facebook. Impossibile spiegare loro che chi ha deciso di “salvare” il sindaco appena pugnalato alle spalle non l'ha fatto perché folgorato sulla via di Damasco o perché in cerca di “poltrone” (come se poi ci fosse qualcosa di male, nel voler occupare delle “poltrone”: altrimenti perché fare politica?). In poche ore, grazie a quella pugnalata, il quadro era infatti profondamente cambiato e si trattava di reagire per tutelare le prerogative della nostra democrazia rappresentativa (prerogative che devono essere tutelate a prescindere da chi siano i rappresentanti).

Eccoli, insomma, i famosi valori condivisi. C'è chi ha provato a ridare un senso alla “casa di tutti”, limitandosi ad appoggiare la giunta affinché il Consiglio possa svolgere le sue funzioni senza delegarle a un commissario non eletto dal popolo; e poi c'è chi, invece, è entrato in quella casa per spruzzare il solito fango. Avessimo in spregio la democrazia come ce l'hanno quelli che la invocano solo a parole, potremmo quasi godere della rabbia impotente di chi è si è sentito gabbato. Non lo facciamo perché noi nella democrazia, vale a dire nella priorità delle regole, ci crediamo davvero.