Gesellschaft | Organizzazione

Punti nascita: Belluno come modello?

Con un’organizzazione ad hoc la provincia veneta è riuscita a tenere in vita a Pieve di Cadore un punto nascita da soli 130 parti all’anno.

La notizia è stata rilanciata sabato scorso dal quotidiano L’Adige, sulla scia del grande interesse suscitato in questi mesi dalle previste chiusure dei reparti di ostetricia in diversi ospedali del Trentino Alto Adige. 

Quale la formula magica escogitata per raggiungere l’obiettivo? 
Nessun miracolo - si affretta a precisare L’Adige - parlando invece di “costi più alti” messi senz'altro in conto, compresa la mobilità del personale del reparto che ‘rimbalza’ a seconda della necessità tra Belluno e Pieve di Cadore (45km di distanza). Proprio quella stessa mobilità oggi ventilata ma già contestata dal personale in Trentino Alto Adige.

Quello di Pieve di Cadore si candida a diventare un modello per chi in Italia si batte per la difesa dei piccoli ospedali di montagna?

La ‘ricetta’ di Pieve di Cadore viene illustrata su L’Adige dal dottor Raffaele Zanella, direttore dell’USL1 che serve l’area da Sappada a Cortina che complessivamente si prende cura di 800 parti all’anno. Contando di poter contare su un incremento di 150/170 unità, grazie alla recente chiusura del reparto d’ostetricia a San Candido. Ma, attenzione, il vicino Veneto non approfitta solo delle chisure altoatesine, visto che da sempre Brunico accoglie le partorienti della zona di Arabba.

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gianluca rossi Mo., 24.08.2015 - 18:19

Solo una precisazione: l'incremento di 150-170 parti che ci si aspetta a Pieve di Cadore deriva dal "ritorno" di quei bellunesi della parte nord della provincia (specie del Comelico) che finora preferivano recarsi a San Candido e ora (giocoforza) andranno a Pieve di Cadore. Comunque credo che, per una volta, a Belluno si sia imboccata la strada giusta.

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