Ore 11, lezione di storia. Davanti ad una platea quasi completamente gremita, quella del Teatro Sociale di Trento, Simona Colarizi, docente di storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma parla, per un'ora abbondante, sul tema della propaganda, la manipolazione del consenso, sull'affermarsi di nuove tecniche e nuovi scenari di elaborazione dell'azione politica alla vigilia dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale.
Una lezione magistrale, seguita con totale interesse da un pubblico eterogeneo che ha scelto di passare una domenica mattina d'autunno a misurarsi con uno dei grandi temi che si impongono all'attenzione in occasione del centenario di quel conflitto che ha cambiato le sorti e la storia del nostro paese.
È il primo di una serie di nove appuntamenti che portano nei due teatri più importanti della provincia di Trento, il Sociale del capoluogo e il rinnovato Zandonai di Rovereto, i temi e i personaggi della più recente ricerca storiografica sulla Grande Guerra. Si tratta di un modello divulgativo che la casa editrice Laterza ha elaborato ormai da anni e che ha portato con successo nelle principali città italiane. Il ciclo, intitolato non a caso "Lezioni di storia" approda davanti al pubblico trentino grazie alla collaborazione con la provincia autonoma, con i due comuni interessati e grazie all'intervento di alcuni sponsor privati. La scommessa era quella di proporre i temi della grande storia legati al centenario del primo conflitto mondiale, in luoghi diversi da quelli solitamente consacrati all'analisi storica, cercando di catturare un pubblico più vasto, anche con la scelta della domenica mattina per questa iniziativa.
Di questa iniziativa, grazie anche all'ormai quasi ermetica divisione dell'informazione fra Trento e Bolzano, ben poco si è saputo in Alto Adige. Chi volesse recuperare il calendario per assistere a qualcuno dei prossimi appuntamenti potrà rivolgersi qui. Esiste, sempre realizzata dalla Laterza, anche un'utilissima app con la quale scaricare e ascoltare tutte le conferenze di carattere storico che vengono proposte nelle varie città italiane.
In chiusura, una considerazione doverosa. Da un paio d'anni almeno il Trentino è teatro di una serie di iniziative ad alto livello sul tema del centenario della Grande Guerra. Si pensi solo, per fare qualche esempio, alle mostre allestite nelle gallerie di Piedicastello, ai convegni, ai programmi di recupero dei cimeli storici lasciati da quel terribile conflitto sul territorio trentino. Una mobilitazione al cui confronto spicca negativamente il poco o il nulla che sia voluto o potuto fare in Alto Adige. A parte qualche cerimonia e alcune piccole esposizioni, si è preferito lasciare tutto in mano ai privati, alle associazioni locali, con una sorta di sussidiarietà, causata probabilmente anche dal timore di vedere "mamma provincia" impantanata nella palude delle polemiche provocate dai potentissimi fronti opposti del nazionalismo. A parte il fatto che le polemiche, come ha dimostrato la vicenda delle croci collocate dagli Schuetzen sul fronte bellico, ci sono state lo stesso, il pericolo sarebbe stato forse superato o quantomeno attenuato proponendo appuntamenti di approfondimento ad altissimo livello come quello avviato in questi giorni a Trento e Rovereto. Nulla di nuovo sul fronte bolzanino, nella tremebonda attesa di quel 4 novembre 2018, quando a farla da padrone, purtroppo, sarà probabilmente ancora una volta la lettura emotiva, nazionalista, faziosa della storia di cent'anni fa.