A-tipico sarà Lei!
Studenti assunti dai supermercati solo per il sabato e la domenica, lavoratori pagati con buoni (voucher), collaboratori free lance: tutte situazioni a-tipiche, le definisce la contrattualistica tradizionale, anche se ormai normalmente diffuse. Tipico è considerato, di contro, il lavoro fisso a tempo pieno e indeterminato, ancorché sempre più raro. Il nuovo modo di lavorare, diffuso tra milioni di persone, soprattutto giovani e donne, viene esiliato nell’universo dell’ “a-tipico”. Esiliato nelle parole, ma anche nei fatti. Tante protezioni contrattuali e previdenziali accompagnano infatti il lavoro tipico, ma si fermano ai confini di quello a-tipico. Si disegna in questo modo anche la geografia della povertà del futuro. Sono troppe le prestazioni sociali che non spettano a chi è considerato a-tipico. Il mondo del lavoro cambia, ma le parole vecchie resistono e servono a legittimare nuove ingiustizie sociali.
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Mi sembra un commento un
Mi sembra un commento un pochino ingenuo. Il lavoro a-tipico è stato introdotto proprio per questo: si diminuiscono le tutele e di conseguenza anche burocrazia e costi per le aziende. Un po' come per i vecchi CoCoCo (o CoCoPro), fintanto costavano meno che i contratti a tempo indeterminato le aziende, sicure fra l'altro che nessuino avrebbe controllato (perchè anche di questo aspetto va tenuto conto) ne hanno abusato a piene mani. Ora che il contratto a tempo indeterminato è agevolato, tutti ad assumere a tempo indeterminato.
Caro Sergio Sette, io mi
Caro Sergio Sette, io mi riferivo alle discriminazioni previdenziali e pensionistiche cui vanno incontro molte forme di lavoro a-tipico. La flessibilità delle forme contrattuali sarebbe perfettamente compatibile con la parità di trattamento previdenziale. Invece non è così. Un'ora di lavoro tipico non vale come un'ora di lavoro atipico ai fini della pensione.. Questa è l'ingiustizia ed esploderà nei prossimi anni/decenni con la determinazione delle pensioni di milioni di a-tipici. I nuovi poveri.