Gesellschaft | Commemorazioni

Musica e silenzio per Parigi

Ci sono eventi talmente grandi e dolorosi da far sprofondare nell'indifferenza il modo con il quale è possibile avvicinarcisi. Un plaidoyer per la diversità.

Ritrovare le parole dopo quanto accaduto a Parigi non è semplice. Viviamo in un tempo in cui nulla sembra più facile e automatico del commentare a caldo, a caldissimo, le notizie che ci giungono ribattute da mille siti e subito condivise da altrettanti contatti innestati nella spina dorsale dei social network che frequentiamo, anzi che indossiamo come una seconda pelle. Ma come commentare una cosa così dolorosa ed enorme? A me non è riuscito e sono anche contento che non mi sia riuscito. Ho però letto molto, in questi giorni, cercando analisi che mi permettessero prima di tutto di capire e di meditare su quello che sarebbe stato possibile dire, una volta esauritosi il primo effetto dell'emozione.

Anche a Bolzano, come in altre città italiane, si sono avuti eventi commemorativi. Una manifestazione organizzata dall'A.N.P.I, in piazza Adriano, la giornata musicale dedicata all'accoglienza dei rifugiati (in origine non pensata a fini commemorativi, ma inevitabilmente trasformatasi anche in una commemorazione) e un altro evento voluto da alcuni esponenti della destra locale, risoltosi con una silenziosa accensione di candele e lumini in piazza Walther. Nonostante qualcuno, molto stupidamente, abbia voluto contrapporre lo stile e le finalità meno palesi di tali iniziative, credo che oggi sia più opportuno sottolinearne il tratto comune. Uno dei nostri maggiori difetti (difetto nazionale, per così dire) è quello di dividersi sempre su tutto, dichiarando intolleranza per la varietà delle forme espressive con le quali è possibile prendere posizione su qualcosa che ci sta a cuore. Ma per dir la verità si tratta di pose spesso deteriori, che ci fanno dimenticare l'essenziale.

Tornare a comprendere l'essenziale, pur nella diversità delle vie e delle voci con le quali lo possiamo accostare, è un obiettivo che sarebbe opportuno perseguire in assoluto, ma che diventa ancora più urgente allorché la forza di certi eventi fa sembrare davvero puerile e stupido ogni atteggiamento settario. Io sono personalmente contento di aver partecipato domenica alla giornata per l'accoglienza dei rifugiati e non mi sono sentito a disagio tra Roland Lang, Walter Blaas, Alessandro Bertoldi e Carlo Vettori in piazza Walther. Per una volta, fare qualcosa - qualsiasi cosa, piuttosto che rassegnarsi all'inattiva contemplazione del proprio dolore, generatrice di indifferenza - mi è sembrato comunque molto più importante del come lo si è fatto.

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Max Carbone Mi., 18.11.2015 - 08:06

Bravo Gabriele. Ti farai qualche ben camuffato nemico per quello che hai scritto. Se stai nettamente da una parte, ti fai vedere, bevi i caffè "ti sentono del gruppo". Appena pensi troppo, quelli davvero inquadrati - e ce ne sono tanti - faranno capannello a due metri da te.

Mi., 18.11.2015 - 08:06 Permalink