Proporz e dintorni
Negli ultimi giorni sulla stampa locale è andata in scena un’ulteriore tappa dell’ormai periodica botta e risposta tra il senatore Francesco Palermo e la SVP sull’opportunità o meno di mettere mano anche ai ‘pilastri’ nel lavoro di restyling sull’autonomia iniziato in questi giorni con l’avvio della Convenzione.
A suscitare le ire dell’Obmann Philipp Achammer è stata la constatazione da parte di Palermo che nell’ambito dei lavori della Convenzione “ci sarà chi chiederà la revisione anche di Proporz, scuola di madrelingua, vincolo della residenza, ecc.”. Non solo: il senatore costituzionalista, dando ragione a coloro che porranno le succitate questioni, è arrivato addirittura ad ipotizzare una sospensione a termine della Proporzionale per ‘vedere l’effetto che fa’.
Alla prospettiva paventata da Palermo (“la sospensione pro tempore e in ambiti limitati della proporzionale in realtà una vecchia idea”, ci ha detto il senatore da noi contattato) ha replicato stizzito Achammer affermando che “gli strumenti di tutela sono e resteranno essenziali” e che quella di Palermo è “una posizione strettamente personale”.
Fin qui la scaramuccia ma, ci siamo chiesti, qual è l’opinione corrente in merito alla proporzionale e alla sua attualità o meno?
Dalle posizioni che abbiamo raccolto traspare un denominatore comune e cioè che l’istituto della Proporz sia oggi inevitabilmente datato. Ma poi su come occorrerebbe operare per lo meno per adeguarlo ai tempi le opinioni divergono, anche di molto.
Per Giorgio Nesler - operatore sociale attivo al Jugenddienst e perfettamente a suo agio con le due lingue principali - “negli anni si è lavorato sui rapporti di forza e di potere tra i gruppi ma è stata completamente trascurata la reale convivenza dialogica che tranne in ambito privato non viene praticata affatto”. “I mondi etnici paralleli insomma ci sono ancora anche se dal basso qualche crepa si inizia a vedere” sostiene Nesler dicendosi convinto che la proporzionale sia sorpassata soprattutto pensando alla pluralità dell’attuale Alto Adige Sudtirol (“il nostro fittizio deutsch-italienisch è lontano dalla realtà”).
A Nesler fa eco Renato Palaia, dipendente pubblico in pensione anch’egli perfettamente a suo agio nei due ‘mondi’.
“La società sudtirolese negli ultimi decenni è cambiata e considera ormai superata la Proporz come forma di tutela della popolazione di lingua tedesca e quindi - aggiunge Palaia - oggi mantenere la proporzionale significa attribuire un potere di discriminazione che costituzionalmente non sarebbe ammissibile”.
Palaia dà anche una lettura politica della posizione assunta in merito dalla SVP: “la Volkspartei si muove in base alle sue logiche elettorali in relazione ai partiti antiitaliani per eccellenza, senza subire al contempo alcun condizionamento dalla dispersa componente politica italiana”.
Anche Paolo Renner, uno dei promotori del Manifesto/o Südtirol Alto Adige 2019, in merito ha un’opinione chiara e coincidente con quanto affermato nel documento che cerca di prefigurare la Provincia di Bolzano del futuro. “La Proporz deve essere sostituita dal principio del bilinguismo reale” ricorda Renner, spiegando che occorre puntare dunque sul "bilinguismo effettivo, da verificare preferibilmente nelle prove di concorso volte ad accertare la preparazione professionale dei candidati per i posti pubblici”.
La Proporz è considerata uno strumento superato anche da parte della sindacalista CISL SGB Tila Mair. “Se consideriamo oggi la Proporz come una sorta di tabù ci smentiamo da soli, o meglio sentiamo la realtà di cui siamo circondati” sostiene Mair ricordando che “la proporzionale è stata importantissima a suo tempo come strumento per il riequilibrio nell’impiego pubblico, ma che questo questo compito oggi appare pienamente assolto”. Per la sindacalista quindi la riforma dell’autonomia è allora un’ottima occasione per “riparlane ma riadattando lo strumento al qui ed ora”. Per Mair “in alcuni settori strategici oggi infatti devono contare solo competenze e merito”. “Ma va anche considerato - sostiene Mair - che nei settori a bassa professionalità ma anche nella sanità oggi la proporzionale è assolutamente inutile”.
“Nella pubblica amministrazione oggi si assume sempre di meno si assume ed invece a tutti i livelli si esternalizza. E tutti sanno che chi vince gli appalti poi non è tenuto al rispetto di nulla per quanto riguarda il gruppo linguistico dei lavoratori.”
Insomma: anche per Tila Mair la Proporz oggi dovrebbe essere adottata solo maniera mirata. E la sindacalista si lancia pure lei in un'interpretazione della posizione ufficiale della SVP.
“Penso che anche all’interno della SVP la mia convinzione sia ampiamente diffusa, ma poi il partito per opportunismo politico volto ad arginare le spinte da destra non lascia trasparire tutto ciò”
E come la mettiamo con l’idea che la Proporz oggi abbia per così dire un ruolo rovesciato rispetto al passato e cioè di salvaguardare soprattutto i diritti della comunità di lingua italiana?
Questa idea è condivisa ad esempio dal sociologo Luca Fazzi per il quale la Proporz oggi “andrebbe differenziata con un ulteriore categoria che rappresenti chi non è né italiano, né tedesco né ladino”. Ma appunto toglierla - per Fazzi - “vorrebbe dire in questo momento condannare la comunità italiana alla rapidissima estinzione”.
In merito alla Proporz ‘per gli italiani’ esprime però le sue perplessità ancora Tila Mair.
“Io ci credo poco al fatto che oggi la Proporz serva a tutelare l’altra parte della popolazione. E il discorso mi sembra un po’ deviante. Per motivare il ‘non cambiare nulla’ spostano l’asse d’interesse. Va poi tenuto presente, lo ripeto, che la cosa vale solo per il pubblico impiego dove comunque in futuro si assumerà molto meno.
Mi sembra opportuno che si
Mi sembra opportuno che si ragioni su questi temi. E che lo si faccia finalmente in una cornice procedurale e partecipativa come la convenzione. Questo a mio avviso consente di far compiere al dibattito un salto di qualità, auspicabilmente uscendo dalla logica della contrapposizione tra pregiudizi ed entrando in quella del dialogo nel merito. È questa la principale scommessa di un processo come questo, ben al di là dei singoli temi. Farà molto bene a tutti toccare con mano le "narrative parallele" della nostra società, nella quale ci sono gruppi (trasversali ai gruppi linguistici) che mai si sono confrontati con le logiche di gruppi (trasversali) opposti. Oppositori della proporzionale che non si capacitano di come al giorno d'oggi si possano mantenere istituti di separazione e altri che ritengono che anche solo discuterne significhi mettere in pericolo il fondamento dell'autonomia storicamente fondata sulla tutela delle minoranze tedesca e ladina. E simili incomunicabilità ci sono su tanti altri punti (scuola, toponomastica, e via discorrendo). Per questo fa bene essere confrontati con posizioni diverse, cosa che finora non è avvenuta. O magari è avvenuta a mezzo stampa, il che contribuisce a banalizzare i messaggi e ad aumentare l'incomunicabilità. Ecco perché il processo è più importante dei contenuti, almeno in questa fase.
Sul punto specifico: nessuna "scaramuccia". Ognuno ha la sua legittima idea, la mia è ovviamente personale (a che altro titolo potrei parlare?) e la spiego un po' meglio: a mio avviso potrebbe essere molto interessante sperimentare brevi sospensioni controllate (dunque a tempo e in specifici settori in cui la proporzionale è stata raggiunta) per vedere se l'equilibrio tra i gruppi funziona anche da solo. Ovviamente reintroducendo subito il meccanismo della proporzionale se si notano oscillazioni significative. Così tra l'altro nessun gruppo ha da temere (né quelli che pensano che senza la proporzionale l'Alto Adige sarebbe italianizzato, né quelli che ritengono che l'istituto oggi serva solo agli italiani,né quelli pregiudizialmente contrari all'idea in sé di una quota - le solite narrative parallele). Sarei il primo a preoccuparmi se si volesse superare la proporzionale di colpo: perché anche se funzionasse, le ricadute sui delicati equilibri della nostra provincia sarebbero molto maggiori dei benefici, e perché le quote sono sempre uno strumento essenziale della tutela delle minoranze. Per dirla in metafora: si può provare a mettere molto basso uno dei fornelli della cucina per qualche pietanza che viene forse meglio a fuoco lento, salva la possibilità di rialzarlo se non va bene. Anche saper dosare è una qualità. Comprendo perfettamente che Achammer abbia una posizione diversa, e va benissimo così, anzi meglio. La cosa che più mi piace è cambiare idea dopo avere riflettuto sulle posizioni altrui, e mi capita non di rado quando la discussione è metodologicamete corretta. Ingenuo io che ogni tanto mi appassiono alle questioni di merito dimenticando come funziona la comunicazione (specie politica) e il suo utilizzo strumentale. Comunque se dà l'occasione per riflettere sulla sostanza dei temi, come in questo caso con l'articolo di Luca Sticcotti, forse non tutto il male viene per nuocere.