Gesellschaft | Cooperative

Materiali resilienti

Al numero 5 di via De Lai a Bolzano apre il primo negozio - laboratorio della cooperativa sociale Clab.
Hinweis: Dies ist ein Partner-Artikel und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.

Al numero 5 di via De Lai a Bolzano apre il primo negozio - laboratorio della cooperativa sociale Clab, dove tutto è fatto di carta grazie alle mani di operatori, volontari e disabili. 

Provate a pensare ad un ciuffo di carta, magari colorata, magari dalla superficie un po’ imperfetta. Immaginereste mai che da quel ritaglio possa venir fuori una collana? E che, sempre da lì, sempre da quei quadrati, rettangoli o piccoli cerchi accuratamente piegati o tagliati, per alcune persone diversamente abili possa nascere un’opportunità lavorativa? Il segreto, forse, è tutto nell’unico materiale di cui sono fatti gli oggetti in vendita nel negozio Clab di Via De Lai 5 a Bolzano: la carta. “Un materiale che tutti percepiamo come fragile, ma che in realtà è tra i più resistenti”, spiega sorridendo Francesca Peruz, presidente della cooperativa sociale Clab. Per rendersene conto, del resto, basta osservare gli oggetti esposti all’interno dello shop, aperto da poche settimane: cornici, agende, bigliettini, decorazioni per la casa, scatole, ma anche gioielli e perfino quadri. Tutto fatto di carta. Non standard, però, ma di recupero: così, capita che da dei vecchi atlanti vengano fuori degli oggetti decorativi, o che da vecchi manifesti di Libera nascano scatole, cornici o i “fiori della solidarietà”. “Quella con Libera  - racconta Peruz - è una collaborazione di cui andiamo molto orgogliosi: oltre ad essere soci, per loro produciamo diversi gadget, e poi le classiche bomboniere e partecipazioni, realizzate con cartamela, una carta particolare ricavata dagli scarti delle mele e inventata da un ingegnere altoatesino”. 

Da alcuni album da colorare per adulti, donati da una libreria perché invenduti, sono invece venute fuori delle decorazioni optical. Un cartone che stava per essere gettato via adesso troneggia vicino alla cassa, sotto forma di centrotavola. Perfino i mobili del negozio sono fatti di carta: “Questi però li abbiamo acquistati - specifica Peruz - il resto invece è tutto opera nostra”. Già, perché dietro la creazione di questi prodotti ci sono operatori, volontari e soprattutto le persone diversamente abili che animano la cooperativa Clab. “Il processo creativo avviene in vari modi: per alcuni oggetti c’è dietro una progettazione precisa, per altri è casuale. Magari abbiamo della carta particolare e ci chiediamo “cosa ne possiamo fare?”. C’è sempre comunque dietro un lavoro di gruppo: i nostri operatori sono in realtà tutti professionisti, ci sono 2 designer, 2 legatori e un’esperta di origami. Insieme verifichiamo sempre la fattibilità del prodotto, perché per noi l’aspetto fondamentale è che almeno una parte, anche piccola, del processo di realizzazione, possa essere svolta dalle persone svantaggiate di cui ci occupiamo. Perfino chi di loro ha una ridotta manualità alla fine riesce a dare un proprio contributo alla produzione, l’importante è capire quale può essere il lavoro giusto per ciascuno. In questo senso - chiosa Peruz - tutto quello che c’è qui è un pezzo unico”.

L’idea di aprire un negozio è maturata dopo diversi anni di esperienza: “C’è il laboratorio di via Druso, certo, dove però lavoriamo principalmente su ordinazione. Da circa 10 anni ci occupiamo anche di cartotecnica creativa, e nel corso del tempo abbiamo avuto un po’ di esperienze: un negozio in compartecipazione con altre cooperative, dei mercatini e qualche corner in alcuni punti vendita. I nostri gioielli, ad esempio, sono disponibili anche in un’altra boutique e lo scorso anno li abbiamo presentati con una sfilata all’hotel Greif di piazza Walther. Adesso abbiamo deciso di fare il salto, avvicinarci al centro e dare modo alle persone di vedere come lavoriamo e da chi sono fatte le cose, l’aspetto per noi fondamentale”. 

In via De Lai, infatti, non ci si va solo per comprare: oltre allo spazio espositivo c’è anche un laboratorio. Così, i clienti più curiosi possono affacciarsi, guardare come nascono gli oggetti e toccare con mano che cosa vuol dire recuperare e, da lì, inventare. Se si è fortunati, ad esempio, si possono incontrare le dita affusolate e precise di Eleonora, che da circa dieci anni è seguita da Clab: lei è in laboratorio in pianta stabile, e la sua esperienza è tale che adesso sta insegnando ad un’altra ragazza tutti i trucchi del mestiere, che sono tanti. “Guarda qui, guarda con questa piccola piegatura di un quadrato cosa può venir fuori!”, racconta emozionata. Indica dei quadri esposti alle pareti: talmente belli e originali che un albergo di Bolzano se ne è innamorato, e ne ha ordinati alcuni da appendere nelle stanze. Sul grande tavolo del laboratorio ci sono delle riviste di giardinaggio: “Le sfoglio - racconta Eleonora - e se vedo delle immagini floreali che mi convincono le ritaglio e le utilizzo per abbellire dei sacchetti di carta per le confezioni”. 

La cosa più bella - aggiunge la presidente Peruz - è quando le persone entrano in negozio e non capiscono chi è l’operatore o il volontario e chi è la persona disabile. Questo per noi è un successo”. E la clientela? “Ci sono persone sensibili, certo, ma principalmente vengono perché i nostri prodotti piacciono, l’aspetto sociale viene dopo in un certo senso. A molti interessa sapere come è stato fatto l’oggetto, per il laboratorio c’è molto interesse”. Il negozio ha aperto da circa un mese e mezzo, e il primo banco di prova da affrontare è stata la Pasqua: “È andata bene, abbiamo venduto soprattutto bigliettini, decorazioni, e le nostre uova alternative, sempre rigorosamente di carta. Adesso ci prefiggiamo l’obbiettivo di dedicarci ad un tema ogni mese: a maggio ci sarà la festa della mamma; a giugno, invece, con la chiusura delle scuole, creeremo qualche pensierino ad hoc per le maestre”. Non solo: “Il 15 giugno la cooperativa spegnerà 35 candeline. Intorno a quella data organizzeremo dei festeggiamenti e inaugureremo ufficialmente il negozio, magari con un’iniziativa “porte aperte””.