Tempo d'estate, tempo di viaggi e vacanze. È il momento giusto per mettere il naso fuori dalla porta di casa, vedere cosa succede altrove, fare qualche piccolo confronto. Un sabato di giugno in una località turistica piuttosto nota sui colli della Romagna. Entri in un caffè, accolto dal sorriso del titolare che ti illustra cordialmente il ricco apparato di brioches fresche, accompagnando un ottimo espresso con un bicchiere di acqua fresca, non di rubinetto, minerale, con qualche chiacchiera sul tempo e con i rituali saluti alla fine. Lì accanto, un negozio di frutta e verdura dove, dopo una battuta sulla qualità delle albicocche locali, ti ritrovi immediatamente coinvolto, con i negozianti e gli altri clienti, in una discussione che si conclude con una ricca messe di consigli su luoghi da visitare nei dintorni, su altri prodotti tipici da comprare, sull'immancabile trattoria dove sperimentare le delizie della cucina locale. Te ne vai, col sorriso sulle labbra, e pensi a quanto diversa sarebbe stata quell'esperienza a Bolzano, in Alto Adige.
Non è solo per le brioches, sapete. Ormai mi sono quasi abituato al fatto che nella nostra piccola patria, anche in molti tra i bar che vantano quarti di eleganza e arredamenti ultramoderni e luccicanti, la colazione del mattino debba per forza essere fatta con quei prodotti surgelati, che evidentemente costano assai meno della pasta fresca di forno, ma che dopo qualche ora dallo scongelamento nel microonde assumono la triste consistenza di uno straccio per spolverare.
Mi sono abituato al fatto che, in molti, troppi bar e caffè di Bolzano e della provincia occorra ingaggiare un duro scontro di volontà con il cameriere per ottenere un bicchier d'acqua assieme al caffè. È vero che viviamo in uno dei pochissimi posti al mondo dove ci sono ristoratori che ammettono a muso duro di mettere in conto i clienti la caraffa d'acqua del rubinetto, ma per me resta importante l'abitudine di pulire la bocca prima di sorseggiare un espresso. Devo sovente rinunciarvi, o perché il bicchier d'acqua non arriva, o perché arriva quando il caffè sarebbe ormai diventato gelido. In effetti non sono rare le volte in cui l'espresso è talmente cattivo che l'acqua è meglio berla dopo. Per non parlare dei casi, rari per fortuna, nei quali la semplice richiesta di un sorso d'acqua viene "sbadatamente" scambiata per quella di una bottiglietta intera di minerale, pagata poi a caro prezzo.
Questo per quanto riguarda l'acqua, ma ci sarebbe qualcosa da dire anche su un altro bene primario per chi si siede al tavolo di un ristorante: il pane. Lo so, lo so che viviamo ai confini con l'universo culturale germanico, nel quale il pane è considerato da sempre una pietanza come le patate fritte e gli spaghetti scotti, ma i sudtirolesi, che in questi decenni hanno imparato a fare meravigliosamente la pastasciutta con pomodoro e le lasagne alla bolognese, potrebbero finalmente arrendersi alla meravigliosa usanza italiana di portare in tavola, senza bisogno di richieste ripetute, assieme alle bevande un bel cestino di pane.
Eppure ve lo giuro. Lo dichiaro solennemente. Sarei disposto a continuare a masticare brioches scongelate, a bere mediocri caffè senza bicchier d'acqua e a litigare con i camerieri per il possesso di una rosetta, pur di ricevere, entrando in un bar, in un ristorante, in un negozio e finanche in un ufficio pubblico di Bolzano o del resto della provincia una cosa infinitamente più preziosa : un sorriso.
Lo so bene che esiste una consolidata tradizione sul montanaro chiuso e riservato tipo il nonno di Heidi. Anche lui, alla fine, però si scioglieva. Nei nostri esercizi pubblici nemmeno con i gas esilaranti si riesce ad ottenere un qualsiasi risultato. Lo so bene che i tempi sono cupi e il futuro incerto, ma non è un buon motivo per comportarsi sempre come se fosse appena stato dato l'annuncio che un asteroide cancellerà ogni forma di vita tra Salorno e il Brennero nel giro di qualche ora.
Non credete che le cose stiano così? Ve lo dimostro. Trasferiamoci in una delle più note località di vacanza dell'Alto Adige: Corvara in Val Badia. Uno degli alberghi più lussuosi è l'hotel La Perla, di proprietà della famiglia Costa, quella cui appartiene il famosissimo Michil, il conosciutissimo Oste Verde, che a giorni alterni, anche sulle pagine di Salto ci impartisce lezioni su come dovremmo meglio spendere la nostra vita. Ebbene, la pagina principale del sito ufficiale dell'albergo riporta un'introduzione dai toni inevitabilmente elegiaci ed alla quale abbiamo tratto la seguente frase: " Qualcuno dice che il fascino di questo posto non sta in quello che c´è ma in quello che manca. Mancano le facce lunghe e mancano i clienti. Da noi si chiamano ospiti. Nella nostra Casa, nella nostra famiglia andiamo alla ricerca della Bellezza servendo sorrisi e coccole".
Ecco, se in un posto dove a Ferragosto arrivi a spendere più di 300 a notte per persona, ci si sente in dovere di vantare come speciale caratteristica dell'accoglienza quella di riservare un sorriso ai clienti, beh, scusatemi, ma siamo messi proprio maluccio.
Ed allora una proposta. Che ce lo facciano pagare questo sorriso. Ce lo mettano in conto ,chiaramente indicato sullo scontrino fiscale. Sorriso 10 cent. Tanto ormai a questo tipo di sovrapprezzi noi bolzanini ci siamo abituati.