Politik | Riforma costituzionale

La discesa in campo

I Comitati del sì e del no alla riforma costituzionale serrano le fila. Cagnotto e Messner fra i favorevoli. Peterlini: “Si sacrifica la visione di uno Stato moderno”.

Quelli del Sì

Possono contare su un endorsement prestigioso i promotori del Sì alla riforma costituzionale voluta dal governo Renzi, l’ambasciatore Usa in Italia John Phillips ha infatti affermato che “la vittoria del No sarebbe un passo indietro per gli investimenti in Italia”, intervento che prevedibilmente ha scatenato una serie di contestazioni da parte delle opposizioni. Anche in Alto Adige la campagna referendaria dei favorevoli alla riforma conta nelle sue fila testimonial d’eccezione come il re degli ottomila Reinhold Messner e l’ex tuffatore Giorgio Cagnotto che sentenzia: “Non voglio un’Italia che torna indietro”. Ieri, 13 settembre, sono stati presentati i tre comitati locali per il Sì capitanati dalla segretaria provinciale del Pd Liliana Di Fede, dalla vicesegretaria Nadia Mazzardis, da Marco Timperio e da Chicca Pascarella. L’imperativo è, secondo Di Fede, guardare avanti, passando per una “manutenzione” della Costituzione. La segretaria dem specifica inoltre che l’Autonomia non verrà messa in pericolo anzi ne uscirà rafforzata. L’importante, sottolineano incessantemente gli esponenti del Pd, è che la riforma non venga recepita come un test sul governo (sebbene lo stesso Renzi abbia fin da subito tentato di personalizzare il referendum facendo poi convenientemente, visto il calo dei consensi, fatto marcia indietro). Lo scontro, peraltro, è forte all’interno dello stesso partito democratico, con la minoranza dem, tuttora perplessa sulla riforma, che spinge sulle possibili modifiche all’Italicum, la legge elettorale. Gli alfieri della minoranza del Pd vorrebbero un ritorno ai collegi uninominali, da sempre tuttavia difficili da digerire dai centristi della maggioranza, che propendono invece per il sistema proporzionale. Anche a livello locale, ad esempio, ancora non si è schierata nel merito della riforma la senatrice Pd Luisa Gnecchi. Si aggiunge poi alla squadra dei favorevoli anche Philipp Moser, presidente di Südtiroler Wirtschaftsring – Economia Alto Adige (swr-ea), secondo cui un sì alla riforma porterebbe a un rilancio dell'economia.

Il fronte del sì

Fra i punti critici restano la data del referendum, ancora incerta; la possibilità di spacchettare il quesito referendario in quattro, cinque, sei diverse domande sulla riforma costituzionale, ognuna nel merito delle singole modifiche; la sopravvivenza dell’Italicum che non è messa in dubbio solo dai cambiamenti che il Parlamento potrebbe apportare, ma anche dal risultato del referendum costituzionale. Le ragioni del sì comprendono la necessità di abbandonare il bicameralismo paritario che velocizzerebbe l’iter di approvazione delle leggi e di ridurre il numero dei parlamentari in quanto i senatori passerebbero da 315 a 95 più 5 nominati dal presidente della Repubblica. Il nuovo Senato, inoltre, diverrebbe il luogo di rappresentanza dei comuni e delle regioni in modo tale che questi ultimi, attraverso i sindaci e i consiglieri che ne farebbero parte, potrebbero intervenire direttamente nel procedimento legislativo.

Quelli del No

Si mobilita nel frattempo anche il fronte opposto, oggi (14 settembre) è stato presentato da alcuni promotori - nello specifico Lidia Menapace, Thomas Benedikter e Thomas Vaglietti, il “Comitato per il No delle cittadine e dei cittadini della provincia autonoma di Bolzano” al grido di “La sovranità appartiene al popolo che la esercita… ancora e la rivendica!”. Fra le ragioni del No c’è il fatto che la riforma priva le Regioni di numerosi poteri, ri-centralizzando il potere nelle mani del governo, come sottolinea Menapace che aggiunge: “Mi ricordo quando venne redatta la Costituzione, il testo non è un dogma e non sarà certamente perfetto e può essere riformato”, il problema è il come. “Siamo solidali con le altre regioni a statuto ordinario che non dovrebbero essere penalizzate da errori commessi dal governo, così si chiude uno spazio democratico”, interviene Benedikter.

Anche le autonomie speciali subiranno norme più centralizzate. Il percorso federalista iniziato nel 2001, afferma l'ex senatore Svp Oskar Peterlini, presente alla conferenza stampa, è stato interrotto. “La riforma va nella direzione opposta rispetto alla visione di uno Stato più moderno e meno centralizzato, ignorando gli esempi federali positivi di paesi come la Germania o gli Stati Uniti”. Anche la Provincia autonoma di Bolzano, dicono i detrattori, perderà varie competenze ottenute attraverso la “clausola di maggior favore” della riforma del 2001. La cosiddetta “clausola di salvaguardia”, più volte citata dal Landeshauptmann Arno Kompatscher, non offre, dice il Comitato del No “una protezione duratura della nostra autonomia, si tratta di una clausola puramente transitoria. Infatti, questa riforma prevede che anche le Regioni speciali dovranno adattarsi”. E ancora: “I processi decisionali del nuovo Parlamento non saranno semplificati, ma più complicati,” se finora infatti “c’erano due procedure principali (leggi ordinarie e leggi costituzionali), ora vengono introdotte dieci procedure diverse”.

Il fronte del No

Fra le altre cose ci si chiede inoltre, dal momento che la fiducia è espressa solo dalla Camera, se ciò sarà sufficiente a garantire la stabilità del governo; senza contare - sottolineano i contrari alla riforma - che la nuova legge elettorale Italicum rafforzerebbe la partitocrazia. C’è poi la questione relativa al premio di maggioranza, evidenzia Peterlini: il partito vincente otterrebbe automaticamente 340 sui 630 seggi disponibili alla Camera, ovvero il 55%, conquistando una maggioranza secca a cui tuttavia non corrisponde una chiara maggioranza dei voti.

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Christian Mair Do., 15.09.2016 - 13:27

Die Autonomie muss Vorbild für Bundesländer in Italien nach deutschem Vorbild sein und nicht Instrument für eine taktische, unsolidarische Abstimmung. Das ist ein unwürdiger Kuhhandel, der als politischer Boomerang zurückkommt und die Autonomie der Region Trentino/Südtirol in Italien in Verruf bringt.

Do., 15.09.2016 - 13:27 Permalink