Il “bagagliaio” culturale
Uso maldestro dell’accento e dell’apostrofo, strafalcioni grammaticali, errori di comprensione, a puntare il dito contro le carenze linguistiche degli studenti universitari sono 600 fra docenti, sociologi, storici, filosofi e accademici della Crusca che hanno sottoscritto un appello per chiedere al governo “interventi urgenti” risolutivi. “È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente”, “da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcune facoltà hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana”, si legge nel documento.
Fra i firmatari, oltre, ad esempio, a diversi volti noti del giornalismo e della politica, come Ilvo Diamanti, Ernesto Galli della Loggia, Massimo Cacciari, Carlo Fusaro, compaiono anche due docenti dell’unibz, Alessandra Farneti, professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Bressanone e Nicola Lupoli, docente di Pedagogia nella medesima Facoltà. Il problema, come sottolinea Farneti, non è nuovo, “ma la situazione è drammatica, ho lavorato a Bologna per 30 anni e lotto da allora con questa dilagante ignoranza di molti studenti”. Gli esempi da snocciolare si sprecano.
“Un allievo - racconta la docente - una volta ha parlato di ‘bagagliaio culturale’, un altro ha usato la parola ‘manualmente’ al posto di ‘man mano’, un’altra, durante un esame, ha affermato che la bibliografia di Manzoni è ‘sterminata’, non nel senso di ‘sconfinata’ ma di ‘annientata’, senza contare il lungo elenco di errori ortografici”. E ancora: “Una studentessa mi ha detto di non aver mai letto un libro in vita sua, un altro ha affermato che la teoria dell’attaccamento consisteva nel dar da mangiare ai bambini come si fa con le galline, proprio mimando il gesto della mano, ‘per vedere se morivano’, il guaio è che fra queste persone ci sono dei potenziali futuri insegnanti, ma per fortuna ce ne sono anche molti preparati”.
Il fenomeno in Alto Adige si acuisce per via del bilinguismo “che può comprensibilmente portare a delle difficoltà di espressione, per non parlare dei ladini che devono barcamenarsi fra tre lingue”, sottolinea Farneti che aggiunge: “Eppure accade a volte che i ragazzi di madrelingua tedesca scrivano meglio in italiano rispetto ai loro colleghi di madrelingua italiana”. L’intento è, attraverso la lettera, quello di sollecitare scuole elementari e medie ad insistere sul corretto insegnamento della lingua, “perché è dove ha origine il problema, non so se questa iniziativa verrà presa in considerazione, non è che solitamente la scuola riceva molta attenzione da parte della politica, ma è di fondamentale importanza ricominciare a coltivare la lingua italiana che si sta evidentemente snaturando, bisognerebbe inoltre riprendere l’abitudine a scrivere a mano, cosa che, come attestano diversi studi, favorisce l’attivazione di una parte del cervello che altrimenti resta inibita”, spiega Farneti che promette di portare all’attenzione del Consiglio di Facoltà il tema sollevato dalla lettera dei 600, “non so se gli altri colleghi abbiano preso sottogamba questo fenomeno, perché sono convinta che sia un problema che abbiamo tutti, non vorremmo davvero metterci a fare un dettato per vedere se gli studenti appena entrati all’Università siano in grado di scrivere correttamente in italiano, sarebbe davvero imbarazzante”.
Mah?! Che sia colpa del
Mah?! Che sia colpa del bilinguismo è tutto da dimostrate. Mi sembra una grande c....ta! Scusate il francesismo.