Kultur | MEDITAZIONI

Toponomastica del malcontento

Meditazione quattordicesima - In provincia di Bolzano ognuno è contemporaneamente vittima e carnefice dell’altro. Ognuno ambisce a essere considerato parte di una minoranza da difendere. Ma il risultato è un altro.
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Violenza di genere, flash mob
Foto: Privat

Lo straniero che mi batte una mano sulla spalla nei bagni pubblici di Brunico, mi pone una domanda mentre orino: "Scusi signore, gliel'ha mai detto nessuno che qui da voi esiste una toponomastica del malcontento?". "No" gli rispondo. "Mi stia a sentire allora: il malcontento del gruppo etnico tedesco in quanto minoranza statale si dice vittimismo. Il malcontento degli italiani in quanto minoranza provinciale lo chiamano disagio. Il malcontento dei ladini in quanto minoranza nella minoranza ha un nome ladino che voi non siete nemmeno in grado di capire. Il malcontento delle minoranze straniere è un gemito indistinto e dunque non ha nome". "Mi perdoni, " gli chiedo "cosa vuole dirmi con tutto questo?". Lui mi risponde lapidario: "Nulla. Solo che un posto in cui la totalità delle persone si sente in minoranza è abitato da una maggioranza di imbecilli". Mentre lo sciacquone diffonde il suo rumore come un canto libertario, capisco di aver trovato un compagno di strada e di latrina.

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e d Mi., 05.06.2013 - 16:48

Antwort auf von Sergio Sette

@ Sergio

"OK, siamo tutti imbecilli, in effetti è vero. Ma cosa dovremmo fare per non esserlo?".

Nulla. Dovremmo semplicemente scendere a patti con la nostra imbecillità strutturale, fisiologica. Facendo cioè esattamente quello facciamo ora, con la stessa convinzione e il medesimo senso di responsabilità, ma forti della consapevolezza che la vicenda storica alla quale stiamo prendendo parte è una sfilata un po' imbecille di alta moda muticulturalista alla quale non possiamo sottrarci.

Per quanto mi riguarda, confesso senza difficoltà di amare senza riserve questo spettacolo imbecille al quale devo tutto. Quando un milionario coronato di spine corruga la fronte e attacca a parlare della „marcia della morte dei sudtirolesi“, io mi commuovo profondamente. Quando il solito scolaretto italiano guarda un cartello bilingue e ci vede l'apartheid molto prima di Jan Smuts, mi si stringe il cuore. Quando l'alternativo di turno, per capire se la separazione etnica esiste ancora, va al giardino botanico e vede germogliare fiori interetnici dappertutto, io sboccio. La questione sudtirolese, da quando ho cominciato ad occuparmi di sfratti, per me non è più una questione politica, ma estetica. I nostri „cari pregiudizi“, come diceva Langer, sono una poesia della quale non posso fare a meno.

Mi., 05.06.2013 - 16:48 Permalink
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e d Mi., 05.06.2013 - 17:05

Ringrazio tutti per i cuori e anche per le domande che non mi avete posto. Siccome ho un po' di tempo, rispondo volentieri:

1. Perché questo post fa ridere?

Perché è un esercizio di ironia costruttiva. Un breve appunto di Musil del 1938 ci fa capire di cosa stiamo parlando: “Ironia è: presentare un clericale in maniera da colpire, oltre a lui, anche un bolscevico; presentare uno scemo in maniera tale che l’autore improvvisamente senta: ma questo in parte sono io”. Per non offendere l'intelligenza dei lettori di Salto bz, non dirò perché in Alto Adige /Südtirol un esercizio diffuso dell'ironia costruttiva sarebbe importante.

2. Chi ride leggendo questo post?

Il soggetto che ride non è una persona, ma un grumo. In ognuno di noi, accanto a un carattere soggettivo etnicamente determinato, c'è infatti un minuscolo grumo di soggettività comune ai gruppi etnici che abitano questa terra. E quando scrivo grumo, - grumo comune - penso a una specie di impasto rotondo di lingue, esperienze, gusti, culture, luminoso come un sole e compatto come un canederlo. In alcuni di noi quel grumo è talmente piccolo da risultare visibile soltanto al microscopio. In altri è grande come una palla ma è a rischio di soffocazione. In altri ancora semplicemente non esiste. Ecco: „Toponomastica del malcontento“ è stato scritto da quel grumo di soggettività e si rivolge a quel grumo di soggettività. Se il mio pezzo fa ridere Jürgen e Giuditta è precisamente quel grumo minoritario che in Jürgen e Giuditta sta ridendo. Per me è già molto, perché significa che in alcuni sudtirolesi quel tipo di soggettività è in salute.

Mi., 05.06.2013 - 17:05 Permalink
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e d Mi., 05.06.2013 - 17:49

Un'ultima domanda, che addirittura tre di voi non mi hanno rivolto, è la seguente:

3. Perché la parola “malcontento” fa ridere?

Perché nel post il termine "malcontento" è la materia prima dell'ironia costruttiva. Parafrasando le parole di Musil citate più sopra, si potrebbe dire che chi volesse presentare un italiano col disagio in maniera da colpire, oltre a lui, anche un vittimista tedesco, dovrebbe necessariamente far ricorso a un termine neutro e panoramico. “Neutro”, nel senso che quel termine non può essere compromesso dall'uso, ossia non può appartenere né alla mitologia del vittimismo, né alla mitologia del disagio. “Panoramico”, perché deve idealmente collocarsi piú in alto dei due termini che intende "colpire" per poter svolgere la sua funzione: quella di mostrarci la mitologia del vittimismo e la mitologia del disagio come “ingenuità guardate”.

Mi., 05.06.2013 - 17:49 Permalink