Il ritaglio di giornale è datato 11 novembre 1948. La guerra è finita ormai da qualche anno, ma i suoi segni si vedono ancora anche a Bolzano. Ci sono ancora molte baracche ad ospitare chi non ha una casa, procedono a fatica i lavori di ricostruzione per chiudere le ferite provocate dai bombardamenti, ci sono ancora prigionieri di guerra che devono fare ritorno. È un Alto Adige molto povero quello che si stende attorno al capoluogo. È vero che l'economia cerca di imboccare la strada di una difficile ripresa, che anche il turismo prova a rivivere i fasti dei primi anni del secolo. A passare qualche giorno di riposo nell'austero edificio del Grand Hotel Carezza è arrivato persino un personaggio del calibro di Winston Churchill, ma Alto Adige resta comunque una delle zone economicamente e socialmente più depresse di tutta Europa.
Eppure, il titolo dell'articolo non lascia dubbi: "Caro prezzi, Bolzano è la città più cara d'Italia".
Da allora sono passati quasi settant'anni, ma il titolo, come dimostrano anche le cronache della scorsa settimana, resta di piena attualità.
Sono convinto, peraltro, che un'accurata ricerca tra le annate di quotidiani e periodici potrebbe portare a scoprire che, quella dei prezzi alti nel capoluogo altoatesino è una tradizione che risale addirittura a tempi ancor più remoti. Una specie di ritornello che da tempo immemorabile recita più o meno così: se vuoi avere il privilegio di vivere a Bolzano, preparati a pagarlo in moneta sonante.
In tempi recenti le varie istituzioni che in qualche modo si vedono messe sul banco degli imputati per questa sempiterna propensione a far crescere i prezzi dei beni e dei servizi, vedi ad esempio le associazioni che raggruppano i negozianti o la Camera di Commercio, hanno investito tempo, energie e denaro nel cercare da un lato di minimizzare il fenomeno e dall'altro di dargli le spiegazioni più diverse.
Il nostro ritaglio del 1948, ad esempio, va a smentire uno dei ragionamenti più in voga, quello secondo cui i prezzi più alti praticati a Bolzano sarebbero giustificati per il tenore di vita più elevato che si registra in provincia di Bolzano rispetto al resto d'Italia. Settant'anni or sono, come abbiamo detto, l'Alto Adige era una delle zone più povere del paese, eppure i prezzi schizzavano verso l'alto egualmente.
E' una storia infinita, che si snoda attraverso i decenni, le varie fasi politiche, e mutamenti radicali che portano Bolzano ad essere oggi una città molto diversa da quella del 1948. Moltissime cose sono cambiate a parte una: cartellini dei prezzi continuano ad essere diversi da quelli che si incontrano anche solo pochi chilometri più a sud o più a nord. Basterebbe, dimostrarlo, l'esempio della benzina. Il confronto con i prezzi praticati dalle pompe oltre Brennero è sicuramente influenzato dal diverso regime di tassazione, ma le tasse sono eguali anche a Trento o Verona nella cui rete distributiva e prezzi sono sempre mediamente minori di quelli praticati a Bolzano. E gli esempi potrebbero continuare all'infinito. Negli ultimi decenni la situazione è andata migliorando, probabilmente a causa dell'ingresso massiccio sul mercato della grande distribuzione, per alcune tipologie di prodotti come quelli alimentari, mentre comincia a farsi sentire anche l'influsso benefico dell'offerta on-line, ma ci sono beni che non si vendono al supermercato e che non puoi comprare, almeno per ora, pigiando i tasti del computer: la casa in primo luogo.
Quello immobiliare è sicuramente il settore nel quale il caro prezzi di Bolzano si manifesta con maggior evidenza come d'altronde documentano tutte le varie statistiche che si susseguono nel tempo. All'origine, su questo tutti concordano, la storica carenza di terreni edificabili e quindi i prezzi stellari delle poche aree disponibili. Resta il fatto, tuttavia, che la città, in termini demografici, ha smesso ormai da tempo di crescere, scaricando una parte consistente della propria popolazione sui comuni vicini. È altrettanto vero, ed è sotto gli occhi di tutti, che una parte consistente del patrimonio edilizio esistente, uffici soprattutto, è vuota o sottoutilizzata e che non sono pochi, al centro come in periferia, gli scheletri degli immobili per i quali si è scelto di non completare nemmeno la costruzione con lo scopo dichiarato di non immettere nuova cubatura sul mercato facendo calare i prezzi.
Anche per questo Bolzano continua e continuerà a restare una delle città dove è più complicato vivere per chi ha in busta paga una cifra uguale a quella pagata nel resto d'Italia, ma deve fare i conti, giorno per giorno, con una realtà che, dal 1948 ad oggi, è sempre la stessa.