Il cantiere della destra
Lei e Maurizio Vezzali avete presentato il vostro progetto politico per una destra altoatesina rinnovata. In cosa consiste?
Alessandro Urzì: Noi ci presentiamo come la svolta che la parte responsabile della destra vuole imporre a sé stessa: il nostro obiettivo è quello di abbandonare una volta per tutte quegli atteggiamenti autoreferenziali che non hanno nulla di sano. Vogliamo raccogliere attorno a noi coloro i quali non si riconoscono più nei partiti della destra nazionale. Certo, si tratta di un primo piccolo passo cui dovranno seguirne altri per ricomporre una destra che ora è frammentata oltre la decenza.
Secondo lei a cosa è dovuta questa disgregazione?
Nel passato della destra in Alto Adige c'è stata unità, poi i personalismi di alcune figure che non voglio nemmeno nominare l'hanno fatta da padrona, distruggendo il fronte comune che si era costituito. I punti di contatto tra le diverse anime della destra esistono, eccome, ma finché i singoli verranno prima del tutto sarà difficile che le cose possano cambiare.
Disgregazione che sembra essere virale anche all'interno dei partiti: l'addio di Vezzali ci mostra un PDL che si sta sfasciando?
Più che un partito che si sta rompendo, ci mostra un partito che non esiste più: ormai è ridotto ai minimi termini e si presenta come un club giovanile. Dove sono i loro rappresentanti a livello provinciale? Devono pagare lo scotto: hanno perso la loro credibilità. Il PDL si è ridotto ad essere una barzelletta e non costituisce più una valida alternativa alla sinistra. Per questo entriamo in campo noi, un movimento che vuole prendersi cura del proprio territorio e degli interessi dei suoi abitanti.
Questo forte accento territoriale non rischia di allontanare gli elettori di destra, storicamente molto legati a Roma?
Nel nostro cuore tricolore lei non trova solo l'Alto Adige, ma anche Roma. Noi guardiamo con affetto alla nostra capitale e non ci allontaniamo da ciò che rappresenta. Al contrario ci distanziamo da quella politica fatta a livello nazionale che si è rivelata per quello che è: un drammatico e macroscopico fallimento. Non sono mai riusciti a capire i valori del nostro territorio e ci hanno regalato le più grandi delusioni di sempre: dallo smembramento del Parco dello Stelvio agli accordi sottobanco di Fitto che ha barattato la toponomastica con la sua carica. Noi vogliamo finalmente togliere l'amaro in bocca ai nostri elettori.
la frammentazione della destra altoaltesina
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Il cantiere della Destra
Urzì diventa giorno per giorno sempre più uguale a quelli che lui accusa di aver distrutto il centro destra altoatesino. Non fa cenno, tanto per iniziare, al suo di personalismo visto che il simbolo che ha scelto porta il suo nome. E non fa nessun cenno neppure a quanto ha contribuito la sua migrazione da un partito all'altro alla confusione che ha creato nell'elettorato di centro destra. Riguardo al rinnovamento, fa veramente ridere se poi si presenta alle conferenze stampa con i soliti volti ventennali oltre al suo. Riguardo a Roma Urzì è riuscito in pochi anni a farsi cancellare da praticamente tutte le agende delle segreterie romane, considerata la sua lealtà con i vari vertici romani con cui ha avuto a che fare negli ultimi tre- quattro anni. Diciamo pure che Urzì non può essere certamente la persona adatta per poter parlare di coerenza politica. E non può certamente esimersi dall'assunzione di responsabilità rispetto ai danni causati dai personalismi, visto che lui è l'esempio vivente del personalismo politico in Alto Adige e le motivazioni per uno come Urzì che vive di politica già da diversi anni sono facilmente immaginabili. Non pensi quindi che continuare a lanciare accuse verso quelli che dovrebbero essere i suoi alleati politici per mera convenienza personale possa continuare a trovare dall'altra parte silenziosi "incassatori" perché se vuole iniziare una "guerra" su questo terreno, troverà pane per i suoi denti.