Rileviamo, ma non troppo...
I dati emersi dalla rilevazione linguistica apparsa qualche giorno fa in maniera sintetica sugli organi di stampa, ci spingono a credere che iscrivere i propri ragazzi nella scuola dell'altra lingua porti scarsi risultati ai fini dell'apprendimento linguistico. I test di competenza sono stati somministrati agli alunni e alle alunne delle classi IV delle scuole primarie e II delle scuole secondarie di primo grado, per intenderci delle scuole elementari e medie. L'obiettivo dei test di competenza fa emergere due dati, il primo è quanto apprendono i nostri ragazzi in base al numero di ore di seconda lingua a cui vengono esposti, il secondo quanto la qualità dell'insegnamento della seconda lingua incida sull'acquisizione e sviluppo di competenze linguistiche. Questo aspetto è fondamentale se vogliamo che le nostre scuole abbiano personale adeguatamente formato per offrire strumenti didattici innovativi e moderni per promuovere motivazione e favorire apprendimento.
Un terzo aspetto che non viene evidenziato è che il livello di conoscenza linguistica degli alunni e delle alunne della nostra provincia è diverso tra centri urbani e valli per diversi fattori tra cui la minor presenza di comunità linguistiche e di possibilità di scambio. Il computo dei risultati del test non tiene conto quindi della diversa prestazione linguistica di una classe di Bolzano rispetto a quella di Lasa o della Val Martello, ma incide nella lettura generale della rilevazione.
Quindi le domande sono altre. Le ore di lingua che si fanno a scuola sono sufficienti ai fini dell'apprendimento linguistico? La risposta è sì, sicuramente. Le stesse ore di lingua aiutano i nostri ragazzi a risolvere i cosiddetti "nodi linguistici" al di fuori dell'ambiente scolastico? Sanno parlare? Sanno affrontare situazioni pratiche legate all'acquisto di un biglietto o alla richiesta di informazioni? No, non sempre. La comunicazione linguistica è una questione legata alle opportunità, alle occasioni di scambio con parlanti dell'altra lingua che riusciamo a creare al di fuori della scuola attraverso le amicizie, le attività sportive e di divertimento. Le ore di insegnamento a scuola offrono gli strumenti didattici per imparare una lingua, ma da sola non può far certo i miracoli.
La discussione sulla scuola e sull'apprendimento delle lingue ha bisogno di altri stimoli e riflessioni da cui partire: la formazione dei docenti (rivoluzionari del cambiamento), le disparità tra valli e centri urbani, il sostegno alle famiglie che iscrivono i propri figli nelle scuole dell'altra lingua, le occasioni di incontro nelle associazioni sportive e culturali, la prospettiva di un modello di scuola davvero plurilingue. Il risultato della rilevazione seppure debolmente positivo ci manda in realtà un segnale di speranza per il futuro: così non va, è il momento di cambiare. La scuola dell'infanzia, ad esempio, è un meraviglioso contenitore sociale per favorire l'incontro, lo scambio linguistico, la predisposizione all'ascolto e alla mediazione. Incontrarsi, ascoltarsi, mediare sono processi culturali alla base della formazione dei nostri piccoli e futuri cittadini.
Frau Morrone, vielen Dank für
Frau Morrone, vielen Dank für diese umfassend bedachte und vernünftige Beleuchtung!
Antwort auf Frau Morrone, vielen Dank für von Herta Abram
Danke dir Herta, ich glaube
Danke dir Herta, ich glaube solche Überlegungen sind selbstverständlich für jene, wie ich und vielleicht Sie, die nach einer mehrsprachigen Gesellschaft streben. Nur die Politik versteht das nicht.
"....Nur die Politik versteht
"....Nur die Politik versteht das nicht. " Warum wohl will die Politik dies nicht verstehen ? Vermutlich kann man mit den im Artikel beschriebenen Überlegungen keine Wählerstimmen generieren. Auch meiner Meinung nach ist der Artikel ein positiver Beitrag zum Thema. Die Mehrsprachigkeit sollte als Reichtum überzeugt gelebt werden. Die sogenannte Politik wird dies allerdings kaum beachten, denn dort zählen viel mehr die Zeitungsspalten füllenden Themen mit dem Vorwort "Doppelt".