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Randi: "I servizi socio educativi dei distretti tornino in carico al comune"

La ristrutturazione dell'Azienda Servizi Sociali di Bolzano è ad una svolta. Ne è convinto l'assessore alle politiche sociali del Comune.
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Foto: Südtiroler Blinddates

Il braccio di ferro all'interno della giunta comunale di Bolzano potrebbe risolversi nei prossimi mesi. Ne è convinto Mauro Randi, che da anni sta cercando di intervenire per riformare l'ASSB riportando in carico al Comune di Bolzano una serie di servizi cruciali - a suo avviso - per l'effettiva capacità da parte dell'amministrazione cittadina di intervenire soprattutto sull'emergenza legata ai perdenti lavoro. 
La filosofia di fondo è che i distretti socio sanitari siano oggi sempre di più un luogo sensibile, cruciale per la gestione del rapporto tra cittadini e politica in particolare per quanto riguarda la crisi economica. 

"E' giusto che ci prendiamo le nostre responsabilità", sostiene Randi puntando il dito sul meccanismo che negli ultimi anni ha visto spesso la provincia bypassare il comune sottraendosi ad un confronto politico su queste tematiche, oggi più che mai irrinunciabile. 
"Tutti devono essere responsabili, anche le famiglie che ricevono gli assegni per i non autosufficienti e poi magari assumono lavoratori in nero" aggiunge Randi senza peli sulla lingua, ricordando che dal canto suo la politica deve promuovere l'obbligo a rendicontare, per contrastare gli abusi.
Insomma: il comune ha la titolarità dei servizi e vuole metter e mano all'attuale meccanismo di ASSB per renderlo più efficace, ma per farlo ha incontrato e incontra difficoltà non da poco all'interno della stessa maggioranza che lo governa. 

"Ci sono rigidità politiche da parte di coloro che non vogliono prendere atto dei mutamenti del contesto" dice Randi, fortemente intenzionato a fare il possibile affinché il comune "esca dalla logica dell'assistenzialismo puro per promuovere invece un atteggiamento attivo che, attraverso i cosiddetti lavori socialmente utili, aiuti le persone in difficoltà a reinserirsi gradualmente nel lavoro". 
"Al momento ci sono persone che vanno in carico ai distretti perché perdono il lavoro ma non siamo in grado di aiutarle, anche se come comune abbiamo una serie di prestazioni che stiamo coprendo a costi molto alti, oppure non stiamo sostenendo perché non abbiamo risorse umane; potremmo oggettivamente liberare risorse per altre attività, come la ristrutturazione degli alloggi comunali" ribadisce Randi. 

La proposta di ristrutturazione
La proposta dell'assessore alle politiche sociali prevede che il comune si prenda in carico i servizi socio educativi dall'ASSB. Si tratta di poco più di 100 lavoratori che, dice Randi "potrebbero così tornare a fare gli assistenti sociali, gli educatori e gli operatori dei servizi socio economici, lasciando il ruolo impiegatizio in cui sono relegati". Comunità minori, Case di riposo, comunità per i diversamente abili, centri diurni per anziani resteranno ad ASSB. 
L'altro aspetto fondamentale del "restyling" riguarda i vertici che, secondo Randi, in futuro dovranno avere un contratto in scadenza entro i 6 mesi dal varo della nuova legislatura per consentire ai responsabili politici di confermare o anche cambiare "i propri cavalli da corsa".
"Da tempo stiamo lavorando su un progetto di sviluppo di comunità che ci permetta di interagire con il  territorio e creare una rete di solidarietà e di impegno civile" incalza l'assessore alle politiche sociali che però nei prossimi mesi dovrà vedersela soprattutto con i partner di giunta dell'SVP che "hanno assunto una posizione di forte rigidità in merito". 

Randi riuscirà a convincerli? "Ognuno si prenderà le sue responsabilità" risponde tranquillo l'assessore manifestando ottimismo.
"La ristrutturazione dell'ASSB era nel programma di giunta" aggiunge, "e abbiamo chiesto ed ottenuto anche una consulenza della Fondazione Zancan, la stessa interpellata quando sono stati varati i distretti, che ci ha dato ragione".
"Ci siamo confrontati anche con la provincia e loro ci hanno detto che si tratta di una decisione prettamente politica" conclude Randi, riaffermando che il nuovo corso da lui promosso per quanto riguarda la politica del welfare ha lo scopo fondamentale di "riportare l'assistenza socio economica ad una dimensione a termine, non permanente".