Modificare il regolamento di polizia urbana per poter emettere l’ordinanza con la quale si introduce la sanzione contro i bivaccamenti in città. Non proprio un passaggio immediato. Lo deve compiere il Comune di Bolzano pur sapendo ai suoi massimi livelli che la sanzione, da 50 a 500 euro, potrebbe non avere gli effetti desiderati dato che difficilmente una persona senza fissa dimora si preoccuperà di pagarla.

Il voto del consiglio

Chiamala burocrazia, insomma. Un esempio tutto italiano di come le cose perfette dal punto di vista formale risultano ardue, se non impossibili, nell’applicazione: questo pensa il sindaco Renzo Caramaschi, che da tempo affronta il tema della marginalità, di fronte all’iter a cui è chiamato il consiglio comunale del capoluogo. L’ordine del giorno della seduta di martedì 28 e giovedì 30 agosto è stato appena integrato d’urgenza proprio per inserire il voto della modifica al regolamento.

Ufficio complicazioni

“Ho già in mano il divieto per i bivacchi – riepiloga Caramaschi –, però mi occorre il regolamento di polizia urbana che la supporti, perché siamo in Italia, e allora bisogna avere 80.000 cose. Siamo un Paese perfetto sulle norme, ma non sull’applicazione perché siamo complicati, ultratutelati, tutto è fatto per un sistema civile ma poi ci si scontra con la realtà”.

La sanzione potrebbe apparire da subito un’arma spuntata. “Sono provvedimenti che utilizziamo – risponde il sindaco –, però non è che con questa riusciamo a debellare il fenomeno. È un po’ come per il divieto di fare l’elemosina in modo molesto, che aveva fatto il commissario straordinario. Poi il consiglio di Stato ha detto che la questua si può fare, a patto che sia fatta con discrezione, ma tutti fanno così, non è che percuotono i passanti”. Di tutte le sanzioni del 2017 (circa 50 euro) ne era stata incassata solo una, pagata da una signora al posto del multato.