Il prezzo della "scienza"...
Racconta la sua storia l'ultimo sopravissuto di 30 pazienti che furono sottoposti ad alcuni test clinici potenzialmente pericolosi poco prima della caduta del muro di Berlino nel 1989. Nel loro caso si trattava di "Spirapril" dell'allora Sandoz (oggi Novartis), un ipotensore. Morirono 6 pazienti. Alcuni a causa degli effetti collaterali, altri perché avevano ricevuto un placebo mentre sarebbe stato meglio trattarli con i farmaci abituali, altri ancora perché la malattia era già in una fase troppo avanzata. La dottoressa che dirigeva i test fu licenziata nel 1990 perché non aveva documentato alcune morti avvenute durante gli sperimenti.
Nel suo ultimo decennio di vita la Germania Est era il luogo ideale per i test di un'industria farmaceutica occidentale senza scrupoli. Il personal medico era abbastanza competente per documentare i test, era sorvegliato, non poteva disobbedire ed era a corto di soldi per apprezzare i regali dei rappresentanti delle case farmaceutiche occidentali. La Stasi ha spiato gli incontri e il settimanale Der Spiegel analizzato i loro rapporti, oggi tutti accessibili negli archivi di stato e dell'ospedale Charité di Berlino, da sempre importantissimo, già simbolo di Berlino Est, e oggi il terzo centro ospedaliero più grande del mondo con 3.200 letti e tredicimila dipendenti. Su questi test ora si sta avviando un'indagine seguita da un consiglio scientifico indipendente.
Nella Rdt is sistema sanitario era considerato con orgoglio la vetrina di un regime progressista impegnato per il benessere delle masse. In realtà negli ospedali mancavano guanti monouso, computer, incubatrici, eccetera. Di conseguenza i test furono una boccata d'ossigeno per il regime. Così una cinquantina di ospedali eseguì quasi seicento test su circa cinquantamila pazienti ignari (Der Spiegel). Ogni test fruttava fino a 800mila marchi tedeschi (400mila euro).
Come potevano succedere queste cose? Dice Roland Jahn, gestore degli archivi della Stasi: "non c'era libertà d'opinione né stato di diritto. Un individuo era impotente di fronte allo stato. Condizioni necessarie perché si potessero fare gli test all'insaputa dei pazienti e soddisfare una dittatura assetata di soldi occidentali. Il partito e lo stato erano pronti a sacrificare il popolo per questo scopo".
E le case farmaceutiche? Risposta della Roche per email: "Le regole, principi e le direttive che impongono un alto livello etico nella condotta delle attività di ricerca e di sviluppo hanno un'importanza particolare per il gruppo Roche. Per questo studieremo nel dettaglio la questione e analizzeremo con attenzione i casi degli studi clinici in questione. Prevediamo, per esempio, di avviare una ricerca nei nostri archivi. Tuttavia crediamo che sia molto importante tenere conto del contesto scientifico degli anni ottanta. Gli standard scientifici dell'epoca non corrispondono a quelli attuali. I metodi di ricerca e di sviluppo di oggi sono sottoposti a regole molto più soffisticate, cosa di cui ci rallegriamo".
Cito ancora Roland Jahn: "Chi tratta con una dittatura deve sapere che ha a che fare con persone decise a calpestare i diritti umani".
Aggiungo la mia perplessità: Visto che le dittature nel mondo non sono diminuite e che il numero di stati bisognosi è aumentato e considerando che l'industria farmaceutica è una delle più globalizzate, e preso atto anche del fatto che la Pfizer, numero uno mondiale, ancora nel 1996 ha ammesso di aver testato il suo antibiotico Trovan su alcuni bambini in Nigeria, provocando la morte di almeno cinque di loro, quali garanzie possiamo avere che le odierne "regole molto più sofosticate" menzionate dalla Roche non siano rispettate soltanto nei ricchi paesi democratici (ammesso che così sia...)?
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