Come completare l'autonomia dell'Alto Adige/Südtirol? 10 tesi
Tesi 1: Status quo, autonomia "integrale", stato libero, aggregazione all'Austria o......
Le diverse proposte strategiche provenienti da forze di opposizione da parte dei governanti spesso vengono scartate come "non realistiche". Chi governa troppo spesso si sente chiamato a definire cosa sia realistico o meno. Fino a poco fa, però, nessuno avrebbe ipotizzato come molto reale l'ipotesi dell'indipendenza della Scozia e della Catalogna nel 2014. Dall'altra parte l'Italia, rispettando l'Accordo di Parigi, in base al diritto internazionale non è obbligata né a concedere l'autonomia "integrale", né l'autodeterminazione (come la Gran Bretagna). Si tratta di optare per un sistema di autonomia territoriale non perché altre opzioni siano meno "realistiche", ma perché intrinsecamente l'autonomia è la soluzione migliore. Del resto anche all'interno dell'Austria il Sudtirolo dovrebbe essere dotato di autonomia. Oggi si tratta di ampliare l'autonomia in ogni senso: la gamma e la portata delle competenze, la qualità dei diritti di partecipazione democratica dei cittadini, il rapporto fra i gruppi ufficiali, le garanzie giuridiche internazionali e le procedure per dirimere i conflitti fra Provincia autonoma e Stato centrale.
Tesi 2: Autonomia accorcia le distanze fra cittadini e potere politico, a prescindere da chi governa
Più argomenti politici possono essere decisi a Bolzano anziché a Roma, da parte dei politici eletti in provincia di Bolzano e non solo in qualche maniera incaricati dall'apparato dello Stato, più si accorciano le distanze fra i responsabili politici e le persone e le comunità direttamente interessate, cioè i cittadini. Con l'autonomia aumentano le possibilità di controllo nei confronti dei governanti, i politici decisori sono conosciuti e più responsabili a livello locale. Qualora l'elettorato non usi i suoi poteri democratici oppure faccia sì che un partito di maggioranza per tanti decenni venga "abbonato" al potere, il controllo del potere ne risulta indebolito, il pluralismo politico soffre, il consociativismo prospera. In pratica, comunque è sempre l'elettorato locale a deciderne, e i risultati delle elezioni provinciali prima del voto sono aperti.
Un'autonomia territoriale automaticamente porta a più possibilità di partecipazione democratica; che queste poi vengano anche sfruttate, nel nostro sistema politico è affare degli elettori sovrani. D'altronde sarebbe poco coerente - come spesso capitato in passato - rifiutare il possibile ampliamento dell'autonomia solo per evitare che la SVP possa accaparrarsi ancora più potere.
Tesi 3: L'autonomia del Pacchetto fu un compromesso sullo sfondo di quanto realizzabile 40-45 anni fa. Nuovi sviluppi richiedono nuove risposte
Lo statuto di autonomia del 1972, in presenza dei rapporti di forza di allora, fu una soluzione di compromesso accettabile. Ha contribuito a pacificare il forte conflitto in atto, ha migliorato il rapporto fra i gruppi etnolinguistici e ha fatto progredire il benessere di tutto il territorio. Se, sul modello della Spagna, l'Italia avesse dato effettiva autonomia territoriale a tutte le sue Regioni, oggi si troverebbe in una posizione migliore, a patto che fossero coniugate bene responsabilità e solidarietà fra le Regioni per il loro sistema di finanziamento.
Dopo la chiusura ufficiale del conflitto internazionale nel 1992 la Provincia autonoma di Bolzano ha ottenuto ulteriori competenze. Nel 2001, nell'ambito della riforma degli statuti di tutte le Regioni autonome, anche il Trentino-Alto Adige ha ottenuto qualche ritocco istituzionale. In tante regioni autonome del mondo gli statuti regionali ogni tanto vengono rivisti a fondo per rispondere meglio a nuovi sviluppi dello stato e nella società. Possono bastare gli esempi più recenti della Groenlandia, delle isole Aland, della Comunità tedesca del Belgio e della Catalogna. Ma anche in Sardegna e nel Friuli-Venezia Giulia ci sono movimenti per riformare il sistema di autonomia.
L'autonomia dell'Alto Adige/Südtirol, benché sia collocabile fra quelle più evolute fra tutte le autonomie territoriali del mondo1, non è né completa né ottimale. Le misure del governo Monti, in violazione dello Statuto e quindi della Costituzione, ne sono la riprova. In linea di massima, la popolazione di questa terra può sempre, previa legittimazione democratica, rivendicare un ampliamento dell'autonomia per adottare il sistema presente a nuovi bisogni. A differenza di 40-45 anni fa, questo non può essere richiesto a titolo di una migliore protezione delle due minoranze etniche (oppure solo in pochi casi), ma deve giustificare le maggior responsabilità autonome per ogni settore in modo specifico. Se poi ci si arriva al traguardo, dipende tutto dai rapporti di forza politici.
Tesi 4: Non solo più autonomia, ma anche più democrazia
Il completamento dell'autonomia della nostra provincia non può esaurirsi nel solo trasferimento di altre competenze, soprattutto competenze primarie. Invece il "3° statuto di autonomia" dovrà trovare soluzioni migliori anche per il rapporto fra i gruppi linguistici e per la qualità e portata della partecipazione democratica dei cittadini. Oggi, lo statuto di autonomia vigente limita troppo i diritti democratici, soprattutto quelli referendari all'interno della provincia. Il miglioramento dell'autonomia non può solo ampliare i poteri decisionali degli organi deliberativi a livello provinciale, ma deve attribuire più diritti di partecipazione diretta dei cittadini nel controllo del potere pubblico e nella gestione della res pubblica. In più la riforma stessa deve seguire metodi più democratici uscendo dalla cerchia ristretta dei tecnici dei partiti al governo. Il Consiglio provinciale e tutti i cittadini vanno coinvolti nel dibattito e nella ricerca delle soluzione più condivise, all'insegna del motto: "Con metodi più democratici ad un'autonomia più completa, dotata di più spazi di partecipazione democratica".
Perciò si tratta di muovere due leve: da una parte ampliare le competenze di regolamentazione autonoma, dall'altra parte rafforzare le facoltà di controllo democratico dei cittadini. Inoltre, per i cittadini di una Regione autonoma è irrinunciabile il diritto di darsi loro stessi un proprio statuto regionale di autonomia seguendo procedure democratiche (iniziativa popolare statutaria, referendum statutario, convenzione statutaria ecc.). La popolazione del Sudtirolo va compresa come soggetto sovrano di una regione autonoma, alle quale va riconosciuto il diritto a darsi le proprie regole di fondo, in dialogo e negoziato con lo Stato. Oltre la sfera dei diritti referendari (democrazia diretta), la partecipazione civica e il controllo democratico possono essere rafforzati in numerosi ambiti: dalla sorveglianza delle autorità tributarie alla politica energetica, dall'autonomia comunale a quella delle scuole.
Tesi 5: Cosa si può migliorare nell'autonomia territoriale vigente?
Il punto di partenza di una tale proposta sistematica sarebbe un'analisi critica e puntuale delle competenze autonome in tutti i campi. Tale analisi molto probabilmente arriverebbe alla conclusione che in alcuni settori ancora più autonomia non è pensabile, mentre in altri l'ambito gestionale e regolamentare è ancora troppo limitato, in altri ancora quasi inesistente (esempio: la chiusura dei tribunali distrettuali periferici da parte del governo Monti). In numerosi settori la Provincia autonoma sta già esercitando il potere amministrativo, su delega dello Stato. Inoltre sono presenti regolamenti istituzionali non più all'altezza dei tempi, in cui perfino le Regioni ordinarie hanno superato l'ordinamento qui vigente. Comunque bisogna partire dai vari settori specifici in cui il grado di autogestione da parte dei rappresentanti politici locali, col dovuto controllo da parte dei cittadini, non è ancora sufficiente.
In tale ricerca è utile uno sguardo ad altri sistemi di autonomia più evoluti, tenendo ben presente che ogni autonomia inclusa la nostra è tagliata su misura per un dato caso storico. Vari regolamenti attuati nelle autonomie di altre regioni in Sudtirolo non sono né desiderabili né applicabili.
Tesi 6: Non solo ampliare le competenze autonome, ma anche la convivenza e cooperazione dei gruppi linguistici
A differenza di altre regioni autonome d'Italia, modificando l'autonomia provinciale un'attenzione particolare la richiedono sempre i modi in cui i tre gruppi etnolinguistici costitutivi possano convivere meglio nella casa comune e possano migliorare i rapporti reciproci. Per esempio, i meccanismi decisionali di "concordanza etnica" (presenza obbligatoria a titolo etnico di tutti i gruppi linguistici in tanti organismi pubblici) può essere rafforzata inserendo nel governo provinciale rappresentanti di tutti i partiti più rappresentativi presenti nel Consiglio provinciale. L'autonomia culturale dei gruppi può essere perfezionata dando più libertà normativa ad ogni gruppo. La proporzionale etnica potrebbe essere superata applicando un severo criterio di bilinguismo sulla falsariga di quanto applicato nei bandi di concorso per gli organici della UE. Ci sono infine degli argomenti specifici, come ad esempio la toponomastica, in cui l'ampliamento della competenza provinciale potrebbe portare a conflitti tra i gruppi. Tali argomenti nella normativa di fondo andrebbero regolamentati a livello di statuto di autonomia.
Tesi 7: Nessun passo in avanti sostanziale senza il consenso del gruppo linguistico italiano.
Solo se la maggior parte del gruppo linguistico italiano sarà convinto dei benefici di un'autonomia più completa si riuscirà a fare passi avanti verso il 3° Statuto di autonomia. Con una maggioranza del gruppo italiano contraria a "più autonomia" o all'"autonomia integrale" Roma faticherà sempre a concedere riforme coraggiose. Imporre più autonomia contro alcuni partiti italiani mette in pericolo la pace etnica. Una procedura partecipativa di riforma dello Statuto, coinvolgendo tutta la società provinciale, potrebbe agevolare una spinta comune alla riforma, sul modello dell'elaborazione partecipativa dei programmi comunali (Leitbildentwicklung).
Quando la SVP lanciò la sua opzione per la "autonomia integrale" (Vollautonomie), le reazioni dei partiti della destra italiana non furono negative. Forse anche tanti altoatesini o sudtirolesi di lingua italiana si faranno convincere che solo un'autonomia migliore potrà arginare la spinta di una parte crescente dei sudtirolesi verso la secessione. Dall'altra parte anche da noi si può osservare una dinamica presente in altre regioni autonome: negli anni sessanta forze più radicali all'interno della SVP riuscirono a strappare a Roma almeno il "Pacchetto". Analogamente può darsi che solo la crescita dei partiti secessionisti sudtirolesi potrà convincere Roma a concedere qualche miglioramento sostanziale dell'autonomia vigente per stabilizzare la situazione delle forze politiche più moderate.
Tesi 8: C'è bisogno di più autonomia anche nei confronti della UE
A differenza della Groenlandia, delle isole Färöer e Aland, delle isole Canarie e Madeira - tutte regioni autonome di diversi Stati all'interno della UE - per causa della storia e geografia il Sudtirolo è una regione pienamente integrata nella UE sul piano economico, politico, nel sistema dei trasporti degli scambi commerciali ecc. Le regole della nostra autonomia devono conformarsi al diritto comunitario. Dall'altra parte la Provincia di Bolzano gode anche di tantissimi vantaggi offerti dalla UE. Tuttavia in alcuni settori la UE limita o perfino condiziona l'autonomia territoriale, come per esempio nel mercato del lavoro, negli esami di bilinguismo, nella politica dei trasporti e nell'agevolazione di determinati settori economici. L'autonomia intesa come facoltà di autodeterminare liberamente le regole e la gestione di un'ampia gamma di questioni pubbliche da parte dei rappresentanti eletti a livello provinciale, non è solo limitata da Roma, ma anche minacciata da Bruxelles. I sudtirolesi sono troppo indulgenti a tal proposito, perché guardano alla UE come "secondo garante dell'autonomia". Ma la problematica del traffico pesante di transito, in cui si vietano pedaggi più alti sull'autostrada, fa capire a tutti che l'autonomia in questi casi è gravemente limitata. La possibilità di un opting out specifico, da singole norme comunitarie in contrasto con l'autonomia, come accordato fra la Finlandia e le isole Aland, potrebbe essere la soluzione corretta all'interno della UE.
Tesi 9: L'Alto Adige/Südtirol come unità territoriale a se stante in Italia
Nonostante il Pacchetto di autonomia, basato sul passaggio del potere sostanziale alle due Province autonome, e malgrado i ritocchi istituzionali della riforma del 2001, la Regione Trentino-Alto Adige è rimasta in piedi e consuma un sacco di fondi pubblici. In tempi di assoluto rigore nelle finanze pubbliche e di snellimento degli apparati burocratici una tale "super-regione" senza competenze sostanziali non è più giustificabile. Non esiste competenza normativa e amministrativa che non possa essere gestita ragionevolmente dalle due provincie, i quali possono anche vantare più legittimità politica (si pensi all'ordinamento dei Comuni, al regolamento delle retribuzioni dei politici ecc.). La Regione ostacola anche diritti democratici: ai cittadini della Provincia di Bolzano a tutt'oggi non spetta nessun diritto di iniziativa statutaria, ma nemmeno ai Consigli provinciali, Secondo l'art. 103, comma 2, il Consiglio provinciale di Bolzano non è neanche intitolato di rivolgersi direttamente al Parlamento con una petizione senza il consenso esplicito di tutto il Consiglio regionale.
La creazione di due Regioni autonome distinte per le due province di Trento e Bolzano è matura. Non significa lo scioglimento di forme di collaborazione istituzionale, istituendo liberamente organi di collaborazione interregionale, da definire liberamente da parte delle due nuove Regioni autonome, collaborazione che già sta avvenendo a livello transfrontaliero nell'ambito della GECT (EVTZ) Trentino-Tirolo-Alto Adige.
Tesi 10: Con più partecipazione democratica verso più autonomia
Anche il percorso verso un'autonomia più completa deve adeguarsi all'obiettivo importantissimo "Più spazi democratici ai cittadini": Non solo l'autonomia integrale dovrà offrire più diritti di partecipazione diretta, ma anche l'elaborazione e l'approvazione di tale riforma attraverso gli organi competenti dovrà rispondere a criteri di più democrazia. Il ruolo del Consiglio provinciale, per esempio, va rivalutato sul modello dei relativi poteri dei parlamenti delle Comunità autonome in Spagna, in cui in vari casi tutta la popolazione è chiamata ad esprimersi sulle riforme approvate dal Parlamento regionale autonomo. Il coinvolgimento di tanti cittadini in apposite procedure di consultazione per riformare il proprio statuto oggi non costituisce più un problema tecnico. D'altronde le Regioni a statuto ordinario sono dotate di sovranità statutaria, cioè possono darsi le proprie regole nello statuto. L'elettorato della Sardegna in un referendum propositivo del maggio 2012 ha chiesto l'istituzione di un'assemblea costituente per la riforma del suo statuto. Questa assemblea potrebbe essere eletta dalla popolazione della nostra provincia, oppure potrebbe anche coincidere con il Consiglio provinciale a cui va espressamente conferito un mandato costitutivo.
Thomas Benedikter
1 Un'illustrazione di tutti i sistemi di autonomia territoriale è fornita dall'autore in "Moderne Autonomiesysteme" (2012), su: http://www.gfbv.at/publikationen/weiterepublikationen/Autonomiesysteme_Benedikter_2012.pdf
oppure in lingua inglese in "The World's Modern Autonomy Systems" (2010) su: http://www.gfbv.at/publikationen/weitere_publikationen.php
Endlich!
Endlich zeichnet jemand ein Bild, das unsere politische Zukunft mit Sinn und Inhalt füllt, ohne sich auf Einzelaspekte zu beschränken. Ein guter Ausgangspunkt - endlich schriftlich festgehalten.
La base giusta per ripartire
Bravo, Thomas, condivido. Il vero obiettivo è far entrare questi "dieci Comandamenti" nell'agenda politica altoatesina e sudtirolese!
Finalmente uno che vola alto!
Senza entrare nel merito dei dieci punti, fotocopio l'entusiasmo di Benno e Alberto: finalmente uno che vola alto, cazzo! Finalmente uno che prova a prendere l'elicottero per guardare cosa succede sotto senza dover leggere Étranger, S. Baur e bbd.
These 9
Ich hatte zu These 9 etwas mehr zu sagen als nur einen kurzen Kommentar und deshalb einen eigenen Beitrag erstellt:
http://www.salto.bz/de/article/22072013/euregio-die-gunst-der-stunde
Es interessiert mich natürlich brennend, ob der Author Thomas Benedikter meinen Punkt als Ergänzung oder als Widerspruch zu seiner These sieht.