Seppi ferito
Donato Seppi, l’uomo che guida la formazione più agguerrita nello spettro della frammentatissima destra locale, stavolta è nero sul serio. Il quotidiano “Alto Adige” è uscito domenica con un titolone sulle “pagelle dei consiglieri”, rifilandogli una clamorosa insufficienza: alla voce “presenze” e a quella delle “interrogazioni”.
Seppi è risultato in pratica il consigliere più assente di tutti nell’arco dell’intera legislatura (dal 2008 al 2013) e per di più clamorosamente inattivo – voto zero spaccato – per quanto riguarda le “interrogazioni orali su temi di attualità”.
Dopo aver letto un suo pesantissimo sfogo su facebook, sono così andato a sentire la sua versione dei misfatti.
Imprecisioni che infangano
“Non servono molte parole, basta leggere l’articolo in cui si stilano pagelle su dati palesemente falsi ed incompleti per rendere l’idea e chiudere ogni ulteriore discussione”. In realtà Seppi ammette che i dati, più che falsi, siano stati resi in modo incompleto. E per dimostrarlo spiega in cosa consista questa incompletezza: “L’attività istituzionale dei consiglieri è composta da interrogazioni a risposta orale, interrogazioni a risposta scritta (le mie sono tutte così), mozioni, disegni di legge ed interventi in aula. Se si considerano solo le interrogazioni a risposta orale e ci si dimentica del resto, lei si rende conto dell’immagine che ne può venir fuori?”
La semplificazione è evidente. Il danno pure. Ma riguardo alle assenze? Essere accusato di diserzione dell’aula lo fa infuriare ancora di più.
“Nell’articolo si tace sul fatto che in quattordici anni la mia presenza è fra le più assidue. Le assenze si concentrano negli ultimi mesi e sono relative a ragioni di salute. Far figurare un consigliere come assenteista quando il motivo delle sue assenze risiede in serissimi problemi di salute, senza segnalarlo ai lettori, è francamente disumano”.
Un'azione fatta per procurare discredito
Il rammarico e la delusione di Seppi si allargano fino ad assumere l’aspetto di un’agnizione più vasta. Una trama, un disegno, il tentativo di colpire il politico ferendo l’uomo. “Sì, non posso escludere un attacco politico e, tirando in ballo le assenze, non escludo neppure la possibilità di un ignobile attacco personale. Attacco vile e immeritato! È chiaro che se ciò corrispondesse al vero se ne avvantaggerebbe un mio diretto concorrente d’area”.
Forse i cittadini sono poco interessati a conoscere la verità
Alla fine della chiacchierata il pessimismo non si smorza. Forse sarebbe meglio smettere, ma sento l’esigenza di porgli un’ultima domanda. Chiedo: “Se la carta stampata è così infida, al cittadino quali altre possibilità d'informarsi rimangono?”
“Domanda davvero difficile quella che pone. La carta stampata tradisce, ma anche gli altri organi di informazione, tipo radio o televisione, non sono certamente migliori. L’unica possibilità è quella di fare una media tra tutte le posizioni. Ma siamo davvero sicuri, mi scusi la provocazione, che tutti i cittadini vogliano leggere o sentire o vedere la verità?”
Le ultime parole riecheggiano come un amaro monito platonico. Non è insolito che, dopo essere stati macerati dalla saliva acida delle calunnie, gli uomini diventino filosofi.
il mito della caverna e la verità da ricercare
Per continuare a citare Platone si potrebbe dire che molti preferiscono rimanere nella caverna e guardare le ombre della verità. Ma c'è sempre un coraggioso, il saggio, che riesce a uscire e veder la luce e se è vero che quando torna per salvare gli altri, questi prima lo deridono e poi lo maltrattano (nel mito della caverna addirittura lo uccidono, proprio come era succcesso a Socrate), conservo sempre la speranza che ci sia almeno una piccola parte che poi rifletta e si spinga fuori dalla caverna e vada a contemplare la verità.
Anche se lentamente la verità viene sempre fuori.