La vittima di Dorfmann
La minaccia di uscire da Forza Italia alla fine si è concretizzata. Elisabetta Gardini lascia in polemica il partito fondato da Silvio Berlusconi e parla di “decisione dolorosa” presa “dopo una lunga riflessione e dopo aver constatato che le scelte politiche del partito non sono più quelle che mi avevano spinto ad aderire, a diventare parlamentare europeo e ad accettare di esserne il capo delegazione a Strasburgo”.
Fra le cause dello strappo le evidenti tensioni con il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani che, secondo Gardini, “sta portando il partito alla rovina, alla distruzione”. Altra ragione alla base dell’abbandono sono le poche chance di successo alle elezioni europee per via dell’accordo con la Svp che favorirebbe Herbert Dorfmann. Un’alleanza da subito criticata dall'europarlamentare padovana: “Non capisco perché Forza Italia debba rimetterci. Soprattutto visto i sondaggi”, aveva detto già a febbraio Gardini, ex commissaria di FI in Alto Adige, al Dolomiten, “non si preleva il sangue a un anemico. Perché dovremmo impegnarci in campagna elettorale per Dorfmann?”.
Non si torna indietro
Gardini sentitamente ringrazia il presidente Berlusconi “per l’affetto e la stima che mi ha sempre dimostrato e che sinceramente ricambio. Ma l’azione politica non poggia sulla mozione degli affetti”. Poi l’affondo: “A lui continuano a raccontare un partito che non c’è e questo impedisce a Forza Italia di correggere quegli errori che l’hanno portata distante dalla sua base e dai suoi elettori. Chi oggi decide le sorti del partito semplicemente vuole che le cose continuino così. E la volontà di pochi impone questa agonia senza fine ai più. Un’agonia che il presidente Berlusconi non merita davvero per quello che rappresenta per la storia politica di questo Paese”.
Buttiamo a mare il lavoro di militanti, giovani, amministratori locali, sindaci... di tutte le persone che potrebbero riallacciare i legami con i nostri territori. Tutto questo ha portato Forza Italia lontano dalla sua missione
La capogruppo di Fi racconta di dinamiche serrate all’interno del partito: “Assolutamente impossibile portare un contributo. Non esiste un luogo di confronto. Buttiamo a mare il lavoro di militanti, giovani, amministratori locali, sindaci... di tutte le persone che potrebbero riallacciare i legami con i nostri territori. Tutto questo ha portato Forza Italia lontano dalla sua missione. Non c’è più coerenza tra la ragione sociale per cui è nata e quello che è diventata”.
Il rammarico investe il lavoro fatto al Parlamento europeo, da capogruppo “ho cercato di tenere la barra dritta, battendomi per una partecipazione convinta e leale, ma cercando sempre una adesione critica e lucida, mai connivente con persone e forze che all’interno dell’Unione tentassero di subornare e mortificare la forza e il ruolo del nostro Paese, che dell'Unione è un fondatore”, spiega Gardini. E infine: “Quella linea di azione non c'è più, sostituita da una accettazione acritica e supina di decisioni prese da altri, in altre capitali europee, spesso senza consultare, e addirittura contro, l’Italia. Non ci sto, e con dispiacere ma con altrettanta convinzione vado via”.
Immer wieder beeindruckend,
Immer wieder erheiternd, wie fantasievoll und wortreich ausschmückend versucht wird, Handlungen zu rechtfertigen, die doch letzlich schnöden egoistischen Beweggründen geschuldet sind. Da lob ich mir die Schlanderser Gemeindereferentin Dunja Tassiello, die in der Neuen Südt. Tageszeitung (9. oder 10. April) ihren x-ten Fahnenwechsel schlicht damit begründet, dass mit dem PD bei den kommenden Gemeindewahlen einfach keine Chancen bestünden.
Ob diese Schauspielerin fehlt
Ob diese Schauspielerin fehlt oder nicht, wird niemand merken. Eine Partei, die sich in ihrer Auflösungsphase befindet und spätestens mit dem definitiven Abgang des Patriarchen (keiner lebt ewig) vollkommen aufgelöst werden dürfte. Umso mehr verwunderlich, warum die SVP sich diese als Partner sucht, deren Nähe zu Mussolini, dessen Gesinnung und dessen Abkömmlingen, die sich nie von dessen Credo distanziert haben, erscheint umso fragwürdiger.
Der Südtiroler (Wähler) pfeift vor lauter Dummheit wirklich aus dem letzten Loch.
Faschismus und
Faschismus und Nationalsozialismus waren ein großes Unglück für Südtirol, aber es war weitgehend höhere Gewalt, auch wenn es damals schon Kollaborateure gegeben hat. Jetzt wirft sich die Mehrheitspartei SVP freiwillig in die Arme der Rechtsextremisten.