Nemmeno siamo riusciti a sradicare le macchine che già si vogliono piantare gli alberi. Nella piazza più bella di Bolzano, che sarà appunto ancora più bella senza automobili, circolano diversi progetti molti dei quali prevedono alberi in mezzo o attorno. E se la lasciassimo com’è?
Un bellissimo esempio di progetto urbano, con un equilibrio perfetto tra spazi aperti, volumi, facciate speculari. Geometrie precise, angoli netti, tratti essenziali, arcate che esprimono l’idea razionalista del tempo. Un’atmosfera metafisica, la sera. Quando, se siamo fortunati, la luce della luna infila la quadrifora che dà su via Orazio. Sembra quasi di entrare dentro un quadro di De Chirico. Oppure, che De Chirico entri idealmente dentro la piazza con i suoi manichini, i suoi porticati, le sue scacchiere, i suoi obelischi…
Sopra la libreria Cappelli il bassorilievo celebra il Fascio. Motivi e tratti artisticamente dozzinali che troviamo quasi uguali nelle mille città dell’ex Unione Sovietica: il soldato, il contadino, la madre, l’operaio. Un pezzo di storia trasversale ai due regimi.
C’è chi obbietta che in estate fa troppo caldo e ci vuole ombra. Ma allora siamo nel posto perfetto! Con portici a ovest e portici a nord. Larghi, alti, spaziosi, freschi, tutti muniti di caffè. Nella sola piazza il 20 giugno ne conto quattro. Per non parlare del tratto adiacente, giù verso piazza Mazzini. Ne scelgo uno a caso, mi siedo, ordino un veneziano, sgranocchio l’oliva, spolpo lo spicchio d’arancia, spazzolo tutti i bagigi, ordino un altro veneziano, non faccio a tempo a ghermire i nuovi bagigi che arriva la polizia per via della movida estrema con musica a palla e schiamazzo fuori tempo massimo! Lì intorno quindi non manca nulla, l’ombra e il sollazzo sono assicurati. Ma comunque questi sono dettagli.
E adesso dirò una cosa che di sicuro farà rizzare i rami in testa agli amici degli alberi in piazza: io toglierei addirittura il giardinetto che verso est sbatte contro il famigerato monumento.
Ciò di cui si stava parlando sono gli alberi. Vi immaginate piazza San Marco con un boschetto di tigli? Una fila di cipressi in piazza Navona? E la Signoria di Firenze con le magnolie? No, non ce le immaginiamo! L’albero è nemico della piazza storica (e la nostra lo è): impedisce la vista e snatura l’insieme.
E adesso dirò una cosa che di sicuro farà rizzare i rami in testa agli amici degli alberi in piazza: io toglierei addirittura il giardinetto che verso est sbatte contro il famigerato monumento. Si aprirebbe una vista incredibile verso il Catinaccio e una vista a 360 gradi sui palazzi tutt’intorno. Ho recuperato alcune foto d’epoca. E’ vero, un accenno di giardinetto c’era già allora, alla fine degli anni Venti. Ma allora non c’erano ancora i prati del Talvera che oggi sono un bellissimo parco dove lussureggiano arbusti, cespugli, fiori e ovviamente alberi. Allora, invece, il greto del torrente era solo sassi e ghiaia.
Credo insomma che i tigli sarebbero una sconfitta per piazza Vittoria. Ma anche con i larici non è che si andrebbe tanto meglio.