Sulla sorte del bunker
Perché il bunker Opera 14 di via Einstein a Bolzano, uno dei manufatti cittadini del “Vallo Littorio” (recentemente demolito per lasciare posto a una zona produttiva) non si è potuto salvare? E ancora: per quale motivo Opera 14 non è stata trasformata ad esempio in una struttura museale o in un’esposizione permanente sulla guerra fredda analogamente a quanto fatto con il bunker di Dobbiaco in Alta Pusteria? A queste domande, poste dal consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì, l’assessore della Lega Massimo Bessone risponde: “La Provincia Autonoma di Bolzano ha sempre ritenuto che un certo numero di bunker e opere difensive fossero interessanti dal punto di vista storico e/o architettonico al punto tale da ritenere opportuna una loro conservazione”. A tal proposito la giunta aveva incaricato un gruppo di esperti per valutare queste opere, non solo sotto il profilo architettonico ma anche della blindatura e della fortificazione, così come dell’accessibilità e dell’inserimento nel paesaggio, individuando i manufatti più significativi. Le opere così individuate sarebbero quindi rimaste di proprietà della Provincia, avrebbero goduto di particolare tutela e soprattutto sarebbero state destinate a scopi turistici e didattici.
“Per lo sbarramento Bolzano Sud si sono individuate le Opere 19 e 20 e il caposaldo Predonico Opera 57. Per quanto riguarda invece l’Opera 14 la Provincia non ha ritenuto di farla rientrare nella scelta delle opere da preservare. Nel 2007 infatti - spiega Bessone - il piano di attuazione per via Einstein prevedeva una prima variante che consisteva nella realizzazione di un’area verde, il cosiddetto parco bunker all’interno del rispettivo lotto A9. Dato che la costruzione bellica dal punto di vista architettonico non risultava però particolarmente adatta ad un utilizzo pubblico, come struttura museale o per ristorazione, già allora una prima proposta di progetto presentata dalla ditta assegnataria del lotto aveva ipotizzato la costruzione di una sovrastruttura al bunker”.
Si è poi rinunciato al mantenimento dell’opera con la proposta per la terza variante al piano di attuazione, approvata dalla giunta provinciale nel 2009, in quanto l’area interessata rientrava nella zona di rischio aeroportuale di Bolzano (zona ENAC A). “Infine è stata proposta la demolizione del bunker per avere più spazio disponibile per l’insediamento di imprese”, così l’assessore competente che ha poi riferito sui costi dell’operazione di abbattimento del bunker: l’Ufficio Artigianato e Aree produttive ha disposto la demolizione - definita da qualcuno “una grande fesseria” - per una spesa totale di 217.902,97 euro.
Opera 14 è stata costruita negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale per resistere a un’eventuale invasione da parte della Wermacht di Adolf Hitler, ricorda Urzì nella sua interrogazione. Il bunker, con muri spessi dai due ai quattro metri, apparteneva al Vallo Alpino, noto con il nome popolare di linea “Non mi fido”, un sistema di fortificazioni e sbarramenti realizzati tra il 1939 ed il 1942 per fortificare la frontiera nord, tenuti in parte “attivi” durante la guerra fredda, e poi, a partire dal 1992, dimessi con conseguente smantellamento degli impianti di difesa. “Altre opere fortificate del Vallo Alpino hanno fortunatamente avuto una sorte migliore a dimostrazione che la demolizione non sempre è l’unica strada da percorrere. È il caso del bunker di Moso, trasformato in una struttura museale che promuove la conoscenza storica degli avvenimenti della val Passiria, del bunker di Tel, in val Venosta, già galleria d’arte e del bunker del Passo Palade, Opera 1, che oggi ospita diverse esposizioni come la mostra di minerali e quella fotografica”, conclude il consigliere di centrodestra.
Leggo che qualcuno avrebbe
Leggo che qualcuno avrebbe preferito lasciarlo intatto. Personalmente penso che non proprio tutti gli edifici, in particolar modo quelli di una certa epoca bellica, siano meritevoli di rimanere in piedi. Siamo circondati da musei, da ricordi architettonici, monumenti: non si sentirà di certo la mancanza di un blocco grigio in mezzo al nulla. Ho pure letto che qualcuno avrebbe preferito espropriare campi incolti o frutteti: perché occupare altro suolo verde, quando si può benissimo recuperare dalla demolizione di una struttura fatiscente e inutile?
PS non comprendo questa protezione verso edifici di guerra. Sarà la nostalgia dei conflitti?