"Mi candido ma non mi dichiaro"
Nella documentazione necessaria alla candidatura su una lista elettorale, in Alto Adige-Südtirol è ancora necessario presentare la dichiarazione di appartenenza linguistica: italiana, tedesca, ladina. E questo principio vale per tutti, anche per chi magari ha genitori di due lingue diverse o per chi, venendo da un altro paese ed essendo di un'altra madrelingua, è costretto comunque ad aggregarsi ad uno, e ad uno soltanto, dei tre gruppi previsti dallo Statuto di autonomia.
All'inzio degli anni Ottanta l'obbligo della dichiarazione di appartenenza venne introdotto contestualmente al censimento. Alexander Langer e associazioni come Convivia praticarono e predicarono al riguardo una strenua forma di obiezione di coscienza. Per Langer questo tipo di “schedatura” non era altro che la riproposizione, mutatis mutandi, delle opzioni introdotte alla fine degli anni Trenta per costringere la popolazione a “decidere” in modo irreversibile la propria identità.
Oggi del tema si parla poco, e quasi nessuno – ormai – spinge la propria contestazione fino a mettere a repentaglio la partecipazione a un concorso pubblico, l'iscrizione a una graduatoria utile per trovare lavoro o un alloggio dell'edilizia agevolata. Diritti che non potrebbero essere esercitati senza, per l'appunto, una previa dichiarazione di appartenenza linguistica.
Probabilmente Lidia Menapace è rimasta l'unica a dare ancora battaglia su questo fronte. Menapace è infatti presente al sesto posto della lista di Rifondazione Comunista, ma non avendo presentato la propria dichiarazione di appartenenza linguistica è chiaro che verrà comunque depennata. Un fatto del quale lei è peraltro pienamente, e anche tranquillamente, consapevole: “Beh, diciamo che io posso permettermelo. Sono arrivata ormai a un'età che mi consente di non avere soverchie preoccupazioni per il mio futuro e non temo che mi vengano negati altri diritti”. Si tratta dunque solo di perseverare solo per partito preso, a scopo di mera testimonianza? “Guardi, personalmente non avrei niente da dire su una raccolta di dati che fosse anonima. Quello che mi turba, quindi, è che la dichiarazione sia nominativa. Questo significa che ognuno potrebbe essere identificato e sottoposto ad ulteriori controlli, con un'evidente lesione della sfera privata”. Ma allora perché – le chiedo – la contestazione della dichiarazione di appartenenza non è più un tema di discussione pubblica, perché insomma gesti come i suoi sono diventati col tempo sempre più isolati? “Finché non riconoscono minacce concrete, le persone non ci pensano e firmano tutto quello che c'è da firmare. Quando invece vengono meno le garanzie democratiche, quando cioè la mano dello Stato si fa pesante e la raccolta d'informazioni sulla vita privata dei cittadini diventa uno strumento di controllo sociale, allora la percezione del rischio connesso a simili pratiche si acuisce”. Uno scenario, par di capire, che potrebbe realizzarsi in modo strisciante anche in futuro. Ed è per questo che Lidia Menapace ha deciso, ancora una volta, di non smettere di metterci in guardia.
Più oltre, è Gianfranco Maffei (Rifondazione Comunista) a precisare il senso di questa scelta che, ancorché individuale, non vuole certo restare solo simbolica: “Volevamo rimettere al centro del dibattito politico la questione, si tratta di una prospettiva che non possiamo dimenticare o far dimenticare. Il fatto che molte persone si siano assuefatte all'esistente non è un buon motivo per desistere. Abbiamo in mente una società in cui deve prevalere il merito, al di là di ogni appartenenza. E poi, con i moltissimi cittadini di altri paesi che ormai vivono qui in modo stabile, quale senso può avere perpetrare la finzione delle aggregazioni ai tre gruppi storici residenti?”.
Dichiarazione appartenenza linguistica
Quando mi sono trasferito a Bolzano non sapevo cosa fosse la dichiarazione di appartenenza linguistica. L'ho scoperto recentemente insieme alla notizia che dovrò aspettare 18 mesi per ottenerla. Fino a questa scadenza sarò un residente di serie B con meno diritti rispetto agli altri. La ma colpa è stata non aver espletato questo adempimento entro un anno. Solo adesso però il personale dell'ufficio anagrafe mi ha spiegato quasi con compiacimento di cosa si tratta. Vorrei escludere l'ipotesi che una punizione così severa nasconde un atteggiamento ostile verso i forestieri. Ma non riesco.
uno a zero
Nel derby sudtirolese tra Comunisti Italiani e Rifondazione, quest'ultima passa in vantaggio. Come riusciranno i CI a pareggiare il conto, ora che purtroppo Margherita Hack non c'è più?