Buona politica e ruolo dei media
Giornalmente assistiamo allo spettacolo di lotta politica attraverso i media. Si tratta di una sit com che non finisce mai, inscenata nei diversi salotti televisivi ed attraverso i social media. Mettono in scena i rispettivi leader ed i loro seguaci, con una misurata presenza dialettica per assolvere alla political correctness ed un pizzico di estro per aumentarne la spettacolarità. L’occasione del prime time è ghiotta per piazzare con enfasi emotiva – quelli che ci riescono - il ritornello programmatico-identitario del proprio partito, partitino o movimento oppure per far notare che gli ospiti di turno sono comunque dei protagonisti della scena politica, forse fin troppo interpreti del ruolo di parlamentari navigati e, più che riflessivi, sempre pronti a prendere la palla al balzo quando si profila la possibilità di formare una maggioranza governativa diversa da quella attualmente insediata.
La politica inscenata nei salotti televisivi
Nei loro interventi i rappresentanti politici inanellano una sequenza più o meno già vista di celebrazione dell’ego, di denuncia dei problemi sociali ed economici, reali o pretestuosi, di evocazione della propria capacità di rimediarvi con soluzioni semplici, di promesse facili e di visioni da favola, di accuse agli avversari e, purtroppo spesso ai nostri tempi, di delegittimazione delle istituzioni e delle regole. Ci sono, per fortuna, trasmissioni che propongono riflessioni pacate ed utili e cercano di intavolare discorsi seri sul futuro del paese. I format si moltiplicano e sono stati in parte rimodulati per garantire contenuti di qualità, facendo anche delle concessioni alla spettacolarizzazione della politica. Ma ci sono anche trasmissioni con un taglio strategico più spinto, nella consapevolezza di essere il riferimento informativo di un target di elettori ed elettrici precisamente individuato, che per scelta consapevole accendono determinati canali tv.
La rappresentazione dal vivo del dibattito tra gli ospiti di queste arene virtuali accentua la competizione. Chi è meno loquace e avido di visibilità viene facilmente spiazzato dalle dinamiche della discussione, anche se avebbe da dire cose importanti. La conduzione delimita gli interventi perchè in una serata si devono affrontare almeno cinque problematiche diverse, distinguendo tra quelli da mettere bene in evidenza e quelli residuali. Se l’interazione tra gli ospiti si accende, si vedono duellanti sbraitare ed interrompersi a vicenda nonché fare gesti plateali di dissenso oppure commenti acidi in sottofondo. Questo fa parte della drammaturgia necessaria per inchiodare gli spettatori nei loro divani. Diverbi tra gli ospiti e chi conduce la trasmissione e vicendevoli prevaricazioni aggiungono momenti di creatività ai format, il cui obiettivo è comunque quello di valorizzare la performance.
I nuovi canali digitali di comunicazione rappresentano uno strumento affascinante ed efficace per trasmettere in modo unilaterale il proprio messaggio politico, sofisticatamente elaborato secondo le regole del marketing e delle tecniche di persuasione per plasmare l’opinione pubblica ed i target dell’elettorato su cui i partiti o singoli leader puntano per allargare il consenso. Nei canali tv viene dato ampio spazio a varie personalità di partiti, partitini e movimenti o di aggregazioni degli stessi, avendo sempre presente che è molto importante l’audience oltre a soddisfare le ambizioni di visibilità di chi conduce la trasmissione. Il prezzo da pagare è una certa accondiscendenza alla performance messa in atto dagli illustri ospiti.
Canali di informazione come strumento di influenzamento
Seguire la discussione su un canale tv corrisponde già ad una scelta di campo. Si può optare per format, in cui si rispettano maggiormente le regole per garantire un confronto alla pari tra i diversi schieramenti politici, e tipi di setting in cui prevale chiaramente l‘obiettivo di piazzare e promuovere una certa lettura degli avvenimenti, della performance della politica e delle istituzioni. In questo secondo caso non si ambisce ad analizzare ed interpretare il conflitto politico per tracciare un percorso verso posizioni rispettose degli interessi della comunità e verso quel senso comune che, come catalizzatore dell’agire politico, dovrebbe contraddistinguere una società consapevole dei propri valori portanti. Con l’aiuto di ospiti ed inviati viene piuttosto servita una interpretazione di parte, sulla quale vengono abilmente fatti convergere informazioni veritiere e parziali, congetture ed insinuazioni, opinioni ed emozioni che, nell'insieme, costituiscono un mix ingegnoso di influenzamento dell’opinione pubblica.
Accentuazione mediatica della contrapposizione degli schieramenti politici
Gli aspetti tecnici degli interventi sociali, economici e fiscali sono molte volte troppo complessi per addentrarsi e rendere possibile che il pubblico davanti ai televisori riesca a captare il disegno nel suo insieme e la portata di singoli interventi sbandierati dai partiti, per cui necessariamente vengono solo abbozzati. L’incompletezza della rappresentazione della realtà facilita, poi, l’operazione di assorbimento da parte della politica. La realità e l‘interpretazione della stessa in chiave prospettica, per quanto in concreto possano essere complesse, vengono fagocitate da un disegno politico propagato con grande foga e dispendio di energie e di risorse. Il risultato è una spaccatura dell’opinione pubblica, apparentemente deideologizzata, con fazioni contrapposte arroccate rispettivamente su convinzioni così profonde che non si riescono a portare in superficie le distorsioni concettuali e dei valori.
Allo stesso modo anche l’informazione nei giornali fa fatica a mantenere un certo distacco dai poli di interesse e dagli schieramenti politici. Si può osservare che i giornali si limitano a pubblicare prese di posizione fornite dai partiti e dai loro esponenti. Molte volte manca una valutazione critica dei fatti e dell’operato degli esponenti politici appartenenti ad una fazione con cui simpatizzano. Dove invece si riscontra qualche voce in controtendenza rispetto alla linea dettata dagli stakeholder questa è relegata alle colonne marginali delle pagine interne. Soprattutto in alcuni quotidiani è raro trovare articoli che mettano sotto i riflettori le vicende politiche da diversi punti di vista. Si nota ormai un sovraffollamento di opinionisti spavaldi che si mettono al servizio per assecondare ed amplificare il diktat strategico-politico degli shareholder.
I salvatori della patria annaspano quando si arriva al dunque
È un rituale stancante assistere a politici e politicanti che sbraitano per rimarcare che loro sono gli unici che possano salvare il paese dall‘inesorabile degrado, in cui questo è stato lanciato dalle coalizioni nemiche che hanno governato prima di loro. E lo è in particolare quando si ha la sensazione che né gli un né gli altri siano in grado di affrontare i problemi veri e portare avanti soluzioni efficaci e lungimiranti. Come si fa a perdersi nell’attuale discussione sulle misure della legge di bilancio in mille rivoli e tirare fuori ogni giorno nuove ipotesi di intervento che l’opposizione con immensa soddisfazione straccia sia dal punto di vista dell’impatto reale che dell’approccio concettuale e degli effetti sull’elettorato? Che senso ha porre degli aut aut su punti come reddito di cittadinanza e quota cento che, lanciati senza paracadute, si potranno e si dovranno ritarare affinché diventino elementi di un disegno strutturale organico?
Mancanza di visione strategica ed attivismo autolesionistico
Taluni si rendono conto che la loro appassionata filippica contro nuove tasse non è altro che un tentativo maldestro di procurarsi visibilità a scapito di un’azione compatta del governo, in quanto è stata subito contraddetta dalle misure che emergono dalle prime ipotesi di manovra? Agitare le manette contro gli evasori per far affermare il peso della maggioranza dei seggi in parlamento è un esempio lampante della mancanza di visione strategica: Si cerca il coup de theatre invece di avere la modestia di approfondire con calma una questione scottante come il sistema fiscale e le innumerevoli pratiche di elusione e di evasione. Questo è puro autolesionismo: Rende impossibile l’avvio di un discorso serio sull’argomento e rendo vano, sull’onda delle proteste che si è subito levata, l’introduzione di misure con cui lo stato riesca a riprendere in mano le redini del gioco. Probabilmente tali atteggiamenti, se consociati ad un diktat di omologazione nei confronti del PD, renderanno inutili tutti gli sforzi compiuti per aprire una nuova pagina politica. Sembra trasparire l‘ostinato messaggio, se io devo soccombere, trascino giù anche voi. Forse la sostituzione del leader M5S, per quanto improbabile, potrebbe salvare le prospettive di rilancio dello stesso Movimento e della nuova compagine di governo.
Dopo la disfatta dell’alleanza PD e M5S in Umbria aumenta la pressione sul governo. La triade Salvini, Meloni, Berlusconi non vede l’ora di strappare dal calendario l’ultimo foglio del 2019 e di andare a votare in Emilia-Romagna, Toscana e via dicendo. Per Renzi il voto in Umbria è un incentivo per intensificare il lavoro di delegittimazione del Presidente del Consiglio dei ministri Conte e preparare la sua sostituzione e lo farà a prescindere dalle opportunità strategiche che richiederebbero piuttosto di serrare le fila e concentrarsi sull’elaborazione di una manovra di bilancio concreta, seria e condivisibile per larga parte dell‘elettorato.
Fare programmi concreti e saperli comunicare
Se gli spazi di manovra sono pochi per la manovra finanziaria da approvare entro il 2019, PD e M5S pongano le basi per la ripresa economica, il riavvio dei progetti infrastrutturali bloccati, il sostegno delle famiglie, la creazione di nuovi posti di lavoro, la tutela dell’ambiente e la messa in sicurezza delle scuole e del territorio e presentino un piano convincente di sviluppo per ogni anno che segue. Senz’altro non mancano gli esperti e le esperte per elaborare programmi solidi e lungimiranti. Serve urgentemente qualcuno che li presenti e che sia in grado giorno per giorno di creare convinzione e passione attorno ad essi dimostrandosi un fautore autentico di valori come serietà, legalità, solidarietà e difensore strenuo del bene comune, della trasparenza e del rispetto delle istituzioni. Un buontempone riesce a far convergere momentaneamente le varie anime di un partito, ma probabilmente poi fa fatica ad imprimere una linea coerente alla squadra attorno ad un progetto politico comune. Un populista coglie le emozioni della gente e si trastulla nella veste di condottiero incontrastato, ma inizia ad inciampare nell’impostazione delle politiche perchè affronta i problemi con superficialità ed in un’ottica di breve respiro. Come a lui, anche al rottamatore non manca la grinta, ma gli fa difetto l’irruenza e l’approssimatezza con cui persegue i suoi obiettivi - senza peraltro condividerli con la propria squadra - e la tendenza a suddividere gli interlocutori in chiave machiavellica in amici e nemici.
Rivedere gli strumenti per la formazione dell’opinione pubblica
C’è anche qualcosa da cambiare nel processo di formazione dell’opinione pubblica, se a tale concetto possiamo ancora attribure validità e genuità organica nella nostra società odierna: I partiti hanno preso l’abitudine di presentarsi, rispettivamente sottolineando sempre la contrapposizione con quelli concorrenti, come unici detentori del bene pubblico e di inasprire sempre più la contesa delle poltrone all’interno della stanza dei bottoni. Con la riduzione del confronto politico su due formazioni contrapposte, alle quali sono affiliati partiti minori, si è creato per cittadini e cittadine un meccanismo tanto semplice quanto riduttivo dell’osservazione della scena politica e delle problematiche da risolvere nonché della valutazione degli attori.
La predominanza dei partiti ha assunto una dimensione tale da risultare una vera e propria prevaricazione del ruolo della cittadinanza, alla quale è assegnato il ruolo di sovrano. Cittadini e cittadine hannno accettato di buon grado la delega ai partiti del compito di esaminare i fabbisogni della comunità, di sviluppare soluzioni adeguate e rispettose dei valori della stessa nonché di trovare compromessi tra interessi contrapposti che tengano conto delle prospettive di sviluppo in termini di sostenibilità sociale.
Media appiattiti a specchio dei partiti
Contrariamente alla loro vocazione di raccolta ed analisi critica delle informazioni e di sostegno di una dialettica produttiva e proattiva tra scuole di pensiero e gruppi sociali, i media si sono sempre più appiattiti a mero specchio della contrapposizione tra chi si contende il potere. Il quadro informativo che offrono al vasto pubblico rafforza la rappresentazione semplicistica della realtà da parte dei partiti riproponendo le chiavi di lettura che questi forniscono. In questo modo avvallano la mistificazione concettuale, secondo cui gli elettori e le elettrici possono soltanto scegliere, quale delle due fazioni sostenere. Il quarto potere sembra almeno in parte esautorato ovvero messo al servizio di altri poli di interesse. Il vero ruolo dei media, invece, sarebbe quello di sostenere la cittadinanza nel compito di far emergere i bisogni sociali e di fornire strumenti di cognizione e di analisi per la valutazione delle proposte dei partiti. Oggi le scienze e le tecnologie di comunicazione hanno raggiunto un livello di maturazione da permettere analisi approfondite ed il confronto di una moltitudine di sfaccettature della realtà e degli interventi messi in atto a livello politico.
Rafforzare i meccanismi di democrazia deliberativa
Più che di una, l’ennesima, riforma elettorale il paese avrebbe bisogno di un riesame critico dell’etica del fare che caratterizza la società e di impostare meccanismi più efficaci di democrazia deliberativa. Quest‘ultima costituisce una parte centrale della democrazia perchè afferisce a quel processo delle volte complesso di individuare le soluzioni dei problemi e di verificarne gli aspetti di contesto e di impatto prima di passare ad una decisione, possibilmente condivisa.
Tornando all’affermazione senz’altro condivisibile che assistiamo molte volte ad una contrapposizione sterile di affermazioni di superiorità dell’una o dell’altra fazione politica possiamo quindi rimarcare che abbiamo bisogno dei media – ma un contributo significativo può essere fornito anche da altre istituzioni - come istanza super partes che renda più trasparente e di nuovo proficua la dialettica politica e permetta alla società digitale di crescere nella consapevolezza. La competenza, l’affidabilità e la coerenza di un partito e del suo programma va misurata con criteri oggettivi e non è desumibile dal numero di bandiere che sventolano e di likes sul sito oppure dal volume della voce e dalla performance del leader. Più i partiti si scannano tra di loro, più diventa palese l’assenza di criteri di valutazione e lo smarrimento di un quadro di consapevolezza culturale e civica.
Decenni dopo aver abbandonato la conventio ad escludendum nei confronti della destra postfascista e del Partito Communista, nell’attuale constellazione di partiti secondo il loro punto di vista „incompatibili“ tra di loro gli farebbe bene una sperimentazione della conventio ad includendum vigente in Svizzera, dove i primi quattro partiti hanno diritto di rappresentanza nel Bundesrat, come si chiama il governo.
Danke Karl für diesen Betrag.
Danke Karl für diesen Betrag. Die Rolle der Medien und deren Wirkkraft auf die öffentliche Meinung kann nur durch starke Impulse aus der Zivilgesellschaft positiv verändert werden. Ein Politikverständnis welches allein dem Selbsterhaltungstrieb bzw. dem Gesetz "Machterhalt/Machtverlust" der Parteien gehorcht, erschwert dies sehr. Eine schattierungsfreie Schwarzweißmalerei ist einem durch Vernunft regulierten öffentlichen Diskurs nicht dienlich.