Qualcuno lo ha definito
un inizio “soft” ma in realtà si è trattato di una mossa molto tattica. Al suo primo appuntamento ufficiale da presidente della BCE, Christine Lagarde ha partecipato a
una serata in onore di Wolfgang Schäuble, l’ex ministro delle finanze tedesco, il super falco campione della parità di bilancio tedesca e spesso critico delle politiche monetarie della BCE di Mario Draghi. Nulla di soft ma un primo tassello di una offensiva diplomatica verso l’establishment e il pubblico tedesco.
Non so che tipo di presidente BCE sarà Lagarde, né se si guadagnerà il prefisso “super” come il suo incomparabile predecessore. Quello che so, per esperienza diretta, è che lavorare con lei equivale ad accettare una sfida continua: pretende moltissimo da tutti i collaboratori, esige una cura estrema dei dettagli, dossier precisi e un’attenzione ferrea, mentre la sua non diminuisce mai, neppure dopo lunghi viaggi intercontinentali. Ho visto leader abbattuti dal jet-lag appisolarsi ai tavoli di lavoro. Mme Lagarde, mai, neppure uno sbadiglio.
E, proprio per averla vista in azione da vicino per sette anni al Fondo monetario, sono convinta che potrà aiutare l’eurozona in maniera decisiva, e non soltanto formale, in alcune aree cruciali per il nostro futuro, tre in particolare.
Proprio per averla vista in azione da vicino per sette anni al Fondo monetario, sono convinta che potrà aiutare l’eurozona in maniera decisiva, e non soltanto formale, in alcune aree cruciali per il nostro futuro, tre in particolare.
Disgelo con la Germania.
Le critiche alle politiche di Draghi
continuano durissime tra gli economisti e i media tedeschi, ma qualcosa si muove. Lagarde sa che la politica monetaria, grazie a Draghi, ha fatto molto, probabilmente tutto quello che poteva fare per aiutare l’economia europea. Ora, come lui stesso ha ripetuto più volte, serve un decisivo contributo degli stati per dare una svolta alla crescita. E questo vale soprattutto per la Germania, dove alcune voci autorevoli si stanno alzando per dire che è ora di rivedere la politica del pareggio di bilancio (la Schwarze Null) per investire infrastrutture, nuove tecnologie, lotta al cambiamento climatico. Secondo Bloomberg,- dal capo della Confindustria tedesca BDI,
Dieter Kempf, all’architetto del “freno costituzionale” al debito,
Christian Kastrop, al capo economista del ministero finanze, Jakob von Weizsäcker, che, secondo Bloomberg, ha avviato una lenta,
ma inevitabile rivoluzione contro la Schwarze Null.
Un importante segnale di disgelo è poi la recente nomina da parte di Berlino al direttivo BCE di
Isabel Schnabel - una stimatissima economista, lontana dall’ortodossia della Bundesbank cui finora avevano fatto riferimento tutti i rappresentanti tedeschi del direttivo, tre dei quali hanno lasciato l’incarico per protesta contro Draghi. Ottima comunicatrice, Schnabel non ha esitato a criticare su Twitter gli attacchi di politici e giornali tedeschi contro la BCE, anche quando lei stessa era (costruttivamente) critica. Schnabel e Lagarde potrebbero formare un duo pragmatico pronto a cogliere e discretamente sostenere i segnali di cambiamento in Germania, cosa che a sua volta potrebbe aiutare una normalizzazione della politica monetaria BCE.
Schnabel e Lagarde potrebbero formare un duo pragmatico pronto a cogliere e discretamente sostenere i segnali di cambiamento in Germania, cosa che a sua volta potrebbe aiutare una normalizzazione della politica monetaria BCE.
Lagarde potrà sfruttare al meglio queste aperture. Le doti che tutti le riconoscono non sono soltanto di facciata: rivelano una innegabile capacità di mettersi nei panni dei suoi interlocutori e una genuina voglia di trovare soluzioni comuni. Ai funzionari del Fondo, brillanti economisti sempre un po’ tentati di mettersi in cattedra e spiegare ai ministri delle finanze cosa devono fare, Lagarde nei meeting preparatori chiedeva: bene, facile per voi a dirsi, ma come possiamo aiutare il ministro a trovare consensi per queste misure? Quanto sono realistiche le nostre proposte? In un direttivo BCE profondamente diviso dalle ultime decisioni, queste doti possono rilevarsi fondamentali per creare un consenso sui prossimi passi.
Lagarde ha già cominciato la sua offensiva in Germania, dichiarando allo
Spiegel di aver iniziato a studiare la lingua di Goethe cosi da poter “forse, un giorno, spiegare in tedesco cosa sono i tassi di interesse negativi!” Ha anche acquistato un libro di ricette di Francoforte! Quale onore più grande a un pubblico tedesco da parte di una francese?
Comunicazione.
Non credo che nessuna banca centrale abbia mai avuto un leader con un potenziale così alto per poter comunicare con un vasto pubblico. La sua facilità di comunicazione — diretta, semplice, ma mai banale - nel parlare in pubblico e nelle interviste può avere un’enorme influenza positiva per un’istituzione vista solitamente come lontana dai cittadini, se non ostile. A suo agio sia con i giornalisti economici che
nei talk-show americani a Davos come tra le ONG nel sud del mondo, Lagarde ha detto al Parlamento europeo che “gli analisti finanziari sanno già tutto, la mia priorità sarà quella di parlare ai cittadini europei,” spiegando, ad esempio, lo scambio tra costi e benefici di politiche che spesso hanno effetti solo nel lungo termine. Se riuscirà a sfruttare questa dote e usarla al meglio questo compito fondamentale che Lagarde sembra intenzionata ad assume non sarà sicuramente ininfluente.
Uno sguardo globale.
Basterà questo per ridare impeto al’eurozona? No. Alla BCE ci vorranno politiche monetarie all’altezza delle sfide che verranno. I governi, tutti, dovranno rispondere e mettersi in gioco molto più di quanto non abbiano fatto finora. La Commissione von der Leyen dovrà mettere in agenda la creazione di una politica fiscale comune. Ma la politica europea ha ora una marcia in più. Lagarde, profondamente francese e convinta europeista, ha passato gli ultimi sette anni guardando il mondo non da Bruxelles, Parigi o Francoforte, ma da una prospettiva globale, osservando da vicino trasformazioni radicali come quelle della Cina, solo per citare un esempio. In un’ Europa contorta su se stessa tra crisi dell’euro e Brexit, Lagarde non perderà di vista l’imperativo categorico che solo un’Europa unita può affrontare le sfide globali - dalle crisi finanziare al cambio climatico. Rimboccandoci le maniche, senza distrazioni o sbadigli.
Simonetta Nardin, gebürtige Boznerin, hat 20 Jahre lang beim IWF in Washington gearbeitet, zuletzt als Chefin des Pressebüros. Sie kehrte letztes Jahr in die Heimat zurück und arbeitet z.Z. im Kommunikationsbereich. Sie wird ab sofort öfters für salto.bz über Wirtschaftsthemen schreiben.