Il giorno dopo la sconfitta al referendum Caramaschi era già lì che pensava a nuove soluzioni. Incontrava Kompatscher, blindava i 40 milioni della Provincia, pensava oltre. Non si è attaccato al tram come all'unica possibile soluzione di trasporto pubblico, ma ha valutato le ipotesi di un metrobus potenziato e di nuovi autobus a propulsione verde. Tutte opzioni meno valide. Però comunque opzioni e uno sguardo oltre. Il nuovo orario della linea 131, a partire dal 15 dicembre, prevede una cadenza di bus da 18 metri ogni 15 minuti. Vedremo.
A proposito di Caramaschi si è letto di “dimissioni”, “candidato improponibile”, “uomo politicamente bruciato”. Incredibile.
Tenetevi stretto un amministratore così. Un lavoratore, una persona che ha creduto in un progetto, che ci ha investito del suo. Io purtroppo non lo potrò votare perché risiedo altrove. Ma confermerò, per quel poco che conto, il sindaco di Appiano Wilfried Trettel, che ha lanciato il bellissimo progetto di bici elettriche e che continua a credere nel tram, almeno per quanto riguarda l'Oltradige. Anche in questo caso vedremo se si tratta solo di parole.
Il Comitato per il referendum, inizialmente presentatosi come “occasione per informare la cittadinanza” e neutrale, si è ben presto configurato come il Comitato per il No. Promosso da bolzanini stanziali che non pendolano da e per la città, (correggetemi se sbaglio, arrivo a tali conclusioni per avere seguito il dibattito sui media), non ha mai proposto vere alternative ma molti argomenti farlocchi: il tram come ferroso e rumoroso (argomento presto abbandonato perché insostenibile di fronte agli attuali silenziosissimi tram); i cavi e i pali di mezzo (salvo poi proporre il filobus con gli stessi difetti); il fatto che non collegasse, ad esempio, Oltrisarco per andare all'ospedale (come se dovesse sostituirsi a Sasa); i costi, (come se, ad esempio, Ora e Brunico avessero avuto i loro tunnel gratis e non fosse ora di battere il pugno anche per il capoluogo, unica città a non avere una circonvallazione). C'erano poi quelli che magnificavano la bicicletta, come se in gennaio muoversi da Appiano e con i bambini fosse cosa facile. Eccetera.
Il Comitato per il referendum, inizialmente presentatosi come “occasione per informare la cittadinanza” e neutrale, si è ben presto configurato come il Comitato per il No.
Ma l'argomento più egoistico, incredibile e trasversale sbandierato come toccasana dai Signornò è stato questo: FAHRVERBOT per i PENDOLARI, blocchiamo le loro auto all'ingresso della città. Si badi bene: non DIVIETO di accesso ai TURISTI e alle loro auto, ma ai PENDOLARI.
Tout court. Senza nemmeno avere fatto questa premessa: diamogli prima parcheggi e mezzi pubblici funzionanti.
Come se quei rompipalle dei pendolari si divertissero a raggiungere il capoluogo alle 7 e 30 di mattina per timbrare il cartellino all'Azienda sanitaria o per tenere lezione al Liceo Carducci. Per arrancare in una città dove è stata accentrata un'intera provincia senza il loro consenso.
Ma per fortuna c'è speranza. Giovani che non hanno paura di un cantiere che gli disturba la siesta.
Ma per fortuna c'è speranza. Sono i giovani interetnici che, in una conferenza stampa comune, dalla Svp ai Verdi alla SF, hanno detto forte che sono per il tram. Per qualcosa che si muova. Che muova la città. Giovani che non hanno paura di un cantiere che gli disturba la siesta.