Dunque qualcuno ha provato a stravolgere il Kurhaus, uno dei pochi gioielli architettonici di Merano\ Meran usando come grimaldello per l’operazione lo studio di alcuni peraltro qualificati architetti alle prese con una ipotesi di restauro del ristorante inserito nella struttura che si affaccia sul Passirio. Costo, per ora, 40 mila euro di soldi pubblici che non si capisce chi abbia autorizzato e perché.
Ma c’è di più. Francesca Schir, presidente del consiglio comunale di Merano e una delle poche teste pensanti di una Politica cittadina che ha paura anche della propria ombra (come quella benedetta dagli alberi, ammesso che non si abbattano tutti), non la manda a dire.
Sostiene Schir (Team K) che “Merano sempre di più si allontana dai propri cittadini e dai loro interessi, attraverso una costante privatizzazione dello spazio pubblico. Il bene comune, come lo è il Kurhaus, dev’essere tutelato e la cittadinanza deve essere coinvolta nelle scelte che possono cambiare il volto della città”. E ancora: “Non era forse meglio trovare un modo meno dispendioso per i contribuenti, 40.000 euro, e più partecipato per la popolazione di un concorso ad invito di cui nessuno sapeva nulla?”, a proposito del coinvolgimenti di alcuni studi di architettura.
Alla vigilia degli irrinunciabili giorni di Carnevale, i meranesi appaiono un po’ in trance. E che le forze politiche locali non abbiano ancora annunciato se e con chi si potranno alleare per le elezioni comunali di maggio, è un segnale di rinvìo e di prudenza assoluta piuttosto che assunzione di responsabilità. Almeno verso i cittadini dei primi quattro Comuni sudtirolesi (Bolzano, Merano, Bressanone e Laives) dove nessuno dei sindaci in carica può dormire sonni tranquilli.
Il Kurhaus è per noi come il Colosseo (Roma), il Partenone (Grecia) e le Piramidi (Egitto): posti da visitare con sempre maggiore rispetto e sussiego perché patrimonio di ogni abitante del Pianeta Terra
A Merano, invece, un pezzo di Kurhaus rischia di essere stravolto per ampliare gli spazi di un ristorante. Sarebbe bene che coloro che hanno avviato questo iter da aereo più pazzo del mondo (e coinvolgendo fior di professionisti) spiegassero meglio che cosa hanno combinato, comprese le spese affrontate. E poi, magari, valutassero che il Kurhaus è per noi come il Colosseo (Roma), il Partenone (Grecia) e le Piramidi (Egitto): da visitare con sempre maggiore rispetto e sussiego perché patrimonio di ogni abitante del Pianeta Terra.
Ma se questo ragionamento risultasse troppo complesso, sarebbe sufficiente pensare che il Kurhaus – anche il Kurhaus – è come un aereo o una piccola barca che non possono essere allargati, ingranditi e stravolti solo per guadagnare – forse – di più.
Non ci siamo ancora, signore e signori? Allora, pensiamo alla famosa coperta troppo corta che, tirata da una parte, ci lascerebbe scoperti dall’altra.
Certo, non solo il consiglio comunale ma anche e soprattutto la giunta, ovvero il governo della città, avrebbe già dovuto dire la propria. E con autorevolezza, severità se servisse, molta severità se fosse inevitabile applicarla. E invece no. Dalla fine della settimana prossima sarà Carnevale e le scuole saranno chiuse. Laggiù all’orizzonte si intravvede il profilo del Titanic, in navigazione tra i ghiacci. Ma basterà voltarsi dall’altra parte. O no?