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Il Coronavirus “spezza” le fake news

La paura del contagio blocca la diffusione di bufale. Lo dice uno studio dell’Istituto trentino FBK. A Merano intanto il Tappeiner diventa l’ospedale per i casi di Covid.
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Foto: Fbk

Un polo unico per trattare i casi di Coronavirus in Alto Adige. La struttura designata è l’ospedale Tappeiner di Merano, davanti al quale si sta allestendo un tendone per evitare di passare per il pronto soccorso. Ma, poste le misure “operative”, come si sta affrontando la questione-Covid dal punto di vista della comunicazione? Una risposta viene fornita dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento che ha condotto un nuovo studio sulla relazione tra l’evoluzione dell’epidemia di Covid-19 e le dinamiche informative sui social media. L’analisi di questi fenomeni, basata sulle conversazioni pubbliche su Twitter, è ora resa accessibile a tutti attraverso una piattaforma digitale online che permette a ogni utente di approfondire la situazione di ciascun Paese lungo l’intero arco temporale di apparizione e sviluppo dell’epidemia. Cosa emerge? In soldoni: la paura del virus blocca il diffondersi delle bufale.

In dettaglio Manlio De Domenico, fisico dei sistemi complessi e responsabile dell’Unità CoMuNe Lab, a capo del team che ha elaborato il report, spiega che “i dati raccolti tramite l’analisi delle conversazioni su Twitter nel mondo permettono di verificare come, per alcuni Paesi tra cui l’Italia, la Francia e gli Stati Uniti, la diffusione del contagio nei Paesi stessi sia stata preceduta da un aumento rapido e insolito dell’attività di soggetti umani e agenti artificiali, i cosiddetti bot sociali, volta a diffondere informazioni non verificate e ascrivibili a varie categorie di fake news. È possibile pensare a questo fenomeno come a una vera e propria infodemia, ovvero a una propagazione incontrollata di informazioni dalla elevata pericolosità sociale - dice l’esperto -. Una volta che il contagio dalla Cina si è poi diffuso in questi Paesi, all’interno dei Paesi stessi si è assistito a un’inversione di tendenza verso fonti più affidabili. In sostanza, quando l’ondata epidemica arriva nel Paese in questione, si osserva che, forse per paura, le persone tendono a essere più selettive sulle notizie da condividere in rete e si osserva una risalita negli indicatori di affidabilità”.

 

 

E ancora: “L’infodemia presenta caratteristiche molto simili a quelle di un’epidemia, con milioni di utenti ignari di essere esposti a notizie poco affidabili messe in rete da manipolatori sociali non necessariamente umani. Un’analisi ulteriore dei dati disponibili permetterà di individuare molti altri fenomeni che necessitano di una migliore comprensione da parte del mondo scientifico, della comunicazione e dei decisori politici”.

A proposito di corretta informazione un link utile sulle domande frequenti relative alle misure del governo, contenute nel decreto ribattezzato “#IoRestoaCasa”, è reperibile sul sito ufficiale dell’esecutivo. Da tenere a mente anche l’elenco dei “punti per la prevenzione” diffusi dalla Provincia di Bolzano.

Le bufale comunque covano, solo che non riesci a verificarle. Dicono che di contagiato nella nostra provincia c ne siano molti di più, soprattutto tra i giovani, solo che non li segnalano. Dicono che mancano le mascherine tra gli infermieri e dottori sempre qui in provincia. E che un'infermiera sia stata richiamata al lavoro nonostante sia in maternità.
Saranno vere o false? Nel dubbio io quando non lavoro sto comunque a casa. Anche se ho il sospetto di averlo già preso il virus e pure oparecchio tempo fa. Ma forse non lo saprò mai (e non è una cosa negativa)

Di., 10.03.2020 - 17:10 Permalink