“Verso l'obbligo di mascherina”, titola l'“Alto Adige” in prima pagina.
Mi rendo conto di non dire niente di nuovo. Però, in tempi come questi, mi sembra lo stesso giusto parlarne.
In farmacia si vendono mascherine a 10 euro. Ad occhio e croce potranno costarne 1. Mio padre una l'ha comprata, un mio amico l'ha lasciata lì. Quanto costerà a loro, alle farmacie?
Certo, non siamo ai livelli del caso di Pescara. Dove la Guardia di Finanza ha sequestrato mascherine e disinfettanti venduti con un 500% di rincaro: 150 euro per un disinfettante, 49 per la mascherina.
Qualche tempo fa ho comprato della melatonina.
10 euro, ha detto il farmacista. Ma sa...la facciamo noi, ha aggiunto quasi a giustificarsi. L'ho presa e non ho chiesto chiarimenti, perché dietro di me c'era la coda.
Mi piacerebbe sapere dove sta la differenza. Tra quella fatta in casa e quella industriale, quella “normale”, che vedo vendere in internet al 60% in meno.
Leggo su “Altroconsumo” dei farmaci senza ricetta. La tachipirina da noi, in Italia, costa 23 centesimi a compressa, mentre in Francia il farmaco che contiene lo stesso principio attivo ne costa 13 e in Olanda 8. Non è tutta colpa delle farmacie, ovviamente.
E un aneddoto.
Quando vivevo e lavoravo a San Pietroburgo facevo scorta di latte in polvere per neonati. Si badi bene: tutta roba di produzione occidentale, tipo Nestlé e simili. Tornavo sempre in Italia con una valigia piena. Una volta, era l'inizio del 2005, all'aeroporto di Malpensa mi fermano e me la fanno passare sotto il detector. Un finanziere, insospettito da quell'ingente quantità di cilindri metallici, me la fa aprire.
Ne prende in mano uno, lo rigira tra le mani, e mi guarda interrogativamente.
“Sa”, rispondo, “in Russia quello lo pago 8 euro, in Italia il triplo.”
“Capisco”, mi ha risposto.
Ho chiuso la valigia e sono uscito.