Politik | Lo scontro

Arrivederci Roma

Lo strappo con il governo Conte: la Svp vuole regolamentare la fase 2 con una legge provinciale. Dure critiche a Kompatscher & co. ma c’è anche chi li difende.
Arno Kompatscher & Phlipp Achammer
Foto: salto.bz /N.Arrigoni

L’Alto Adige si ribella a Roma. L’allergia al centralismo capitolino rispetto alle misure poco coraggiose (secondo il governatore Arno Kompatscher) decise dal premier Giuseppe Conte per la fase 2, ha raggiunto la soglia della sopportabilità, complici le pressioni delle categorie economiche. Si passa perciò all’azione. Ieri sera (27 aprile), Kompatscher, insieme all’Obmann della Volkspartei Philipp Achammer e al gotha del partito riunitosi in videoconferenza, decide che “l’Alto Adige andrà per la sua strada”. Tradotto: la “ripresa” sarà disciplinata - su proposta dello stesso Kompatscher - da un’apposita legge provinciale. Inammissibili per la Stella Alpina i ritardi nelle riaperture, con lo stop al commercio al dettaglio fino al 18 maggio, e parrucchieri, centri estetici, bar e ristoranti che dovranno attendere fino al primo giugno.

“Un territorio autonomo come l’Alto Adige non può accettare che, anche dopo la fase acuta dell’emergenza, la nostra intera vita sociale ed economica continui per mesi ad essere regolata da centralistici decreti romani di emergenza. Per noi autonomia significa responsabilità. Vogliamo assumerci questa responsabilità soprattutto in tempi di crisi”, ha detto il Presidente alla Rai, aggiungendo di aver deciso inoltre con le alte sfere della Svp, “di porre fine a qualsiasi collaborazione con il governo se la nostra decisione di seguire un percorso autonomo nella fase due non dovesse essere accettata. Ho già commissionato lo sviluppo della legge per la regolamentazione della fase due”. A dare man forte la senatrice Julia Unterberger, la quale lascia intendere che farà valere i tre voti della Svp a Roma per cercare di ottenere maggiore libertà di manovra per l’Alto Adige.

 

Le reazioni

 

Allineati i compagni di banco in Provincia, i leghisti, che rivolgendosi al governo nazionale dicono: “Lasciateci decidere in autonomia del nostro futuro! Sosterremo questa linea con fermezza e chiediamo al governo di tornare al più presto sui suoi passi, lasciando libertà ai governi locali di decidere le modalità di ripartenza”. Affermazioni che rispondono di fatto anche alle sollecitazioni avanzate da Sandro Repetto, consigliere provinciale del Pd, che di fronte allo strappo della Svp con Roma dichiara: “Stiamo scherzando? Ma è la secessione dall’Italia? La Lega non ha niente da dire? Anche se il governo Conte può non piacere, ma è il governo della repubblica italiana! È una questione nazionale, tutti dobbiamo essere uniti per l’Italia!”. 

Stupore viene manifestato anche da Francesca Schir, presidente del consiglio comunale di Merano: “Ho capito bene? La Svp minaccia il Governo? Siamo al Los von Rom? Capisco la necessità di discutere una maggiore discrezionalità a livello regionale e provinciale, ma qui mi sembra che si sia persa la misura (lo dico con un eufemismo)”. Fra le reazioni si registra anche quella, sdegnata, del segretario generale della Uil-Sgk Toni Serafini: “Ho approvato nel 1972 il Pacchetto, Accordo con lo Stato per l’Istituzione della Provincia Autonoma di Bolzano. In questi anni ho sempre convintamente difeso l’Autonomia provinciale, ma ora sono in totale disaccordo nel merito e nel metodo con la decisione divisiva e arrogante SVP. Partito che ricordo non ha neanche la maggioranza assoluta dei consensi. Questo fare da soli è pura arroganza lobbystica”. Dalla parte di Kompatscher invece Francesco Palermo, costituzionalista ed ex senatore della Repubblica che twitta: “Decisione coraggiosa ma giusta. [...] Preparatevi a una impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Peccato che non ci sia stata una riforma dello Statuto (perché non voluta): questo è uno dei tanti temi per i quali servirebbero regole”.