Politik | Partito Democratico

“Meno poltrone, più idee”

Diego Laratta, giovane del PD e presidente del quartiere Gries-San Quirino a Bolzano, commenta la nuova segreteria di Enrico Letta: “Passi in avanti su partito e donne”.
Diego Laratta
Foto: Facebook

Abbiamo perso tanto, la città intera ha perso tanto. Un punto di riferimento per tutti e tutte noi e anche per noi giovani. Sono senza parole”. Reagisce così Diego Laratta alla morte improvvisa di Franca Berti, che fu Consigliera comunale a Bolzano prima con i DS e poi con il PD, nonché (come ricorda Florian Kronbichler su salto.bz) garante dei detenuti: “Ci mancherà la sua bontà d’animo e le sue parole sempre affettuose”. La scomparsa della ex-consigliera ha lasciato sgomenta la politica cittadina e un Partito Democratico che in questo momento, a livello nazionale, sta vivendo una delicata fase di transizione. Domenica scorsa il già Presidente del Consiglio Enrico Letta è stato eletto nuovo segretario dall'assemblea nazionale del partito. A Laratta, giovane democratico e presidente del quartiere di Gries-San Quirino, abbiamo chiesto una valutazione a caldo.

salto.bz: Enrico Letta è arrivato un po' a sorpresa al vertice del PD, come un po' a sorpresa sono arrivate le dimissioni da segretario di Nicola Zingaretti. Se le aspettava?

Diego Laratta: Partendo dall'inizio, abbiamo avuto sorpresa e tristezza per le dimissioni di Zingaretti. È stato un fulmine a ciel sereno. Io l'ho sostenuto e lo sostengo, è una persona capace e consapevole. Il PD è un partito grande, al suo interno ha molte idee e visioni del mondo anche divergenti e questo complica molto i rapporti. Detto questo, Letta sostenne Zingaretti alle primarie 2019, è una persona altrettanto attenta, affidabile e coerente. E domenica l'ho votato in assemblea nazionale. Apprezzo il suo essere sicuro, pacato, lucido. In assemblea ha parlato molto di giovani, di donne, di Next-Generation-EU. Temi da affrontare subito, anche nel partito, più delle poltrone. Il segretario, nel lasciare altri incarichi, ha dimostrato in tal senso una certa intransigenza, un cambio di passo.

Letta sarà un segretario di transizione, che traghetterà il partito verso un congresso più vicino? Tutti entusiasti per quanto tempo ancora?

L'entusiasmo perdurerà nel tempo. E lo auspico per tutti nel partito, anche tra chi con Zingaretti aveva visioni diverse – al punto da dire determinate cose negli organi e poi altre sulla stampa. Spero che il voto dell'assemblea, con pochissimi astenuti e contrari, venga rispettato. Letta stesso ha dichiarato di puntare ad arrivare al 2023, alla scadenza naturale. È un nuovo segretario eletto dall'assemblea nazionale uscita dalle primarie del 2019. Importante in questo senso sarebbe arrivare a un congresso delle idee, anziché parlare di nomi. Parliamo di temi, di idee, di come dev'essere il PD nei prossimi anni, di quali siano le sfide da intraprendere, quali gli obiettivi prossimi. In parte si sta già facendo, ad esempio con le “agorà democratiche” convocate per l'estate dal segretario Letta.

Una dibattito interno con meno nomi o poltrone – e più idee: questo mi auguro sia il futuro del PD.

È stata solo una lotta tra personalismi, o ci ha visto delle questioni politiche, dietro alle dimissioni di Zingaretti? Il PD in questo momento si trova a stringere una sostanziale alleanza (o una prospettiva di alleanza) col Movimento 5 Stelle, soprattutto dopo il governo Conte II, e al contempo è al governo con Lega e Forza Italia sostenendo Mario Draghi. Può reggere tutto questo?

Letta ha detto che il governo Draghi va avanti, un governo di unità nazionale sostenuto nell'ottica della responsabilità di tutte le forze politiche. Abbiamo fiducia in Draghi, non siamo noi ad aver cambiato idea sull'europeismo, ma le forze politiche opposte a noi. Hanno capito che i soldi che arriveranno dall'UE servono.

Trova convincente la prospettiva con i 5Stelle?

Penso che il PD debba dialogare con tutte le forze politiche di riferimento nell'ambito del centrosinistra e cercare di fare una sintesi con chi ci sta. Se il M5S si trova in questo ambito e si ritrova con noi su determinati temi – anche su alcune persone, se si pensa alle scorse regionali – non vedo perché no. Non è facile fare previsioni, ma il PD dev'essere il primo a farsi portatore di un'aggregazione più ampia, senza lasciare alla destra vittorie facili nei comuni e nelle regioni.

 

Il Movimento 5 Stelle e altre micro-scissioni hanno portato nei territori a candidature idealmente affini o addirittura provenienti dal PD – penso per esempio a Elly Schlein. Ci sono evidentemente delle responsabilità nel Partito Democratico, in questi anni.

Già alle primarie del 2019, con l'elezione di Zingaretti, si sottolineò la necessità di dialogo con gli elettori dei partiti più vicini a noi, per convincerli a tornare a votarci, convincerli della nostra affidabilità e del nostro valore. Bisogna dialogare perché se ci si chiude nel proprio stanzino da soli a raccontarsela si resta sempre meno e sempre con meno prospettive. E bisogna ammettere gli errori, ci sono stati e ce ne saranno sempre, però l'importante è sapersi mettere in gioco e mettersi in ascolto, anche verso l'espressione del voto. Se il M5S è arrivato a prendere il trenta e oltre per cento alle politiche del 2018 bisogna farsi delle domande. Con Zingaretti si è fatto molto in questo senso, si è ripresa in mano la barra del PD: quello del 2018 non è certo quello del 2021. Lo trovo molto migliorato: prima era un partito perso, che discuteva tutti i giorni solo sui giornali.

A livello di temi, su cosa c'è stato un cambio di rotta?

Parlo soprattutto della questione gestionale del partito e secondo me si è visto. Certo, anche sui temi sono convinto ci siano stati dei passi in avanti. Bisogna però discuterne, aprire quel congresso delle idee che Zingaretti aveva in mente, non solo a livello di gruppo dirigente, ma soprattutto tra la base e i circoli del PD, le persone in tutto il paese che con le proprie idee reggono il partito. A livello locale, il PD c'è ed è forte.

In questi anni ci sono stati movimenti di piazza, quali i Fridays for Future e le Sardine. Di entrambi lei è un esponente. Sull'ambiente però il PD non pare convincere nemmeno i suoi più importanti rappresentanti: il sindaco di Milano Beppe Sala ha scelto di passare ai Verdi europei.

La scelta di Sala non l'ho compresa completamente, non ho ben capito quali reali motivazioni lo abbiano spinto a cambiare partito, e comunque sarà curioso vedere con quale compagine si presenterà alle elezioni di Milano. L'ho vista più come una strategia elettorale. Certo, sulla questione ambientale non si può dire che il PD sia mai stato in prima fila. Ha però una visione coerente sin dalla sua nascita: non ha a cuore la questione ambientale solo quando i giovani scendono in piazza. Non dico che il PD non abbia sbagliato nulla, ma ha tenuto alta l'attenzione su questo tema a livello nazionale. E a livello locale, basti pensare che Bolzano è una delle città più ecosostenibili d'Italia e il PD ha contribuito a renderla tale. Qui ovviamente c'è una componente ambientalista più forte, con i Verdi abbiamo un'ottima collaborazione. C'è più spazio di manovra, altrove meno.

Un'altra questione posta da Enrico Letta nel suo intervento all'assemblea nazionale, già emersa nelle settimane precedenti, è quella di genere. I segretari e i presidenti del Consiglio espressi dal PD sono sempre stati uomini, tra i suoi presidenti di regione al momento non ci sono donne. Anche in Alto Adige, segretario, sindaco di Bolzano e consigliere provinciale sono uomini. Come vede, da giovane uomo, la scarsissima presenza delle donne nel suo partito?

L'assemblea nazionale è stata aperta dalla presidente Valentina Cuppi, con accanto le due vicepresidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani. Devo dire che quest'immagine mi ha emozionato: è stato bello vedere, nei minuti in cui è durata, l'immagine di queste tre donne che tenevano in mano il partito nel momento in cui mancava il segretario. Spero che il PD riesca a dare la giusta rilevanza alle donne, senza dover ogni volta ripiegare su una decisione maschile. È un tema urgente, che dev'essere affrontato in maniera seria. Enrico Letta l'ha ribadito nel suo discorso: “Qui ci dovrebbe essere una donna al posto mio, invece ci sono io”. È una frase forte che riassume cosa penso e pensiamo tutti. Sono convinto che supereremo presto queste barriere. È un problema che va affrontato dalla società, ma il PD dev'essere il primo e più convinto portatore di questi ideali.

Comunque, pur riconoscendo il problema, Letta alla fine il posto" lo occupa...

Vero però che l'ha riconosciuto e non era affatto scontato. Sfido un altro segretario di partito a dire una frase del genere, molto forte anche se certamente contiene una contraddizione. Letta, avendo pronunciato questa frase, confido lavorerà tenendola a mente. Questo mi rassicura, al momento, anche se chiedo di più. La strategia è guardare al futuro e cambiarlo.

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Michele De Luca Fr., 19.03.2021 - 13:47

Dichiarazioni un po' ingenue e di massima elevazione fuffesca di un baldo giovine che ben presto si accomoderà magari su di una seggiola di qualche società partecipata come hanno fatto illustri suoi colleghi di partito o relativa figliolanza, giovani o meno giovani, in un sistema ben rodato dove spesso la competenza non conta davvero nulla ma solo l'appartenenza ad un partito o singola corrente di partito. Dai, non siamo mica giocondi, né fessi... Forse poi non si è ancora capito che delle storielle interne di quel partito, come degli altri, non importa nulla a nessuno (le storielle con la "polpa" invece non vengono invece quasi mai a galla), ma di cui si riempiono paginate e paginate sui giornali, che poi magari si chiedono perché c'è un calo continuo di vendite, ma è un'altra storia. Del PD, da tempo si può dire che sia l'acronimo di PartitoDemolito. La recente assegnazione di importanti cariche in fondazioni e banche a livello nazionale (non è che localmente sia diverso, è solo il fatto che qui la si fa col bilancino della proporzionale etnica) è significativa di come l'appartenenza al partito serva solo ed esclusivamente a fare carriera. Poi ci saranno pure i sostenitori pieni di ideali, ma quelli sono coloro a cui oggi bisognerebbe dare il premio "ingenuità".

Fr., 19.03.2021 - 13:47 Permalink
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Karl Trojer Mo., 22.03.2021 - 11:27

Il PD deve garantire la parità di genere a tutti i livelli per diventare "sostenibile". Il PD deve agire contro la crescente divergenza far poveri e ricchi, proponendo soluzioni sostitutive all´odierno sistema neoliberale. A tale fine il PD lanci l´invito ad una larga partecipazione cittadina di proporre delle soluzioni sui temi più scottanti come clima, economia e bene comune, regolamentazione del mondo digitale, e sviluppo di un´Europa garante dei valori umani ed ecologici.

Mo., 22.03.2021 - 11:27 Permalink