Il paradosso del commercio
Tornare a lavorare per salvare il salvabile. In questo caso il grido d’aiuto arriva dagli ambulanti dal momento che le ordinanze d’urgenza emesse finora dal presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher non permettono lo svolgimento dei mercati annuali (il provvedimento attuale prevede lo stop fino al 30 aprile 2021), con la conseguenza che ne sono stati cancellati complessivamente 32 in tutta la provincia. “Detto in parole povere, significa una perdita di 32 giornate di lavoro e guadagno per tutto il settore” evidenzia il presidente dei commercianti ambulanti nell’Unione-hds Andreas Jobstreibizer.
Ora la speranza è quella di poter ripartire visto che da maggio a luglio sono previste 30 giornate di mercato. I diretti interessati propongono quindi, fra le altre cose, al presidente Kompatscher che “gli eventi di contorno continuino a essere vietati, o che una decisione in merito sia eventualmente presa a livello comunale. Inoltre, durante lo svolgimento dei mercati annuali, dovrebbe essere previsto un generale divieto di somministrazione di bevande alcoliche. E i mercati annuali fino a 100 piazzole dovrebbero potersi tenere senza ulteriori protocolli di sicurezza rispetto a quelli previsti dalla legge provinciale 4/2020” così Jobstreibizer.
Essenziali ma non troppo?
Dall’altro lato ci sono le istanze di chi invece, nel mondo del commercio, non si è mai fermato. Le organizzazioni sindacali di Asgb Commercio, Filcams Cgil/Agb, Fisascat SgbCisl, Uiltucs Uil/Sgk invitano la giunta provinciale, i Comuni e le aziende a chiudere le attività di vendita anche dei generi alimentari il 25 aprile e il 1° maggio ricordando che tutte le festività devono essere rispettate, tanto più nell’attuale situazione di emergenza sanitaria. Nello specifico la richiesta ai decisori politici è quella di un’ordinanza di chiusura degli esercizi commerciali e alimentari per i due giorni festivi in questione.
Secondo i sindacati “è assurdo che si adottino provvedimenti restrittivi anti-contagio per i cittadini e le famiglie nei luoghi aperti delle città, mentre nei supermercati sia permesso accogliere e vedere file di persone e aggregazioni continue nei giorni festivi”.
Paradossale, sottolinea la compagine in una nota congiunta, che, nonostante gli appelli fatti dalle parti sociali sia al governo attuale che a quello precedente, per vaccinare gli operatori del commercio, soprattutto quelli di generi alimentari, questi non possano contare su una precedenza nella somministrazione dei vaccini: “Il contributo dei lavoratori degli esercizi commerciali alimentari sembra essenziale per far tenere aperti negozi e supermercati durante le domeniche e le festività, ma tale contributo viene disatteso nel riconoscimento di una priorità nell’ambito del piano vaccinale”.
È assurdo che si adottino provvedimenti restrittivi anti-contagio per i cittadini e le famiglie nei luoghi aperti delle città, mentre nei supermercati sia permesso accogliere e vedere file di persone e aggregazioni continue nei giorni festivi
I lavoratori del commercio sono quotidianamente esposti ad un rischio contagio elevato, già molti hanno contratto il Covid-19 e alcuni hanno perso la vita, riferiscono i sindacati aggiungendo che “le istituzioni si stanno dimenticando dei lavoratori del commercio alimentare e non si può tollerare che gli esercizi commerciali rischino di diventare nelle festività del 25 aprile e 1° maggio luoghi di assembramento e potenziali focolai del contagio. Non si scherza e non si deroga sulla salute”.
Nella vicenda covid hanno
Nella vicenda covid hanno tutti ragione e tutti torto. Se avessimo avuto sintomi dal 27 dicembre scorso 1.000.000 di dosi di vaccino nell' arco di una settimana avremmo vaccinato tutti (contrari esclusi) e dopo due avremmo fatto il richiamo. In sostanza a febbraio già si poteva aprire tutto. E invece siamo qui a portare mascherine con regole che oramai hanno raggiunto il ridicolo. Chi dobbiamo ringraziare per tutto questo?