Italia-Austria: il derby del patentino
Se sei nato a Bolzano, Italia Austria non è una semplice partita di calcio. Non è proprio una partita.
È l’apoteosi di un chiasma. È la nemesi del karma. L’ipogeo della masturbazione mentale.
Un concetto filosofico talmente complesso che anche Hegel per descriverlo ci metterebbe almeno due frasi di una pagina e mezzo traboccanti di parole lunghissimississime tipo Ausswehrungvergleichbarkeit che è un modo per dire che sarà una gara già decisa a chi ce l’ha più lungo.
Perché questo è l’unico dato di fatto. Calcisticamente parlando, gli italiani ce l’hanno più lungo.
E non mancheranno di farlo notare dato che, di questi tempi, si tratta dell’unica consolazione che rimane a questo popolo di poeti che sbagliano i congiuntivi e navigatori che vogliono chiudere i porti.
Questo perché, in tutto il resto, l’Italiano medio si sente inferiore al tedesco medio.
Non è solo una questione di statura, media, o di reddito, medio. È proprio una condizione psicologica che l’italiano si porta dietro da quando le legioni romane rinunciarono a conquistare la Germania atterriti dalla potenza dei baiuvari. È il terrore dei lanzichenecchi che saccheggiano l’urbe. È la paura dei rastrellamenti dei soldati nazisti al ritmo della marcia di Radetsky.
Un timore reverenziale che l’italiano medio si porta dietro dalla notte dei tempi che in Alto Adige ha trovato la sua sublimazione in una spartizione etnica che certifica la superiorità dell’elemento germanico su quello italiano per quanto riguarda i posti che contano. Le auto che contano. Le aziende che contano.
Una condizione che consente all’italiano medio di realizzare in pieno la propria schizofrenia antitedescofila: da un lato ci si lamenta per essere esclusi dalle posizioni di potere in quanto terroni. Dall’altra si apprezza il decisionismo nordico che risolve i problemi senza sceneggiate alla De Filippo. O alla De Filippi che è pure peggio.
Ed è per questo che Italia Austria sarà l’ennesimo capitolo di un rapporto chiastico che va avanti da secoli. L’Italia vincerà e l’altoatesino prenderà per i fondelli il sudtirolese. Specialmente Eva Klotz che sogna un successo dell’Austria dall’alto valore simbolico. Poi si tornerà ad invidiare il sudtirolese fino al prossimo mondiale. E il sudtirolese, per lavare l’onta della sconfitta, farà in modo di farsi invidiare ancora di più.
Da dentro non è proprio così
Da dentro non è proprio così. Comunque del calcio non me ne frega niente.
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