Assassinate, giorno dopo giorno. Sono quelle persone incapaci di restare ferme a guardare mentre si saccheggiano i territori dalle loro risorse, si ledono diritti, si fanno sparire intere comunità. È allarme per la situazione dellə attivistə minacciatə nel mondo, che nel contesto pandemico ha visto un aumento esponenziale degli attacchi nei loro confronti. Nel 2020 FrontLine Defenders ha contato l'uccisione di 331 leader che stavano lottando in prima linea. Il 69% si batteva per la protezione dell'ambiente e i diritti comunitari delle terre sotto minaccia di esproprio da parte di governi e multinazionali, il 26% difendeva le comunità indigene mentre il 26% si batteva per i diritti di genere.

Le uccisioni sono state quasi sempre precedute da minacce e violenze, anche di tipo sessuale La maggior parte degli omicidi, 177 casi (il 53%) si sono verificati in Colombia. Dopo la firma degli Accordi di Pace nel 2016 tra Farc e Governo, non è seguita un'effettiva implementazione degli stessi, anche per la scarsa volontà delle stesse forze statali. Dopo la deposizione delle armi e l'abbandono dei territori occupati da parte dei guerriglieri, nuovi soggetti paramilitari sono subentrati nel conflitto, spesso al soldo del narcotraffico e degli interessi delle multianzionali europee. Sempre in America Latina, Front Line Defenders ha identificato le tipologie più comuni di violazioni dei diritti umani, che includono attacchi fisici (27%), detenzioni e arresti (19%), molestie (13%), azioni legali contro i leader (13%) e campagne diffamatorie (7%).