La Priesterin con l'arcobaleno
Il Pfarrgemeinde evangelico di Florisdorf, a Vienna, è in festa. Tre settimane fa ha accolto nella comunità un nuovo parroco, con la Amtseinführung. Anzi, una nuova “parroca”: è la 37enne sudtirolese Anna Vinatzer. La consacrazione è avvenuta a settembre, nella Christuskirche sulla passeggiata Lungopassirio, cuore della Comunità evangelica di Merano. “Sono di Merano – spiega Vinatzer – e la consacrazione non dipende dalla comunità in cui lavori. La mia comunità è quella di Vienna, dove ho fatto l'introduzione”. Nella capitale austriaca vive con il compagno e due figli.
salto.bz: Signora Vinatzer, partendo dall'inizio: come si diventa pastora?
Anna Vinatzer: Dopo una lunga formazione, fatta di studi all'università e un percorso simile a un tirocinio, della durata di tre anni – diviso in due parti. Due anni sono di “stage” da un pastore o da una pastora che mostra il lavoro, acquisendo gradualmente più responsabilità e autonomia; il terzo anno si trascorre da soli in un'altra comunità, con un mentore che ti guida e consiglia ogni qual volta ti senta insicuro. Infine vi è l'esame ecclesiale: la prima prova è in università (chiamato esame “statale” o “universitario”) e la seconda è presso la chiesa in cui si svolge il tirocinio. Dopodiché si fa richiesta per poter ricevere la consacrazione, cioè il vescovo (in Austria, il decano in Italia) della Chiesa luterana dà una benedizione per dire “ora sei pastora”. Solo dopo aver superato questo passaggio, è possibile fare la richiesta per lavorare nella comunità.
Quindi ci sono analogie con l'ordinazione d'un prete cattolico?
Il percorso è in effetti molto simile a quello della Chiesa cattolica, e io tra l'altro ho pure studiato teologia cattolica. Ma noi vediamo diversamente la consacrazione rispetto all'ambito cattolico, dove si è preti per sempre: perché è un sacramento, che non si può più cambiare. Per me è un aspetto problematico, in quanto nella teologia cattolica un prete è qualcosa di più di un altro cristiano “solo” battezzato, ha una qualità “in più”. Anche se nel cattolicesimo si sostiene non sia giusto vederla così, di fatto è così. Questo è uno dei motivi per cui ho scelto di cambiare confessione.
Quali erano le altre motivazioni?
Le ragioni erano molte. Per esempio, in qualsiasi ambito cattolico tu voglia lavorare, dalla scuola alla cura delle anime, agli ospedali, una donna può arrivare solo sino a un certo livello. Solo da poco la Chiesa cattolica ha iniziato a dare posizioni di potere alle donne. Non è che fosse mia intenzione avere una “carriera”, però mi ha infastidito il poter arrivare solo sino a un certo punto per il solo fatto di essere donna. Un altro fattore è più teologico: mi piace il pensiero libero, discutere con le persone. La Chiesa cattolica è basata sulla tradizione, ciò significa che cambiarla è molto difficile. La Chiesa riformata invece è basata sulla Bibbia e sulla sua interpretazione: oggi è diversa da ieri e domani sarà diversa da oggi. Mi sento molto più in movimento in ciò che faccio, sapendo di avere questa libertà di poter cambiare le cose: per la mia fede personale è un aspetto cruciale.
La Chiesa cattolica è basata sulla tradizione, ciò significa che cambiarla è molto difficile. La Chiesa riformata invece è basata sulla Bibbia e sulla sua interpretazione: oggi è diversa da ieri e domani sarà diversa da oggi.
Lei ha usato la parola “libertà”. Questa libertà avvicina le persone, nel rapporto con i e le fedeli, rispetto all'essere per l'appunto un prete cattolico che si posiziona “al di sopra”?
La differenza tra il prete e il pastore è che questo, per me, è un lavoro. Lo faccio in chiesa o in ufficio, nei miei orari, al di fuori dei quali sono la fidanzata del mio partner e la mamma dei miei bambini. Il prete cattolico non “stacca” mai, mentre quando io andrò in pensione non sarò più pastora. Io devo fare richiesta alla comunità per svolgere questo lavoro, e la comunità decide se mi vuole oppure no. Per me ovviamente è importante creare un ambiente nella chiesa, ovvero nella comunità, affinché le persone si sentano bene. Il mio lavoro è la predicazione della parola, il suo insegnamento, e la parola è sempre quella di Dio, cioè la Bibbia. Da “pastora”, come dice la parola, mi sento responsabile delle persone che frequentano la mia comunità, anche dal punto di vista della cura d'anima, e quando hanno bisogno di parlare, io ci sono per loro. Vedo il tutto in maniera molto democratica, ed è fondamentale la partecipazione.
Nelle funzioni in chiesa è sola?
Ci sono persone che tengono culti – noi usiamo la parola “culto”, non messa – ovvero persone che non sono pastori ma preparano predicazioni, col mio aiuto se ne hanno bisogno. Svolgo anche molte funzioni amministrative: il lavoro va immaginato in maniera meno “romantica”, ma come lavoro d'ufficio. Il centro del mio lavoro è il culto, la sua preparazione e la predicazione. Ed è fondamentale che le persone si riconoscano nell'interpretazione della Bibbia.
Da “pastora”, come dice la parola, mi sento responsabile delle persone che frequentano la mia comunità. Vedo il tutto in maniera molto democratica, la partecipazione è fondamentale.
In Alto Adige la comunità evangelica è piccola, in una regione pressoché solo cattolica. Cosa significa essere luterani in Sudtirolo? C'è un dialogo ecumenico?
In generale essere luterano in Italia significa essere molto tedesco. Mia madre viene dalla Germania e ho conosciuto la chiesa luterana attraverso di lei. La maggior parte dei luterani in Italia sono persone emigrate dalla Germania. E spesso tra i membri della chiesa luterana troviamo donne tedesche sposate da italiani – un classico, diciamo, degli anni settanta/ottanta. Riguardo al Sudtirolo, ci sono le chiese libere e le chiese pentecostali nell'ambito evangelico, ma non ad esempio i battisti o i valdesi (la comunità più vicina è quella di Rovereto) quindi de facto il dialogo ecumenico in Alto Adige non esiste. Con i cattolici però c'è molta collaborazione: siamo un'isola felice perché le persone in Sudtirolo sono ancora molto credenti, ci sono tanti cristiani. In Austria le persone escono dalla Chiesa, qui (a Vienna, ndr) siamo rimasti pochi e siamo sempre meno.
Non so se fosse una casualità, oppure una scelta precisa, il fatto che il giorno della consacrazione portasse addosso una sorta di cravatta bianca con la bandiera arcobaleno. Era un riferimento alla questione LGBQT?
Lo era. Tra le ragioni del mio cambio di confessione c'era anche il comportamento orrendo della Chiesa cattolica nei confronti delle persone non-etero. Devo dire che pure dentro la Chiesa evangelica ci sono posizioni diverse su questo dibattito – però non nelle chiese luterane in cui ho lavorato, quella italiana e quella austriaca, entrambe favorevoli. Comunque per me l'arcobaleno è molto simbolico, perché non rappresenta soltanto il movimento LGBTQI, ma anche la pace e l'apertura verso tutti. È uno statement di come attraverso i simboli si possano trasmettere delle idee. Non voglio dire che fosse una provocazione, lo indosso pure qui quando faccio il culto...
Tra le ragioni del mio cambio di confessione c'era anche il comportamento orrendo della Chiesa cattolica nei confronti delle persone non-etero.
Essere pastora segna una differenza macroscopica tra evangelici e cattolici riguardo le questioni di genere. Le chiese luterane hanno una posizione uniforme in tal senso? L'uguaglianza è un dato acquisito, oppure c'è dibattito?
Leggere, “interpretare” la Bibbia letteralmente non è un'interpretazione. Per questo secondo le chiese evangeliche, nel nostro contesto storico, uomini e donne devono poter essere pastori e pastore. E ciò non si discute più. Certo, in paesi molto conservatori come la Lettonia la chiesa luterana proibisce alle donne di fare le pastore, ma sono pochissimi i casi come questi e fanno parte del contesto sociale. L'unica grande domanda al momento è come portare le donne, una volta diventate pastore, ad assumere delle Führungspositionen (la prima vescova luterana fu scelta trent'anni fa, ndr). Avendo due bambini, per i prossimi dieci anni mi è difficile immaginare di viaggiare ogni weekend per incontri, eventi, congressi. Sono lavori non family-friendly.
C'è una questione femminista?
Certo. D'altronde è una questione sociale generale, quella di (non) vedere le donne nelle posizioni dirigenziali. Spesso, anche se ci sono tre candidate donne e un uomo, viene eletto l'uomo. È un cambiamento nella mente delle persone che non è ancora avvenuto. Comunque la Chiesa luterana cerca di lavorare ogni giorno su questo tema.
Wie in allen Gemeinden der
Wie in allen Gemeinden der Heiligen lasset eure Weiber schweigen in der Gemeinde; denn es soll ihnen nicht zugelassen werden, daß sie reden, sondern sie sollen untertan sein, wie auch das Gesetz sagt.
Wollen sie etwas lernen, so lasset sie daheim ihre Männer fragen. Es steht den Weibern übel an, in der Gemeinde zu reden.
Korinther 14, 34 - 35
Darum hat sie auch Gott dahingegeben in schändliche Lüste: denn ihre Weiber haben verwandelt den natürlichen Brauch in den unnatürlichen;
desgleichen auch die Männer haben verlassen den natürlichen Brauch des Weibes und sind aneinander erhitzt in ihren Lüsten und haben Mann mit Mann Schande getrieben und den Lohn ihres Irrtums (wie es denn sein sollte) an sich selbst empfangen.
Römer 1,26 - 27
Und passend zum Anlass sind die Zitate natürlich aus einer Lutherbibel.
Antwort auf Wie in allen Gemeinden der von gorgias
... ja, da scheint man dann
... ja, da scheint man dann beim Evangelischen dazugelernt und sich von diesen alten patriarchalischen Vergangenheiten gelöst zu haben, wie es sich zeigt.
Antwort auf Wie in allen Gemeinden der von gorgias
Da hat man sich schon von
Da hat man sich schon von weit mehr gelöst. Wer sich von da und dort nach belieben bedient und sich sein eigenes zusammenbastelt, kann sich doch gleich fragen, was er noch mit Christentum und den biblischen Glauben zu tun haben möchte.
So eine Haltung ist im Grunde auf Sand aufgebaut, weil sie nicht stimmig ist und dafür auf das falsche Fundament baut.
Antwort auf Da hat man sich schon von von gorgias
Zitat: “... sich von da und
Zitat: “... sich von da und dort nach belieben bedient und sich sein eigenes zusammenbastelt...”:
Sie verurteilen auf diese Art Frau Pastorin Anna Vinatzer?
Was meinen Sie mit “falschem Fundament”? Die Bibel?
Geschätzte Frau Vinatzer, ich
Geschätzte Frau Vinatzer, ich kann Ihren Entschluss, sich der evangelischen Kirche zuzuwenden gut verstehen. Leider hat die katholische Kirche, der ich gerne angehöre, immer noch nicht verstanden, dass Frau und Mann gleichermaßen "Kinder Gottes" sind und damit gleichermaßen würdig sind, das PriesterInnen-Amt auszuüben. Unser Übel ist es, der "Fassade" zu viel Gewicht zu geben und Angst zu haben, an ihr zu putzen. Möge die Chancengleichheit bald umgesetzt werden !
Was sagt denn die Bibel zu
Was sagt denn die Bibel zu Päderastie und Pädophilie, @Gorgias? Propagiert das Buch der Bücher sexuelle Übergriffe auf Minderjährige so wie es die Sündhaftigkeit und folglich die Diskriminierung des Weibes propagiert?
NB: Die ziemlich kaltschnäuzigen bis arroganten Reaktionen auf die Anliegen von Missbrauchsopfern seiens Vertretern der oberen Katholiken-Rige (obwohl laufend neue fast schon 'normative' Missbrauchs-Fälle ans Licht kommen) verleiten zu düsteren Vermutungen. Ist 'das' eine katholische Erfindung oder gibt es sogar verirrte Bibelstellen hierzu?
Antwort auf Was sagt denn die Bibel zu von Elisabeth Garber
Was soll man mit diesem
Was soll man mit diesem whataboutism denn anfangen, außer zu entnehmen, dass Sie das Frauenpriestertum und Homosexualität als das kleinere Übel betrachten und somit eingestehen, dass es eben aus welchem Grund auch immer ein Übel sei?
Doch dieser Vergleich hinkt, denn die katholische Lehre propagiert nicht jene Vergehen an Minderjährige, die Sie ansprechen. Und so gravierend diese Taten, die im Rahmen der katholischen Kirche stattfinden auch sind, sie machen in keinster Weise die Diskrepanz geringer zwischen der offenen Haltung von Frau Vinazter und den Grundlagen auf die sie sich beruft, wenn sie von der Kanzel predigt.
Des weiteren frage ich mich schon länger, warum Sie ihre Antworten nicht unter dem entsprechenden Beiträge posten, sondern statt dessen sich mit Klammeraffen behelfen, um hinzuweisen auf wen Sie gerade antworten. Ist es, weil das einen peinlichen Versuch darstellt, sich als besonders distinguiert zu gerieren? Oder ist es schlichtweg, weil Sie nicht im Stande sind, die Kommentarfunktion richtig zu benutzen?
Antwort auf Was soll man mit diesem von gorgias
Sie sind mir glatt entgangen.
Sie sind mir glatt entgangen...Mich hat auch einzig und allein ihre Reaktion (nicht der Inhalt) interessiert. Sie fallen ja bei der erst besten Gelegenheit in die eigene Grube.
Antwort auf Sie sind mir glatt entgangen. von Elisabeth Garber
Dass Sie mit Inhalten nicht
Dass Sie mit Inhalten nicht viel anzufangen wissen, bzw. nicht weit kommen, ist mir schon klar. Aber das hier als Getrolle zu kaschieren, in der Hoffnung irgendwie das Gesicht zu wahren, ist nur noch peinlich.