Politik | Migranti

La storia si ripete

Oggi, 31 marzo, termina il servizio “Emergenza freddo” a Bolzano e l’assessora Stocker ribadisce: “Bisogna distinguere fra chi ha diritto all’accoglienza e chi no”.
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Foto: Youtube

Il quadro: 150 persone in strada a seguito della chiusura delle parrocchie e dei centri di Emergenza freddo nel capoluogo altoatesino. E così si torna, inevitabilmente, a parlare di politiche di accoglienza insufficienti. Ma la Provincia replica: l’emergenza freddo chiude ogni anno a fine marzo, nulla di nuovo. Intanto i volontari di “Bozen accoglie” annunciano una manifestazione per domenica sera (2 aprile) con tanto di sacchi a pelo in solidarietà con i migranti. “Il luogo - scrivono sulla pagina Facebook dell’evento i volontari - verrà comunicato privatamente ai partecipanti al raggiungimento di 99 adesioni numero minimo per la realizzazione dell'iniziativa”. Una condizione che ha già messo in allarme la Questura a cui non sarebbe giunto ancora alcun avviso ufficiale.

Scrivono i volontari che “dall'attuale situazione non ne trae beneficio nessuno, a parte alcuni ‘imprenditori dell’emergenza’: né i richiedenti asilo, né i cittadini di Bolzano, né le istituzioni locali, che si fanno solo portabandiera agli occhi dell'Italia e dell'Europa di un sistema di malagestio del fenomeno migratorio, condannando in tal modo Bolzano a rimanere imbrigliata in un miope sistema che si fa a fatica a chiamare di ‘accoglienza’”. Critiche che l’assessora Martha Stocker rispedisce al mittente squadernando il solito refrain: “Viene fatta confusione fra richiedenti asilo e quanti si trovano in altre situazioni giuridiche e personali, le persone con un effettivo diritto all’accoglienza sono state nelle ultime settimane inserite nelle strutture per loro previste”.

E sul tavolo viene calato di nuovo il fattore sicurezza: “Non può essere scopo di un sistema di accoglienza - sostiene Stocker - dare una sistemazione stabile finanziata con mezzi pubblici a quanti si trovano irregolarmente sul territorio statale, hanno precedenti penali, sono stati esclusi dalle strutture di accoglienza per comportamenti violenti o si trovano già da anni sul territorio statale. Se passasse tale principio, le istituzioni sarebbero chiamate a garantire un’accoglienza stabile a chiunque si presenti in Alto Adige, indipendentemente dalla sua storia personale e della sua posizione giuridica”. Perché uno dei timori da sempre manifestati dai vertici provinciali è che l’Alto Adige, e Bolzano in primis, diventi un polo di attrazione per i profughi e “un’offerta indiscriminata di questo tipo non è prevista praticamente in nessuna città”, così Stocker.