La storia si ripete
Il quadro: 150 persone in strada a seguito della chiusura delle parrocchie e dei centri di Emergenza freddo nel capoluogo altoatesino. E così si torna, inevitabilmente, a parlare di politiche di accoglienza insufficienti. Ma la Provincia replica: l’emergenza freddo chiude ogni anno a fine marzo, nulla di nuovo. Intanto i volontari di “Bozen accoglie” annunciano una manifestazione per domenica sera (2 aprile) con tanto di sacchi a pelo in solidarietà con i migranti. “Il luogo - scrivono sulla pagina Facebook dell’evento i volontari - verrà comunicato privatamente ai partecipanti al raggiungimento di 99 adesioni numero minimo per la realizzazione dell'iniziativa”. Una condizione che ha già messo in allarme la Questura a cui non sarebbe giunto ancora alcun avviso ufficiale.
Scrivono i volontari che “dall'attuale situazione non ne trae beneficio nessuno, a parte alcuni ‘imprenditori dell’emergenza’: né i richiedenti asilo, né i cittadini di Bolzano, né le istituzioni locali, che si fanno solo portabandiera agli occhi dell'Italia e dell'Europa di un sistema di malagestio del fenomeno migratorio, condannando in tal modo Bolzano a rimanere imbrigliata in un miope sistema che si fa a fatica a chiamare di ‘accoglienza’”. Critiche che l’assessora Martha Stocker rispedisce al mittente squadernando il solito refrain: “Viene fatta confusione fra richiedenti asilo e quanti si trovano in altre situazioni giuridiche e personali, le persone con un effettivo diritto all’accoglienza sono state nelle ultime settimane inserite nelle strutture per loro previste”.
E sul tavolo viene calato di nuovo il fattore sicurezza: “Non può essere scopo di un sistema di accoglienza - sostiene Stocker - dare una sistemazione stabile finanziata con mezzi pubblici a quanti si trovano irregolarmente sul territorio statale, hanno precedenti penali, sono stati esclusi dalle strutture di accoglienza per comportamenti violenti o si trovano già da anni sul territorio statale. Se passasse tale principio, le istituzioni sarebbero chiamate a garantire un’accoglienza stabile a chiunque si presenti in Alto Adige, indipendentemente dalla sua storia personale e della sua posizione giuridica”. Perché uno dei timori da sempre manifestati dai vertici provinciali è che l’Alto Adige, e Bolzano in primis, diventi un polo di attrazione per i profughi e “un’offerta indiscriminata di questo tipo non è prevista praticamente in nessuna città”, così Stocker.
Non si può che dar ragione
Non si può che dar ragione all'assessora!
Antwort auf Non si può che dar ragione von Mensch Ärgerdi…
Direi proprio che il
Direi proprio che il ragionamento sui dati e numeri non fa una piega. Posso non concordare la Stocker su alcuni punti della nuova sanità provinciale ma se fossi al suo posto userei le stesse parole sulla questione "emergenza" "immigrazione".
Non sono d'accordo Mensch
Non sono d'accordo Mensch Ärgerdichnicht e spiego perchè:
Di quelle 150 persone e passa la grande maggiornaza ha diritto secondo la legge nazionele ed europea di essere accolta. Chi ha fatto richiesta ufficiale in altre regioni d'Italia (nelle Questure di riferimento) e venisse escluso dalle strutture di accoglienza no lo è! Ma la verità é che sono una minoranza dei 150 e che spesso ci sono delle irregolarità giuridiche nelle "espulsioni" dai centri spesso sovraffolati del centro-sud Italia (pE non viene loro notificata alcuna irregolarietà contro cui ricorrere...). Descrivere queste 150 persone in strada come violenti criminali è scorretto e suscita l'emozione di pancia, che porta a solidarizzarsi con la Stocker.
E poi gli stessi argumenti vennero usati dal Assessorato solo 6-9 mesi fa per gli "EX-fuoti quota" (già la nomenclatura fa capire l'assurdità della situazione). Finchè Kompatscher andó a Roma e concordò con Alfano di integrare gli allora "fuori quota" nelle strutture di Quota. E fu regolarizzata la struttura Lemayr. La stessa soluzione si sceglierà con questi "fuori quota". E solo perchè l'assessorato è in perenne braccio di ferro con lo Stato. La sfiducia è bidirezionale, perchè l'Alto Adige si ostina ad applicare le proprie regole e non aderisce allo SPRAR.
Ma Regioni (FVG) e città di frontiera come Trieste hanno istituito centri di transito e vengono considerate come la Sicilia, da cui vengono riallocate internamente verso altre regioni italiane i profughi tramite le quote, appunto). Noi invece facciamo il muso duro con lo Stato sulla pelle dei profughi, perchè non abbiamo il coraggio di pretendere e se necessario obbligare i sindaci di mettere a disposizione le strutture idonee. Che tristezza, caro Mensch Ärgeredichnicht!
Antwort auf Non sono d'accordo Mensch von Max Benedikter
Questa è la sua versione
Questa è la sua versione contro quella dell'assessora. È probabile che la verità stia nel mezzo. Ad ogni modo Lei stesso ammette che la "grande maggioranza" e dunque non tutti hanno diritto ad accoglienza. In tal senso concordiamo entrambi con l'assessora quando dice che Bolzano e l'Alto Adige non possono diventare un polo di attrazione per chiunque sia alla ricerca di assistenza pubblica. Se ci fosse un'accoglienza indiscriminata di appunto tutti, non vedo perché le cose non dovrebbero andare così.
Antwort auf Questa è la sua versione von Mensch Ärgerdi…
È la versione di tutti,
È la versione di tutti, Caritas, Volontarius e volontari di tutte le fazioni. Solo che il marketing istituzionale e il populismo politico è più rumoroso.
Antwort auf È la versione di tutti, von Max Benedikter
Frau Stocker und Dr. Critelli
Frau Stocker und Dr. Critelli fanno le regole e tutti gli altri devono eseguire. Chi non ci sta è fuori...
Antwort auf È la versione di tutti, von Max Benedikter
Max Benedikter mi risulta che
Max Benedikter mi risulta che esista anche un marketing dell'accoglienza, non si tratta sempre di "populismo" e "razzismo".
L'assistenza pubblica come
L'assistenza pubblica come "emergenza" è appunto la narrazione della piccola politica locale per interpretare un fenomeno ormai ventennale e che durerà. Questa politica dello struzzo che nega il problema per evitare di intaccare privilegi, si traduce in cattiva organizzazione oltre a manifestare un arretramento culturale. Un sistema che si chiude come quello locale subirà tra l'altro a breve l'analoga chiusura di contesti ben più ampi - nazionale, europeo - nella zona di confine con la poco più ospitale Austria. Organizzare la situazione in modelli di integrazione va a tutto vantaggio, anche di immagine oltre che di sostanza, di questa terra.
Se non si cominceràa a
Se non si cominceràa a guardare la problematica "immigrazione" con il metro dei numeri reali, prospettive future (scelte, c'è anche chi non vuole una società multikulti) e sostenibilità, non ci si capirà tra l'una e altra parte della "barricata" (bisognerebbe ricordarsi che si vive tutti in una comunità con degli equilibri economici e sociali).
Personalmente, su questa strada non vedo all'orizzonte tante buone prospettive. E, in quel caso, finirà male, malissimo...
https://www.salto.bz/it/node/37722