Autonomia, si vota
Il sogno delle Speciali. L’autonomia di Trentino e Alto Adige anche per Lombardia e Veneto, le due regioni più popolose del Nord che da sole valgono un terzo dell’economia del Paese. È la speranza che inseguono i governatori Roberto Maroni e Luca Zaia e con loro le rispettive leadership a trazione leghista dei due centri dell’asse «padano», la mitica terra evocata da Umberto Bossi ma dimenticata dal nuovo leader della Lega Matteo Salvini, artefice della svolta «lepenista».
Ma il tema dell’autonomia e di una maggiore «autodeterminazione» dei cittadini – all’ordine del giorno nella questione catalana, che però è molto più radicale – va oltre la rivendicazione del Carroccio ed è condivisa da un ampio settore delle forze politiche, che comprende centrosinistra e 5 stelle. La palla adesso è in mano alla popolazione, nei due referendum consultivi, legali e costituzionali, attraverso i quali gli elettori lombardi e veneti diranno se vogliono o meno una maggiore autonomia per le proprie Regioni. Urne aperte il 22 ottobre, dalle 7 alle 23 sia in Veneto che in Lombardia dove debutterà il voto elettronico con i tablet. Possono votare i cittadini residenti nei due territori iscritti alle liste elettorali.
I soldi in ballo
In ballo, come sempre, ci sono i soldi. La parola magica si chiama residuo fiscale ed è il tesoretto che vorrebbero amministrare in toto le due Regioni. Quello della Lombardia, si legge nella pagina istituzionale sul referendum, ammonta a 54 miliardi di euro l’anno, “ovvero più del doppio dei 23 miliardi di euro dell’attuale bilancio della Regione”. Il termine indica la differenza tra il prelievo fiscale e le spese sostenute dallo Stato sullo stesso territorio. Con una piena gestione del residuo (impossibile peraltro, visto che le entrate locali concorrono ai costi dei servizi centrali quali ad esempio la difesa) il bilancio del Pirellone raddoppierebbe. “Il residuo fiscale della Lombardia – continua il sito - è il più alto tra tutte le Regioni d’Italia, seguito dall’Emilia Romagna con 19 miliardi e dal Veneto con 15,5 miliardi. Due Regioni tra le più competitive d’Europa, come la Catalogna e la Baviera, hanno rispettivamente un residuo fiscale di 8 miliardi e 1,5 miliardi”. Quindi, l’indipendentismo catalano che ha scelto una via non legittimata dalla Costituzione della Spagna starebbe andando allo scontro diretto con il governo centrale per molto meno.
Più competenze
Le consultazioni sono in linea con la riforma costituzionale del 2001, voluta dal centrosinistra per spegnere la spinta federalista di Lega e centrodestra, molto prima della svolta centralista incarnata dalla riforma costituzionale - fallita - promossa da Renzi. Il terzo comma dell’articolo 116 (cambiato nella modifica del Titolo V della Costituzione) riconosce alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di ottenere forme differenziate di autonomia. È proprio questo che in forme diverse sulle due schede elettorali si chiede ai votanti: se vogliono o meno forme particolari di autonomia per la propria Regione. Se vincerà il sì, i territori inizieranno la trattativa con il governo nazionale per chiedere maggiori competenze tra quelle previste dall’articolo 117 della Carta: dall’istruzione al governo del territorio passando per le politiche fiscali. Andranno ad assomigliare di più insomma alle due Province a statuto speciale, tutelate dallo Statuto di autonomia che è legge costituzionale. Ma per avere un grado di autonomia parificato a Bolzano e Trento servirebbe loro una modifica costituzionale.
Differenze e costi
Ci sono anche delle differenze. In Veneto è previsto il quorum mentre in Lombardia no. Nella prima regione infatti la legge regionale prevede la soglia del 50% più uno degli aventi diritto per i referendum consultivi. Se la consultazione veneta costa 14 milioni, quella lombarda richiede molto di più: circa 50 milioni di euro, di cui 22 per l’acquisto dei tablet. Non proprio poco quindi. Per la serie che l’autonomia, come ripetono i governatori di Bolzano e Trento Kompatscher e Rossi, è anche responsabilità nella gestione finanziaria.
articolo equilibrato...
articolo equilibrato... dissento solo sulla chiusa: non credo che Rossi e Kompatscher siano nella condizione di dare lezioni di "responsabilità nella gestione finanziaria" a chi, oggi, è costretto ad amministrare territori complessi e molto diversificati, con una minima frazione delle risorse di cui loro dispongono, riuscendo, tutto sommato, a garantire ai cittadini livelli di servizi ancora accettabili...