Politics | OltrEconomia

Andare a fare a pezzi il neoliberismo europeo

OltrEconomia Festival si chiude con rappresentanti di Syriza e Podemos che provano a stimolare la mobilitazione sociale italiana.

Muovetevi, mobilitatevi contro le politiche europee neoliberiste. Lo dice in modo un po' più colorito Argiris Panagonopoulos di Syriza all'incontro di chiusura dell'OltrEconomia Festival 2015 al parco Santa Chiara di Trento. Syriza e Podemos, le esperienze di Grecia e Spagna che hanno portato la mobilitazione sociale al governo. Mobilitazione sociale che, come ha sottolineato Marco Bersani, membro di tanti movimenti da Attac in poi, pare funzionare in Italia solo per cause ad hoc. Ne è stato esempio il 15 ottobre 2011, referendum vinto sulla privatizzazione dell'acqua, che per molti ha rappresentato l'inizio del sonno della mobilitazione in Italia.

 

Cominciamo dall'Ellade, che il 4 giugno dovrebbe ridare 300milioni di euro al Fondo monetario internazionale. Panagonopoulos fa notare come ci sia un problema di “rappresaglia”: «la Troika vuole che ci sia un costo politico per la Grecia. Noi cercavamo degli alleati in Europa e pensavamo che l'Italia (Renzi) e la Francia (Hollande) potessero essere progressisti, invece abbiamo constatato con dispiacere che erano allineati alla Merkel». Syriza punta al consenso popolare, «non vogliamo più pagare i banchieri dei mercati». Come successo greco Panagonopoulos indica il 20 febbraio, quando «abbiamo costretto Schäuble a firmare che che sia stata creata una crisi umanitaria in Grecia. Noi possiamo trattare su tutto, ma non sull'austerità».

Syriza comunque, nonostante vi siano media e forze che ne enfatizzano le criticità, cresce nel gradimento dal 37% elettorale di gennaio al 47% e la popolarità di Tsipras è al 69%, al 59% quella di Varoufakis.

«In pochi mesi abbiamo fatto una legge che ha smontato il “jobs act” greco, che ha distrutto centinaia di migliaia di posti di lavoro. Dal primo ottobre inoltre rialzermo gli stipendi ai livelli di prima della crisi». La lotta non è fine a sé stessa, ma ha risultati concreti: «tornano al lavoro i custodi delle scuole, mentre abbiamo anche in programma un piano di assunzioni per 4mila persone negli ospedali pubblici. State attenti – mette in guardia il greco – al fatto che nel mirino di Renzi arriverà a breve la sanità».

 

Si è parlato anche di debito a OltrEconomia Festival, con proposte interessanti come quella che proporrebbe semplicemente di mantenere le quote capitali, ma non pagare gli interessi. A livello europeo se chiedo 100 euro ad un fratello, non gli chiedo poi anche gli interessi. Principio banale, ma considerando che il costo solo per l'Italia dell'interesse sul debito è di 95miliardi di euro, si capisce che comunque i numeri sono significativi.

 

Andiamo in Spagna con Alberto Tena, 25 anni, membro della segreteria di Podemos. Nella penisola iberica la disoccupazione giovanile è al 55%, l'obiettivo di Podemos è quello di «arrivare al governo alle elezioni di novembre». Tena ha spiegato che la mobilitazione spagnola è partita con il concetto del “non ci rappresentano più”, «è un po' come se il “contratto sociale” del 1978 fosse scaduto».

Il conflitto si è reso concreto, reale, su temi quali gli sfratti e il lavoro. «Con le marce della dignità verso Madrid abbiamo voluto parlare di tetto, lavoro e pane».

Il leader Pablo Iglesias non ha considerato la televisione come “luogo mediatico” da evitare ma ne ha capito il terreno di contraddizioni. «Ha capito che poteva fare audience e sfruttare le contraddizioni del mezzo televisivo per far passare comunque concetti concreti».

Nello scenario politico spagnolo è emerso anche un quarto partito principale, accanto a Psoe, Pp e Podemos, si tratta di Ciudadanos, un nuovo partito di centrodestra.

«Nella città di Madrid siamo riusciti con la candidatura di unità popolare di Manuela Carmena a mandare via il partito popolare dopo 25 anni». La partecipazione in Spagna è diventata un «meccanismo di contropotere per togliersi da una minoranza che governa la città».

Infine un accenno al problema della sovranità, «da recuperare di fronte all'Unione Europea, dove prevalgono le dinamiche tra Troika e Germania».

 

Marco Bersani introduce il concetto di “lenta impazienza” italiana. «In giro per il Paese vedo molti gruppi che dicono “noi ci siamo, ma siamo soli”. Coltivo l'idea che la lentezza abbia dei motivi». Nell'analisi di Bersani in Grecia e Spagna si sta rompendo ora un quadro politico che in Italia si è rotto negli anni Novanta consegnandoci Berlusconi. «La prospettiva sociale durante il berlusconismo era “uno su mille ce la fa”, mentre quella individuale era “io speriamo che me la cavo”. Renzi è il vuoto pneumatico che ha il problema di poter governare. Nel MoVimento 5 Stelle c'era da una parte un'idea di cambiamento, incartata da una cappa».

 

Opinione comune di molti sul palco ed in platea è che il M5S sia stata un'altra rottura del panorama politico italiano, ma che abbia il problema di essere gestito da Grillo e Casaleggio.

«Non è vero – continua Bersani – che per essere maggioritari bisogna moderare il conflitto. Bisogna dire anche in Italia che il debito non è pagabile e che il patto di stabilità è un patto di destabilizzazione sociale». Secondo Bersani oggi sono gli enti locali quelli che bisogna presidiare visto che lì si trova la più grande ricchezza pubblica. Ma le mobilitazioni sociali non sono lineari in Europa, visto che «in Spagna e Grecia vincono forze progressiste, in Polonia forze xenofobe».

 

Infine spazio a Fabio Mengali di Blockupy. Anche da Mengali la critica alla governance europea, «nella quale ruolo centrale è rivestito da Commissione Europea, Eurogruppo dei ministri dell'economia, Bce». Mengali ha raccontato la mobilitazione del 18 marzo a Francoforte, «che è riuscita a ricreare fermentazione sociale anche in Germania. C'è un pensare eretico comune, un'altra concezione giuridica dell'Europa».

 

Le parole più schiette sono quelle di Panagonopoulos, che non va giù leggero con la frammentazione della sinistra italiana. «Quanti alibi dovete trovare per continuare a nuotare nella merda? Siete morti se non reagite tutti assieme! Fate le lotte e smettetela di parlare!».