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La riforma mancata

Seconda giornata di discussione nel Consiglio regionale riunito a Trento. In gioco l'approvazione del testo di legge sulla riforma delle pensioni percepite dagli stessi consiglieri.

Da un lato le istanze riformatrici che, sull'onda dell'ira funesta popolare, avevano indotto soprattutto i due presidenti della Giunta regionale a dichiarare che sarebbe cambiato, se non tutto, almeno moltissimo. Dall'altro le esigenze dei consiglieri stessi, in particolare gli ex-consiglieri, cioè quelli che di fronte alla minaccia dei tagli hanno da tempo dichiarato di volersi opporre con ogni possibile ricorso. L'esito: un compromesso per adesso basato sull'approvazione degli emendamenti presentati dalla maggioranza, e dai quali l'impatto della riforma appare alquanto smorzato (i quotidiani parlano oggi di “riduzione dei tagli” e di “riforma sgonfiata”).

Tra le modifiche che, per l'appunto, stanno creando la sensazione di una “riforma mancata”, spicca quella concernente l'abolizione del taglio del 20 per cento dell'assegno mensile per gli ex consiglieri che opteranno per l'attualizzazione. Tradotto in cifre, questo vuol dire che il tetto fissato dal testo uscito dalla commissione – si era parlato di 2.300 euro – viene ritoccato al rialzo, permettendo un recupero di ben 600 euro e riportando dunque l'assegno a quota 2.900. Una misura, questa, attuata onde prevenire che la somma delle riduzioni (a quella appena citata, e sventata, avrebbe dovuto aggiungersi quella operata sugli anticipi già pagati, che consta del 29 per cento) comportasse in alcuni casi un salasso del 50 per cento a consigliere e, finendo con l'apparire “irragionevole”, scatenasse l'onda dei ricorsi.

Oggi la discussione prosegue e sarà interessante sapere se proseguiranno anche le proteste inscenate ieri dai sindacati, nonché da alcuni cittadini, fuori dal Consiglio. L'immagine del Palazzo assediato, i rappresentanti del popolo “costretti” ad occuparsi di questioni riguardanti le proprie tasche, più che dei problemi dei cittadini, certo non è edificante. Anche se si troverà un accordo sul nuovo testo della legge, rimane il dubbio che questa brutta pagina possa davvero essere voltata in modo dignitoso e soprattutto senza ulteriori polemiche.