Finale al Busoni
Benvenuto Michelangelo Dante Busoni, nato a Empoli il primo aprile 1866. Padre sardo trasferito in Toscana, madre triestina di famiglia tedesca, entrambi musicisti. Trasferimento nell’Impero, quindi contatto con il mondo della musica in una Vienna dove a meno di non essere sordi non ci si poteva tenere lontani dalle sale concertistiche. Gli studi fatti a Graz e poi via, verso una carriera da pianista e musicologo, oltre che filosofo e insegnante. Nel mezzo la guerra, l’emigrazione in America ma allo stesso tempo il bisogno di ritornare nella vecchia Europa, con sentimento diverso però da quello che ha accompagnato nel viaggio di rientro Dvořák – un esilio in Svizzera e infine l’approdo definitivo a Berlino, dove Busoni rimarrà fino agli ultimi giorni, dove ancora una targa ne protegge il ricordo.
Ma Busoni racchiude in sé tanti nomi, e viene difficile non raccontare tutte le storie. Che sarebbe d’altronde questa gara se non ci fosse stato Arturo Benedetti Michelangeli, classe 1920, Brescia? Quello che faceva paura ai tecnici che dovevano riprendere i suoi concerti per la Rai, perché guai, se mai questi avessero fatto il minimo rumore. Anche Michelangeli era figlio di due musicisti – difficile vivere insieme senza poter condividere una passione così completa. Divenuto uno dei pianisti più pagati del mondo fu la figura chiave della prima edizione del Busoni, esattamente 60 anni fa; di ritorno dagli Stati Uniti (anche lui) dove si trovava in tourneè decise di sostenere pienamente l’idea di un nuovo concorso e per giunta di sponsorizzare il premio con una grande somma di denaro. Il tutto nella Bolzano nel cui conservatorio era appena entrato come docente.
Ma si potrebbe andare avanti per ore a scrivere, se solo i lettori avessero un tempo infinito per immergersi in questa storia che è ora arrivata fino a noi: venerdì cadrà un nuovo verdetto al Teatro Comunale, dove alle 20:15 avrà inizio la finale del premio parte anche quest'anno del più ampio programma Bolzano Festival.
Quale curiosità ci accompagnerà fino al giorno in cui sarà deciso se nel 2015, finalmente, verrà assegnato un primo premio? È infatti dal 2009, agli occhi e soprattutto alle orecchie della giuria, che nessuno riesce a meritarsi questo ambito riconoscimento famoso in tutto il mondo.
La sfida è lanciata e i giovani artisti avranno più di sette camice da sudare visti i nomi che compongono la squadra che prenderà la decisione, per l’occasione composta da una rosa di vincitori passati del concorso: Jerome Rose, Arnaldo Cohen, Robert Benz, Boris Bloch, Catherine Vickers, Lilya Zilberstein, Alexander Shtarkman, Roberto Cominati, Alexander Kobrin e Zhu Xiao-Mei. A presiedere il tutto la leggenda vivente che suonava con von Karajan, Jörg Demus.
Venerdì la decisione sarà presa, e fino ad allora non resta che godersi la battaglia che i due italiani Leonardo Colafelice e Alberto Ferro, il cinese Bolai Cao, l’ucraino Roman Lopatynsky e i coreani Ji- Yeong Mun e Minsoo – Hong si daranno in questi giorni sugli spartiti di Beethoven con l’accompagnamento dall’Orchestra Haydn.