I misteri d'un film avvolto nella nebbia
Una ragazzina di sedici anni, Anna Lou, misteriosamente, scompare nei boschi di Avechot. Sulle sue tracce, nella nebbia di una ignota località montana, Vogel, il quale da tempo ha smesso di essere quel poliziotto famoso che era stato. Un incidente strano, lo catapulta in un viaggio nel passato che lo porterà a scoprire un disegno malvagio:”il peccato più sciocco del diavolo: la sua vanità”.
La ragazza della nebbia è l'ultimo film, nelle sale dal 26 ottobre, dello scrittore e regista Donato Carrisi, girato in buona parte in Provincia di Bolzano. Nel cast, Toni Servillo e un meticolosissimo Jean Reno che per l'occasione recita in italiano.
Quel paesino che non si trova in nessuna carta geografica, in realtà è incastrato nei boschi che circondano il Grand Hotel Carezza. Uno storico resort che nel tempo ospitò Winston Churchill e Agatha Christie, e che in un primo momento non doveva essere parte della sceneggiatura ma che con il suo fascino e mistero ha catturato il regista tarantino.
Questo è un racconto cinematografico vintage “...che possiedeun'anima antica, familiare...dei grandi thriller degli Anni 90 ma anche di noir francesi e italiani degli anni 60 e 70...”, spiega Carrisi in un suo intervento a Corriere Letteratura. Una atmosfera che i protagonisti hanno trovato al loro arrivo al Grand Hotel Carezza, assieme a un depliant turistico della inesistente città di Avechot. Una città dove sono “accadute cose strane” racconta il regista, sia nel film ma soprattutto nel corso delle riprese. Come quella notte quando nel grande Salone imperiale del'Hotel, all'improvviso, gli orologi si sono messi a girare al contrario, o quando i telefonini squillavano e dall'altra parte si sentivano degli spasmi. Cosa più inquietante – ricorda Donato – quella figura umana che compare rapidamente nel riflesso di una finestra e che sul set nessuno ha notato.
Nella terra dove le ragazzine dai capelli rossi scompaiono nella nebbia, dove un incidente senza conseguenze lascia vestiti intrisi di sangue, Jean Reno “imprime una incredibile metamorfosi del suo personaggio”, scrive lo scrittore che con i suoi romanzi ha venduto più di tre milioni di copie.
Tutto si svolge nella nebbia, tutto è vivo e reale, non ricostruito, come oggi si usa fare, ad eccezione di quel plastico nel museo del paese nel quale il regista gira una carrellata che tanto ricorda l'inizio di Shining. E con il grande capolavoro di Stanley Kubrick, La ragazza nella nebbia involontariamente ha qualcosa in comune.
Motivo? Il Grand Hotel Carezza è il luogo nel quale la Christie conclude il dodicesimo racconto della serie pubblicata dal 1924 per il settimanale The Sketch, e che nel 1927 esce in raccolta nel romanzo The big Four.
Nella storia, il gendarme belga Hercule Poirot è in lotta contro, appunto, i Big Four – i quattro grandi capi del mondo – che sconfigge nel Felsenlabyrinth dolomitico. Di quel labirinto più o meno immaginario, sull'altipiano rimane oggi la passeggiata dedicata alla grande scrittrice inglese.
Un labirinto, narra la leggenda, e confermano molti clienti dell'Hotel oggi in parte trasformato in multiproprietà, il quale ciclicamente produce misteriosi effetti ottici e sonori, proprio come è capitato alla troupe di Carrisi. E l'idea del labirinto nel quale si perde, morendo, il male, è ripresa proprio da Kubrick, quando decide di imbalsamare Jack Torrance nel gelo di una notte di nebbia. Nel film di Carrisi, invece, nella nebbia dove sparisce Anna Lou si nasconde un inganno che il diavolo ha dipinto con i colori della vanità.