Visioni ritagliate
Gli ambienti della galleria Kunstforum Unterland a Egna sono tinti di assurdo da un conglomerato di significati e visioni inverosimili. Ritagli incollati, piegati e disassemblati stanno al centro della mostra “Collage – Courage“, la quale prova le diverse potenzialità espressive di questa particolare tecnica che fu innalzata a fama imperitura agli esordi del ventesimo secolo da personaggi come Pablo Picasso o Juan Gris – anche se l’apprezzamento allora si limitava al pubblico circoscritto del parigino “Salon d’Automne“.
Giornali, pubblicità e altri prodotti tipografici forniscono da oltre cent’anni la materia prima per queste composizioni che spaziano dall‘umoristico al surreale, dall’elegante allo spiazzante, coprendo così l’intera gamma di possibilità dell’espressione artistica. Il collage si configura come tecnica democratica, dato che i materiali che lo compongono sono, nella maggior parte dei casi, alla portata di tutti: carta, forbici, colla. Meno democratico è l’aspetto più prettamente pratico, cioè la destrezza nel maneggiare i ritagli e nella resa estetica della composizione. Sarebbe inoltre auspicabile evitare gli starnuti.
La mostra curata da Erich Dapunt e Marco Ambrosi presenta artiste e artisti di età diversa e provenienti da altrettanti paesi del mondo. Ne nasce una collettiva che non varca solamente i limiti generazionali e geografici, ma che viaggia addirittura nel tempo attraverso l’utilizzo di riviste stampate negli anni 1960 e nelle quali si criticava, tra l’altro, il taglio di capelli troppo “bigotto” della principessa Margaret. Il collage non conosce limiti. Le immagini utilizzate sono perlopiù tratte dal nostro vivere quotidiano e ciò non fa altro che aumentare il diffuso senso di spaesamento che si impadronisce del visitatore di fronte a questa sorta di realtà “spostata”.
Questo effetto è ulteriormente potenziato dalle singole componenti ritagliate, che ci rimandano all’immaginario collaudato di certe pubblicità tirate a lucido – solo a stenti l’osservatore realizza che le scritte e i simboli sono stati assemblati seguendo criteri diversi e non necessariamente coerenti. Ne nascono immagini che si prendono gioco dell’ossessione perfezionista à la „Vouge“ (Musta Fior, Rozenn Le Gall) o che esagerano le contraddizioni intrinseche alla pubblicità (Isabella Fabris). Non mancano rappresentazioni a carattere onirico (Arnold Mario Dall’O), nè composizioni che ricordano gli esperimenti lessicali del dadaismo (Angelo Monne). Il tutto è accompagnato dalle fotografie di Erich Dapunt che, grazie a una sottile sovrapposizione di riflessi e angolature, dissolvono la realtà che vorrebbero rappresentare.
Partecipano inoltre: Marco Ambrosi, Rhed Fawell, Fred Free, Giancarlo Lamonaca, Paolo Mennea, Linda Riva, Cornelia Schöpf e Frida Scolari Fabris.