Chronicle | Caso Hager/Benko

L’inchiesta che fa tremare Bolzano

Secondo gli inquirenti, l'associazione a delinquere con al centro Benko, Hager e Signoretti avrebbe influenzato la pubblica amministrazione per ottenere vantaggi nella speculazione immobiliare, dal Waltherpark al Gries Village. I dettagli e gli indagati.
Heinz Peter Hager
Foto: Seehauserfoto
  • L’intreccio tra imprenditoria e politica in Trentino–Alto Adige: è questo il fulcro delle indagini della Procura di Trento per la maxi-inchiesta con 77 indagati e misure cautelari per 9 persone. Le accuse sono gravissime: associazione a delinquere con metodi mafiosi (416 e 416 bis), corruzione (319), rivelazione di segreti d’ufficio (316), finanziamento illecito ai partiti e traffico di influenze illecite. Al centro delle indagini della Procura di Trento c’è il “sodalizio criminale” formato dall’imprenditore nordtirolese René Benko, il commercialista bolzanino Heinz Peter Hager e l'imprenditore di Arco Paolo Signoretti, gli architetti altoatesini Fabio Rossa Andrea Saccani, la dirigente del Comune di Bolzano presso l'ufficio Gestione del territorio Daniela Eisenstecken e il giovane braccio destro di Hager a Bolzano Lorenzo Barzon – oltre alla sindaca di Riva del Garda Cristina Santi e l’ex senatore Vittorio Fravezzi. Al momento (tranne Benko) sono tutti agli arresti domiciliari.

  • Frick, Brugger e Gostner tra gli indagati

    Secondo l’impianto accusatorio, ci sarebbe stata una rete tra imprenditori e amministrazione pubblica. Il magnate austriaco René Benko sarebbe a capo dell’organizzazione criminale, resa operativa sul territorio grazie a due imprenditori, rispettivamente Heinz Peter Hager sul fronte altoatesino e Paolo Signoretti su quello trentino. I due si sarebbero inseriti nel tessuto economico ed amministrativo locale e, grazie a una rete fatta di conoscenze, favori e comportamenti intimidatori, sarebbero stati in grado di influenzare e controllare le principali iniziative della pubblica amministrazione, ottenendo vantaggi economici nel settore della speculazione edilizia in Trentino-Alto Adige. L’obiettivo: avvantaggiare la società SIGNA di Benko e le società ad essa collegate nella realizzazione dei progetti del centro commerciale Waltherpark e del complesso di condomini Gries Village a Bolzano, l’ampliamento dell’aeroporto di Bolzano e il progetto immobiliare nella area ex Cattoi a Riva del Garda.

  • L'ex assessore provinciale e consulente della SIGNA, Werner Frick: tra gli indagati della maxi-inchiesta della Procura di Trento.
  • Sempre stando alle indagini, Hager avrebbe corrotto alcune figure istituzionali facendo chiudere un occhio su diverse irregolarità che ostacolavano progetti come Waltherpark e Gries Village. I favori, secondo le ricostruzioni, erano i più svariati: sette garage in sconto a 20mila euro in totale per Norbert Clementi (all’epoca consigliere comunale della SVP) in cambio dell’omissione di atti che ostacolavano l’edificazione del Gries Village. Oppure la promessa fatta a Werner Frick (all’epoca segretario particolare del vicesindaco Luis Walcher) di essere assunto nella società di Hager – cosa poi avvenuta – in cambio di pressioni sui colleghi per il rilascio di autorizzazioni edilizie in tempi brevi. O ancora, per far passare i lavori del “maso Marmont”, i 50mila euro all’allora assessore all’urbanistica del Comune di Appiano Philipp Walthaler, ora Projektmanager del “Quartiere Ponte Roma”.

    Anche Clementi, Frick e Walthaler risultano tra i 77 indagati, assieme tra gli altri all'ex deputato e già Obmann della SVP Siegfried Brugger – per presunte parcelle fittizie – e all'imprenditore bolzanino Josef Gostner, presidente di Sky Alps e patron dell'aeroporto di Bolzano.

  • Il ruolo di Barzon

    Tra gli arrestati c’è anche il ventisettenne bolzanino Lorenzo Barzon, uomo di fiducia di Hager, con cui collabora da quando aveva sedici anni. Per anni assistente di vari consiglieri provinciali del centrodestra – da Elena Artioli ad Anna Scarafoni – e collaboratore esterno del Corriere dell'Alto Adige, il giovane è noto per le sue frequentazioni all’interno della politica locale e viene descritto dagli inquirenti come consigliere personale del sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi (che supportò in passato come social media manager). Secondo l’accusa, Barzon avrebbe fornito ad Hager diverse informazioni, nomi ed appuntamenti con personalità importanti nell’amministrazione altoatesina, giocando un ruolo chiave anche nel rapporto con la stampa locale. 

  • Lorenzo Barzon (a dx) con il ministro Tajani: il giovane è da anni il braccio destro di Hager nel capoluogo. Foto: Wikimedia
  • Il "supporto tecnico"

    Secondo gli inquirenti il tutto sarebbe avvenuto attraverso il braccio operativo dei due architetti Andrea Saccani e Fabio Rossa. I due professionisti, soci dello studio di architettura “Area 17” con sede in piazza Walther a Bolzano, avrebbero avuto il doppio ruolo nel disegno criminoso sia per le competenze tecniche sui progetti in questione che per la fitta rete di conoscenze che gli avrebbe permesso di farsi rilasciare provvedimenti in tempi record e di modificare gli stessi in corso d’opera.  

    Saccani e Rossa hanno accompagnato passo dopo passo l’intera operazione “Kaufhaus Bozen” (ora Waltherpark), modificando di volta in volta il progetto originale dell’archistar David Chipperfield. Furono proprio i due architetti a portare materialmente in Comune i faldoni del PRU di Via Alto Adige e a “graziare” un pezzo del parco della Stazione con una modifica al piano. Loro è il progetto del Gries Village, il quartiere residenziale di lusso a Gries. E loro è anche l’edificio del “buco” di via Alto Adige, sempre targato SIGNA.

  • Nella fila in basso, da sinistra, gli architetti Andrea Saccani e Fabio Rossa, Heinz Peter Hager, Luigi Spagnolli e René Benko, nella fila in alto Luis Walcher: la presentazione del PRU di via Alto Adige al Consiglio comunale di Bolzano, nel 2015. Foto: Facebook
  • Stando alle indagini un ruolo chiave sarebbe stato svolto dalla responsabile dell’ufficio “Gestione del territorio” del Comune di Bolzano Daniela Eisenstecken, a partire dalla quale si sarebbero mossi gli inquirenti. La donna avrebbe sfruttato il suo ruolo di vertice all’interno dell’amministrazione pubblica per favorire le attività del gruppo tramite provvedimenti illegittimi, rivelazione di segreti d’ufficio, manipolazioni e pressioni su colleghi e sottoposti. Il compito, secondo gli inquirenti, era quello di far passare le pratiche appartenenti ai progetti Hager-Benko per una corsia preferenziale nonostante le illiceità e le modalità che sarebbero state spesso anomale. 

    Ad esempio, emergerebbe dalle indagini il presunto caso di abuso edilizio da consistente nel coprire con strutture in vetro i pergolati di tre attici del complesso edilizio Gries Village, il tutto senza permesso di costruire e con il benestare, secondo gli inquirenti, della copertura di Eisenstecken.

    Per ora, oltre alle 9 misure cautelari, sono state eseguite perquisizioni a tappeto presso i 77 indagati, oltre che in Comune a Bolzano ed in alcuni uffici provinciali. L’inchiesta dei carabinieri del Ros di Trento e dei finanzieri del Nucleo di polizia economica finanziaria potrebbe aver scoperchiato il vaso di pandora sui malaffari dell'elitè altoatesina. 

  • Ha collaborato all'articolo Valentino Liberto.