La prossima settimana ci aspettano due scioperi nei servizi di interesse pubblico provinciale: i trasporti locali – treni, autobus, funivie -, (lunedì…) e gli ambulatori dei medici di base (venerdì…). Due settori sensibili, di primaria importanza per la popolazione altoatesina. Scioperi scaturiti da vertenze locali, con controparte diretta o indiretta, la Provincia Autonoma. Verrebbe da dire, conflittualità fatta in casa e non, come si diceva nel passato, importata assieme a certe forme di lotta, dall’Italia della conflittualità permanente. E non hanno avuto effetto alcuno i rituali richiami politici al metodo della Sozialpartnerschaft, la collaborazione sociale, che avrebbe dovuto improntare le relazioni tra i diversi gruppi di interesse in Alto Adige. Siamo all’anno zero: i sindacati si moltiplicano in tutti settori, c’è poca o nulla contrattazione territoriale, il rito degli scioperi nei servizi pubblici si ripete, senza nessuno sforzo di trovare forme alternative di lotta che non gravino solamente sugli utenti. Se continuerà a mancarci un nostro proprio “modello Sudtirolo” delle relazioni sindacali, rischiamo di prenderci il peggio sia da sud che da nord. L’Autonomia alla rovescia.
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