Society | Grandi opere

Due mondi diversi?

Ieri la presentazione a Bolzano di un libro sull’epopea No TAV è stata occasione per fare il punto anche sul No BBT.
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Foto: Wu MIng 1

Con Flavio Pintarelli e Lorenzo Vianini a fare maestri di cerimonie, protagonista dell’incontro è stato Roberto Bui, alias Wu Ming 1 in quanto autore facente parte dell’omonimo collettivo, già più volte ospite a Bolzano (di penna o di persona) anche per parlare degli aspetti controversi nostra realtà locale. 

Wu Ming 1 ha presentato il libroUn viaggio che non promettiamo breve. Venticinque anni di lotte No Tav”, edito da Einaudi lo scorso anno e dedicato a raccontare l’eterna (25 anni) e vittoriosa esperienza del movimento No Tav, che nella piemontese alta Val Susa è sostanzialmente riuscito nel suo compito di bloccare ogni velleità dei promotori della linea ferroviaria ad alta velocità Torino Lione

Come prima cosa Roberto Bui ha proprio confermato come il cantiere in Val Susa di fatto non sia mai iniziato e come il progetto abbia subito nel corso degli anni diverse modifiche assolutamente sostanziali. “L’opera man mano ha perso pezzi ed ora non ci provano neanche più a dire che è utile”, ha detto Wu Ming 1 ricordando come ormai le intenzioni si siano ridotte alla realizzazione del ‘solo’ tunnel di base per il quale si sta scavando un percorso esplorativo (“il buco”), ma - assicura l’autore - “dopo 25 anni non sono stati ancora fatti gli espropri dei terreni”. 

Nel corso della presentazione del libro (un malloppo di più di 500 pagine, scritto con una forma mista di romanzo/inchiesta), Wu Ming 1 con il supporto di PIntarelli ha quindi elencato le diverse metamorfosi del progetto. Presentando il treno del TAV prima come un servizio per giovani manager yuppie e sorridenti, per poi successivamente trasformarlo in un treno merci ed addirittura in una linea ad alta capacità (TAC). 

“I passeggeri per quel treno di per sé non ci sono mai stati ed anche per quanto riguarda le merci le stime su un possibile aumento vertiginoso sono sempre state assurde in un paese come l’Italia che invece ha sempre investito solo in strade e traffico su gomma.”

Il racconto di Wu Ming 1 man mano che si snocciolava si caricava anche di ironia, facendo riferimento agli aspetti più assurdi e paradossali della vicenda riassunta nel libro. 

“Ad un certo punto hanno iniziato a parlare di corridoi europei intermodali come il corridoio 5 Lisbona Kiev. Solo che il Portogallo dal progetto si era ritirato da un pezzo mentre invece l’Ucraina non ne aveva nemmeno sentito parlare ed era indaffarata con ben altri problemi.”

Del fatto che il TAV Torino Lione non verrà mai realizzato, Roberto Bui si è detto assolutamente convinto. Visto che - ha ricordato - “per la tratta francese non esiste nemmeno il progetto preliminare”. Anche se in Italia - ha sarcasticamente aggiunto - “politicamente almeno 10 volte è stato firmato uno storico accordo, ogni volta annunciando il palingenetico inizio di una nuova era”. 

Wu Ming 1 è passato quindi a narrare i 25 anni di lotte, spiegando che la popolazione del posto di fatto non ha fatto che proseguire la battaglia precedentemente combattuta per la Torino Bardonecchia e quindi per un elettrodotto. Il movimento in valle ha avuto uno sviluppo e degli esiti davvero mitici, sfociati in presidi territoriali praticamente eterni addirittura trasformati in virtuali ‘libere repubbliche’. Per non parlare del fatto che gli attivisti in zona sono riusciti a vincere quasi tutte le elezioni comunali, andando a governare le amministrazioni locali attraverso delle liste civiche. 
Altro punto di forza del movimento No TAV è stata la sua composizione molteplice e composita. In grado di combinare movimento operaio, preti partigiani, movimento nonviolento, centri sociali torinesi e soprattutto migliaia di cittadini normali (“e pensionati”) che magari con i treni ci avevano lavorato una vita, in una valle in cui la ferrovia per decenni è stata un sostegno e una fonte di benessere per le famiglie. 

Il movimento No TAV ha vinto sul piano temporale”, ha ricordato Wu Ming 1 facendo riferimento al vecchio motto operaio “resistenza 1 minuto più del padrone” e dicendo che di fatto il blocco ed i sabotaggi “sono stati riempiti di vita”. L’autore del libro sui 25 anni della lotta in alta Val Susa ha quindi ricordato come “gli unici che ci guadagnano in queste grandi opere sono quelli che le costruiscono”, stigmatizzando anche la “narrazione tossica dell’Italia presentata come un paese bloccato". 

“In realtà il nostro è un paese congestionato, in cui di prassi vi è la costruzione dell’ecomostro a cui fa seguito l’arrivo del Gabibbo. E’ come un ruota di criceto che continua a girare impazzita. L’unicità della Val Susa è che lì le magagne sono venute fuori prima e non dopo.”

E con il Tunnel di Base del Brennero come la mettiamo? Quali le analogie con il TAV?

Nel finale dell’incontro il tema del BBT in corso di costruzione in Alto Adige è stato come un convitato di pietra. Tanto epicamente vittoriosa è stata la vittoria in Piemonte, quanto sottotraccia e quasi inesistente è stata (finora) la protesta in provincia di Bolzano. In merito Lorenzo Vianini ha ricordato come principio l’importanza dell’essere radicali e come prassi il tentativo di mettere piede nei consigli dei Comuni che si trovano lungo il tracciato del tunnel in territorio altoatesino. Per cercare di smontare la ‘bugia della necessità della grande opera’. 
I TIR sulla A22 sono tanti perché li attirano con bassi pedaggi facendo a loro allungare i tragitti”, ha ricordato Vianini. Ritenendo del tutto infondate le ipotesi di un futuro aumento del traffico merci. A Vianini ha fatto subito eco Roberto Roi ricordando anche che la velocità di per sé non è determinante per far ‘correre’ le merci, essendo invece eventualmente da fluidificare i nodi intermodali. Per non parlare del ‘rinculo della globalizzazione’, che rende assurda ogni previsione di grandi sviluppo e di crescite per il futuro. 

L’incontro presso la sala della Circoscrizione Oltrisarco in piazza Nikoletti (“il quartiere più penalizzato dal traffico sulla A22”) si è quindi concluso con la triste constatazione, da parte di Vianini e Claudio Campedelli di Ambiente e Salute, che la costruzione del BBT in Alto Adige viene di fatto vissuta con grandissima indifferenza da parte della popolazione
Non abbiamo la storia e la capacità politica per emulare quanto è avvenuto in Val Susa”, ha detto in conclusione Vinanini. Invitando i presenti a cominciare dalle cose semplici, parlando della questione e insistendo, prendendo come esempio il ‘movimento’ trentino. Ma in sala vi era diffusa la sensazione se non la consapevolezza che i destini del TAV altoatesino saranno affatto diversi rispetto a quelli piemontesi. Forse anche perché tra il pubblico non vi era traccia ad esempio di Verdi, Movimento 5 Stelle e del ‘popolo’ residente lungo il tracciato del tunnel.