“La solita foglia di fico”
Per anni molti anni i bolzanini probabilmente della loro esistenzanon se ne sono neppure accorti, ma nelle ultime ore non si parla di altro.
Questo perché la lupa e il leone di San Marco - che fino a qualche tempo fa troneggiavano sulle colonne a ponte Talvera - sono state protagoniste nelle ultime ore, loro malgrado, di uno di quei dibattiti dal retrogusto etnico/identitario che probabilmente oggi ai più appaiono assolutamente stantii. Nel senso etimologico e figurativo del termine che - come ci insegna la Treccani - è riassumibile con la definizione “d’altre cose, anche astratte, non più valido, fuori uso, fuori moda, sorpassato”.
Tanto’è che comunque se n’è parlato. Eccome.
Il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi per dire che le statue in legno realizzate dal Gabloner e poste su due alte colonne in piazza Vittoria, ormai consunte, sono state asportate sì per essere restaurate, ma anche per essere successivamente collocate in altra sede più idonea. Con al loro posto (prima, e forse) non collocate copie più robuste (“non è più il tempo…”). E poi - dopo le proteste - invece 'sicuramente rimpiazzate con le suddette copie'.
La destra italiana (estrema o moderata, senza grandi distinzioni) per gridare all’ennesimo sfregio rivolto ai simboli dell’italianità bolzanina e la destra tedesca per plaudere finalmente ad un repulisti, dopo gli evidentemente insufficienti depontenziamenti a cui sono stati sottoposti Monumento alla Vittoria e (in prospettiva) fregio del duce a cavallo in piazza Tribunale.
La SVP dal canto suo non nasconde la sua preferenza per una rimozione definitiva dei due animali dalla colonne di piazza Vittoria. Mentre il capogruppo in consiglio comunale Sebastian Seehauser addirittura propone di far rientrare per così dire la 'già piazza della Pace' dalla finestra. Ponendo al posto di leone e lupa due colombe.
Di per sé il dibattito - se vogliamo chiamarlo tale - relativo alla simbologia della lupa e del leone di Venezia in realtà ha riservato delle chicche non da poco. Come ad esempio il fatto che il plauso di Roland Lang del Heimatbund potrebbe essere visto di per sé come un dispetto rivolto ai ‘cugini’ indipendentisti della Liga Veneta, che invece Lang visita regolarmente nelle manifestazioni indipendentiste veneziane. Invitandoli a sua volta in Alto Adige con tutti gli onori.
Sempre il medesimo leone di San Marco - va ricordato - ieri è stato anche difeso dall’esponente della bolzanino della Lega Filippo Maturi. Nella sua difesa (a spada tratta ed è proprio il caso di dirlo trattandosi del Carroccio) del leone, Maturi ne ha parlato in maniera altisonante come di una “rappresentazione dell'alto grado di civiltà raggiunto con la Serenissima, simbolo imbevuto della cultura veneta e di quei valori di libertà e autonomia che da sempre esso rappresenta”. Dimenticando forse che il medesimo leone è appunto visto come un insulto da parte del Heimatbund, nei confronti dei quale invece la Lega nel recente passato ha manifestato a più riprese la sua ‘simpatia secessionista’.
Come si vede il teatrino resta nella sostanza sempre uguale a sé stesso, anche se magari variano i protagonisti.
Per questo per spostare il discorso in una prospettiva più ampia abbiamo pensato di contattare l’architetto Oswald Zöggeler, già più volte protagonista delle cronache in quanto strenuo difensore dell’urbanistica ‘razionalista’ realizzata a partire da piazza Vittoria sul doppio asse Corso Libertà e Corso Italia. Il contesto in cui, fino a ieri, hanno svettato le due statue della lupa e del leone.
Zöggeler non si smentisce: “a me piacciono sia i leoni che le lupe, li hanno messi lì 80 anni fa ma ambedue di per sé non sono fascisti”.
Secondo l’architetto occorre anche ricordare che “80 anni tutti erano fascisti e poi dopo sono diventati tutti antifascisti e unica colpevole è rimasta l’architettura da castigare”.
“Togliere quelle due statue per fare una Bolzano meno fascista mi sembra proprio ridicolo. Davanti a loro c’è il monumento e in realtà quella è l’unica cosa che si vede. La lupa non ha mai scandalizzato nessuno, penso.”
Per Oswald Zöggeler oggi dovremmo essere già da tempo in una situazione in cui di queste manufatti viene guardato il valore estetico, architettonico e urbanistico. “Tutti questi monumenti - afferma l’architetto - compresi gli archi di Rimini, Innsbruck o Berlino sono stati realizzati per compiere un gesto magari spaventoso, stupido e ridicolo”. Ma ormai questi monumento sono diventati “arredo per la città”, secondo Zöggeler.
E per l’architetto ciò che vale per il monumento della Vittoria, la lupa e il leone, vale anche per il fregio con il duce a cavallo di piazza Tribunale.
“La situazione non cambia. Questi interventi di ‘depotenziamento’ corrispondono ad una foglia di fico posta sui genitali. Quella di Piffrader in piazza Tribunale è artisticamente una bella opera. C’è un Mussolini in mezzo, ok. E lì si vuole mettere una foglia di fico su uno degli eroi/martiri della storia. E’ come se andassimo in un museo e dicessimo: “questa opera è stata voluta da un papa maniaco perciò distruggiamola.”
Tornando alle statue rimosse dalle colonne, anche Oswald Zöggeler si esprime sul leone di San Marco e sulla presunta offesa che rappresenterebbe.
“Il leone è stato messo per un’altra ragione ma in realtà il Tirolo, il Sudtirolo e Bolzano hanno dovuto la loro fortuna economica agli scambi commerciali tra Venezia e il Veneto, ed Augsburg e Monaco. Noi eravamo il punto d’incontro e Venezia non è mai stato un nemico. Quindi…”