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Rifugi: la banda dei bandi

Dopo l'offerta 'quasi nulla', polemicamente presentata da CAI e AVS per la gestione dei 26 rifugi altoatesini, la palla ora torna alla Provincia. Cosa farà?

“Per chi vuole solo consumare, consiglio altri ambienti consoni diversi da quello che io ritengo debba essere un rifugio di Montagna: la casa degli 'alpinisti' più che un ristorante d’alta quota. Essere 'alpinista' è un modo di vivere e percepire l’ambiente ed i contesti di montagna per quello che sono apprezzandone le valenze proprie senza cercare di trasferirvi usi e costumi della città; è comunione, partecipazione, adesione.”

Queste le parole di Andrea Savonitto, uno dei miei simboli per quanto riguarda la vita alle alte quote - gestore oggi del Rifugio Croce di Campo in Val Cavargna (Lago di Como), direttore sportivo della casa del TCI/Albergo Dialer sulla nostra Alpe di Siusi nel lontano 1985-87.

Il 10 settembre 2014 è scaduto il bando Provinciale che assegnava la gestione in un pacchetto unico di 26 rifugi alpini (dei quali 3 da ricostruire), dopo gli ultimi decenni in cui questi sono stati condotti da CAI e AVS. Per comprendere occorre ricordare come la maggior parte dei rifugi sia stata eretta circa un secolo fa dai Club Alpini dell’allora Austria-Ungheria; dopo la Grande Guerra questi passarono sotto il controllo Italiano, poi Fascista, quindi statalizzati e anche loro, come il resto, Italianizzati tramite assegnazione a sezioni Italiane del CAI. Dopo la seconda guerra mondiale alcuni rimasero al CAI, altri andarono al nuovo AVS. La proprietà è ora ufficialmente della Provincia di Bolzano, che per non doversi occupare in modo singolo di ogni struttura ha deciso di affidare tutti i 26 ospizi d’alta quota in un’unica concessione.
La base da cui partono le possibili offerte è di 261'440 Euro annui per un affitto di 3 anni e un possibile rinnovo per altri 3. Il tutto viene regolato secondo il “criterio dell’offerta economica più vantaggiosa”.

CAI e AVS, che una volta in più dimostrano che in montagna nessuno abbia voglia di divisioni tra Italofoni e Germanofoni (come dice Georg Simeoni, Pres. del AVS, “a noi interessano gli alpinisti, e non se questi siano Italiani, Tedeschi o Francesi”), decidono di correre insieme per il bando, dato che la loro attività storica è quella di gestione dei rifugi di questo territorio. Dopo diversi tentativi di trattativa in cui la Provincia respinge però tutte le richieste delle due associazioni i due Clubs presentano un offerta simbolica, vicina ai 0 Euro (vicina, perché lo 0 avrebbe invalidato tutto).

La Provincia ha voluto affidare tutti i rifugi insieme per evitare che eventuali privati si prendessero solo i 'pezzi' migliori lasciando abbandonati i meno redditizi (molti), chiedendo un affitto unico che includesse i canoni dei 23 rifugi in vigore oggi, oscillanti tra i 1'350 e i 42'000 Euro all’anno. Per facilitare il passaggio si prevedeva comunque da parte della Provincia una concessione di un altro anno agli attuali concessionari (CAI e AVS).
Oltre al pagamento dei canoni si prevede un pagamento alla Provincia di circa 150'000 €, cifra che costringerebbe due associazioni che non producono utili propri ad alzare le tariffe d’iscrizione dei soci - altro modo non ci sarebbe. Ovviamente tutto ciò sarebbe contrario alla missione che questi Club hanno fin da quando sono nati, ovvero il sostegno degli 'alpinisti' (in senso ampio) nel loro amore per la montagna.

L’offerta è rimasta vuota, ma nulla è deciso per ora - come dice ancora Simeoni, non sarà facile per un privato vincere, sia per le richieste finanziarie sia perché nel punteggio è importante anche l’esperienza nel settore rifugi e nelle attività di educazione all’ambiente e all’ecologia, cose in cui CAI e AVS sono specializzati.

Scelte fatte dalla Provincia in questa occasione sono quelle di non considerare la capacità unica delle associazioni di schierare un vero esercito di volontari - dai muratori agli ingegneri - disposti a lavorare gratis per passione, diventando di fatto una plusvalenza economica enorme; di lasciare alla concessionaria tutta la responsabilità e rischi, quindi le assicurazioni; di non considerare l’enorme know-how investito nei decenni nei rifugi.
Ora la palla passa alla Provincia, che dovrà decidere se rimanere su questa linea e perseguire uno schema secondo il quale a CAI e AVS  rimarrebbe solo il compito di stabilire l’entità dei canoni e la scelta dei gestori, oppure investire nella storia di questo ambiente alpino ed assegnare a chi ha fatto questo mestiere per secoli i nostri presidi alpini, che forse non dovrebbero essere regolati come semplici aziende con unico valore di riferimento il profitto.