Se la lingua diventa un'arma di guerra

La negazione della lingua propria di una popolazione equivale ad un'azione di guerra. Come in Ucraina.
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L’arma piú distruttiva usata fin’ora nel conflitto in Ucraina é quella della lingua. La prima decisione annunciata dal nuovo Governo provvisorio di Kiev é stata quella di abolire il russo come seconda lingua nazionale. Ucraino e basta. Di contro, il Parlamento della Crimea ha dichiarato il russo lingua ufficiale. Gli ucraino-parlanti si adeguino. Noi altoatesini, non fatichiamo a capire la gravità e le conseguenze di queste decisioni: esse sono violenze culturali nei confronti dell’altro gruppo e lasciano tracce profonde e durature. Come le violenze fisiche. La nostra, infatti é una storia di pretese egemonie culturali e linguistiche di una parte sull’altra, con le conseguenze che abbiamo conosciuto. Ora, la lezione della storia l’abbiamo imparata e ne siamo usciti convinti della validità di un sistema che consenta a tutti di usare e sviluppare la propria cultura e la propria lingua. É il nostro modesto messaggio a Kiev ed a Simferopol: le “pulizie linguistiche” impoveriscono i Paesi e sono l’origine di sempre nuovi conflitti civili interni. Parola di europei che questi errori li hanno purtroppo già fatti!  (www.albertostenico.it)