Vanda Carbone: l'antipolitica ha le sue ragioni

... nell'ultimo secolo si sono manifestate ciclicamente più ondate di antipolitica: dal fascismo alla resistenza, dal sessantotto a mani pulite...
La coordinatrice meranese del PD Vanda Carbone è saltata sulla sedia quando ha letto questa frase di Michele Di Puppo già vicepresidente della provincia di Bolzano - nel bel mezzo di un intervento pubblicato sul quotidiano Alto Adige. Ha quindi pensato di segnalare la cosa su facebook, affermando che la frase "si commenta da sola". È stato allora che allora abbiamo pensato di contattarla per cercare di capire il motivo del suo disappunto.
Vanda Carbone, che è successo? Cosa le ha dato più fastidio in quella frase?
Di solito quando io leggo questi articoli scritti da "sepolcri imbiancati" lo faccio a volo d'uccello, tanto farmi un'idea al volo. Ma in questo caso mi è caduto l'occhio su quella frase e sono rimasta basita. Mettere sullo stesso piano fascismo, resistenza, sessantotto e Mani Pulite mi è sembrato davvero è incredibile. Innanzitutto non si possono mescolare fenomeni che vanno contestualizzati storicamente. Ma non lo si può fare neanche sul piano valoriale: come si fa ad inserire inserire in un'unica categoria fascismo e resistenza? Anche Mani Pulite ha avuto un ruolo fondamentale per rinnovare la politica corrotta e per quanto riguarda il sessantotto io che l'ho vissuto posso dire che, al di là delle degenerazioni, è stato fenomeno positivo perché ha laicizzato la società.
E con l'antipolitica in sé come la mettiamo? Stiamo parlando anche di una forte critica al suo partito.
Intanto bisogna intendersi su cos'è, di fatto, l'antipolitica. Se per antipolitica si intende l'opposizione alla degenerazione della politica allora la sua connotazione non è negativa. Indica semplicemente che la politica deve curarsi.
Mani Pulite non è stata antipolitica, ma una stagione in cui la giustizia ha preso in mano un sistema politico degenerato e corrotto. Dopo Mani Pulite però a politica non si è rigenerata come avrebbe dovuto ed allora il fenomeno dell'antipolitica si è manifestato in una maniera eclatante, attraverso il Movimento 5 Stelle.
Ho capito bene? La coordinatrice meranese del PD giudica positivamente il Movimento 5 Stelle?
Un conto sono Grillo e Casaleggio ed un altro sono le persone che hanno votato per il movimento e che lavorano anche in varie amministrazioni italiane. Queste persone hanno inteso impegnarsi per cambiare la politica perché evidentemente queste persone non si sono sentite rappresentate dai partiti tradizionali. Noi, in primis il mio partito, dobbiamo allora comprendere come includere queste istanze, che sono istanze giuste.
Ma lei personalmente il termine "antipolitica" lo usa? In molti partiti c'è un forte dibattito in merito.
Io differenzio il sistema Grillo Casaleggio dai militanti. Sono due cose distinte, infatti all'interno del movimento ci sono quelli che a Grillo e Casaleggio si ribellano. Chiamerei antipolitica Grillo e Casaleggio, ma lo stesso termine non lo userei per i militanti. Io ho vissuto il movimento studentesco a partire dal 1970 e posso dire che nei movimenti di allora c'era moltissima violenza perché non c'era democrazia. A me spaventa il movimentismo perché secondo me ad un certo punto finisce sempre per prevalervi il più forte. Personalmente sono per forme più organizzate e trasparenti, dove fai pure battaglie politiche ma tutto si svolge solo in una dialettica. Insomma: temo il movimentismo ma lo capisco: anch'io quando avevo 20 anni ero più attratta dal movimento che dall Fgci. Mi attirava perché lo vedevo come un luogo più libero.
Nel mio partito mi innervosisco quando si liquidano con il termine "antipolitica" le giuste istanze di chi vuole un cambiamento profondo. E conosco diverse persone che erano con noi ed ora sono all'interno del movimento di Grillo. Vuol dire che a noi qualcosa è mancato ed allora - lo ripeto - siamo noi che dobbiamo capire come fare per attirarli, per farli tornare da noi.
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