Mattarella, Arbore
Foto: Quirinale
Politics | IL CAPPUCCINO

Cavalier Renzo

Mentre l’altro "cavaliere" continua ad ambire al Quirinale, Sergio Mattarella nomina Renzo Arbore Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana.

In un Paese, l’Italia, dove sono diminuiti i “dottori” nei parcheggi solo perché i parcheggiatori sono anche loro in quarantena (si sente poco la frase “venga dottò, un po’ a destra, sterzi, ecco…”) e dove c’è un Cavaliere che forse si candiderà al Quirinale (qualcuno gli dica che non solo è inelegante ma proprio non si fa: si aspettano le votazioni e si vedrà), un nuovo cavaliere è stato nominato sabato scorso 15 gennaio dal presidente della Repubblica italiana. 
Sergio Mattarella ha consegnato l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce a Renzo Arbore, classe 1937, una architrave della cultura italiana non solo televisiva e non solo divulgativa. Un intellettuale felicemente visionario e non proprio antipatico (esempio raro di due aggettivi che possono convivere in un unico essere vivente ma solo di rado in un unico essere umano) e che, come si sa bene anche da queste parti e al di là delle Alpi, ha cambiato la televisione, ha stravolto i luoghi comuni dell’intrattenimento alla radio e poi sul piccolo schermo nei tempi in cui la Rai era coraggiosa e persino birichina. Ha diretto (e scritto) anche due film.


Poiché chi scrive “gioca” con le parole (nel senso di usarle tutti i giorni nella pratica giornalistica: e pazienza se una minoranza un po’ scomposta di commentatori pensa di saperlo fare senza aver prima studiato la materia diciamo per almeno vent’anni), ecco se vogliamo giocare con le parole, allora potremmo pensare che il Capo uscente dello Stato italiano abbia compiuto un nuovo miracolo laico e non solo linguistico. 
In giorni in cui si parla di un Cavaliere che vorrebbe diventare presidente della Repubblica (quando invece tutta Europa dovrebbe soprattutto continuare, per esempio, a pensare con rispetto e affetto alla sposa e ai due meravigliosi figlioli di David Sassoli), scopriamo che di cavalieri in giro ce ne sono almeno due. Almeno all’attenzione delle cronache di questa alba del 2022.
Uno ha fatto impresa e poi politica con i suoi modi. L’altro ci ha divertito (e fatto riflettere un po’) sulla televisione, la radio e la musica. E lo preghiamo di farlo ancora a lungo. A proposito, congratulazioni. 
Rimane aperta la domanda delle domande: chi dei due ci ha fatto ridere di più? Segue, se volete, dibattito.